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Le tecniche di trattamento del piede erano conosciute gia millenni fa in tutte le aree del pianeta, ancora oggi le medicine tradizionali ed etniche utilizzano ampiamente tali tecniche. L’occidente ha riscoperto tali metodiche all’inizio di questo secolo, grazie a ricercatori che hanno sistemato e redatto le mappe.reperto più antico che testimonia l’uso di tecniche reflessogene è stato ritrovato in Egitto, nella necropoli di Sakkara. Nella cosiddetta “tomba dei medici”, caratterizzata da diverse scene murarie rappresentanti operazioni mediche, vi è un affresco che mostra un trattamento manuale nei piedi e delle mani. Si è accertato che tale dipinto risalga a circa 4.000 anni fa.E’ quasi certo che a Sakkara vi fosse una scuola medica il cui più illustre rappresentante fosse: Imhotep, fu in seguito divinizzato dai Greci con il nome di Esculapio. I tempi dedicati al dio Esculapio erano centri di studi ed in uno di essi, a Kos, studiò e insegnò Ippocrate, padre della medicina occidentale antica.Tecniche analoghe erano utilizzate dai pellerossa del Nord-America e in occidente nel ‘500 ed alcuni studi furono pubblicati da medici europei a metà dell’800. Nella medicina tradizionale africana, indiana, cinese e tibetana le tecniche di azione terapeutica su piedi e mani sono praticate e conosciute da sempre.

La moderna Riflessologia Plantare è legata al nome di William H. Fitzgerald, medico statunitense nato nel 1872 e morto nel 1942.

Esercitò come otorinolaringoiatra in diversi ospedali del suo paese, studiò ed esercitò anche in diverse città europee e a Vienna frequentò l’Istituto di studi orientali dove venne a contatto con le tecniche digitopressorie di scuola cinese.Nel 1902 cominciò a praticare la terapia zonale principalmente sulle mani imparando ad eseguire operazioni al naso e alla gola, senza bisogno di anestesia.
A poco a poco tracciò delle mappe delle zone riflesse, dalle quali risultò che il corpo umano è attraversato da un reticolo longitudinale che partendo dalle dita del piede e delle mani, si congiunge alla sommità del cranio.

Era la base della “terapia zonale” Fitzgerald e Bowers (editore medico), pubblicarono un libro nel 1917 dal titolo “terapia zonale” che però non ebbe molto riscontro, ma diede il via a una serie di studi.In Italia, un ricercatore di nome Calligaris Giuseppe, docente di neuropatologia all’Università di Roma, verificò e approfondì gli studi sulla sensibilità cutanea e scopri un collegamento dei 4 sistemi psico-cerebro-viscero-cutanei elaborando 4 leggi PSICOSOMATICHE.

1) La stimolazione di un punto specifico dell’epidermide provoca sempre gli stessi riflessi nervosi primari in zone distanti dal punto stimolato;
2) La stessa stimolazione provoca simultaneamente un riflesso nervoso secondario su un punto localizzato in un viscere, in un segmento nervoso, e in un elemento psichico;
3) La stimolazione dello stesso punto cutaneo provoca sempre identiche reazioni collegate;
4) La stimolazione può avere origine da un punto qualunque della catena dei riflessi : psiche; sist. nervoso; viscere o cute dove il concetto di cute include i 5 sensi (tatto,vista,udito,gusto, olfatto).

Nel 1908 Calligaris presentò una relazione all’Accademia medica di Roma, dove affermava che la cute dell’essere umano era suddivisa da linee speciali su tutta la sua superficie. Le sue intuizioni non furono comprese e quindi dimenticate.Gli studi di Fitzgerald furono però ripresi dal Dottor Joe Shelby Riley che mise in pratica tali metodi trasferendoli sui piedi perché più grandi e sensibili rispetto alle mani. Ruolo di punta lo ebbe anche Eunice D. Ingham che verificò e aggiornò le mappe e pubblicò nel 1983 il libro :”Le storie che i piedi possono raccontare”. Dalla sua esperienza nacque la prima scuola di Riflessologia.Osservando le diverse mappe, si possono trovare anche importanti differenze, ma in sostanza sono simili tra loro, quelle orientali (cinesi, tailandesi, indiane) sono le più varie, soprattutto perché usano chiavi di lettura diverse, non solo anatomo-fisiologiche, ma anche simboliche e psicosomatiche ed energetiche; comunque spesso sono abbastanza simili a quelle occidentali.

COME FUNZIONA LA RIFLESSOLOGIA
Fitzgerald influenzato dalla Medicina Tradizionale Cinese, divise il corpo in 10 zone longitudinali e riportò tali linee sul piede, individuando le aree di corrispondenza degli organi. La premessa è che qualsiasi parte dell’area compresa tra due di queste linee influenza l’intero segmento verticale.integrazione fu quella proposta da Marquardt che introdusse una suddivisione trasversale in 4 zone che corrispondono alla testa; torace; addome; pelvi . Altre integrazioni sono la “teoria reiterativa” che mette in relazione l’intero corpo con alcune parti di esso (es. piede, mano, orecchio ecc.), in pratica tutte le tecniche riflessogene locali si basano su questa teoria, altra teoria è quella delle “relazioni di riferimento” o delle zone corrispondenti, che mette in relazione tra loro alcune zone del corpo: area del sacro- coccigea e area cervicale; area spalle e area anche; gomiti con le ginocchia, polsi con le caviglie; è quella teoria che ci permette di lavorare su di un polso per rieducare una caviglia gonfia. Per comprenderla visivamente basta chinarsi in avanti e portare i palmi delle mani a terra, e la corrispondenza è evidente.

Il funzionamento della Riflessologia fisiologicamente non è ancora chiaro ma si basa principalmente su 2 diversi modelli: il più noto e accreditato è quello collegato alle scoperte di Calligaris, legato ai riflessi neurologici dei nervi rachidei e quindi al sistema nervoso periferico: il riflesso viscero-muscolo-cutaneo e quello cuti-muscolo-viscerale (modello riflesso-terapico), questo si basa principalmente sul duplice ruolo svolto dai nervi rachidei che captano i messaggi esterni ed interni del corpo e contemporaneamente trasmettono gli impulsi del sistema centrale, verso la periferia.Ciascun nervo è incaricato di innervare un certo territorio corporeo che costituirà il suo settore d’influenza principale. A questo meccanismo bisogna affiancare la struttura particolare del midollo spinale che a sua volta è composto da 2 sostanze: grigia all’interno responsabile dell’azione riflesso-motoria; bianca all’esterno, responsabile della trasmissione di impulsi provenienti dalle cellule nervose. In pratica se un organo è sofferente si produce una stimolazione nervosa che si trasmette attraverso le fibre sensitive al corno posteriore del midollo spinale e che passando dal corno anteriore giunge ad una regione cutanea ben definita 8zona riflessa) provocando una mialgia o formazione di cristalli.

Lo stesso meccanismo agisce anche nell’altro senso, la stessa tensione muscolare o lesione traumatica periferica può influenzare l’organismo corrispondente. Agendo sulla zona muscolare o cutanea tesa o dolente, si invierà un messaggio di allentamento delle tensioni alleviando le condizioni patologiche dell’organo corrispondente.Il 2° meccanismo, necessario per spiegare alcuni effetti della Riflessologia Plantare, riguarda l’attivazione di trasmettitori neuroendocrini. Tale meccanismo (neuroendocrino), ha origine da alcuni studi svolti sugli affetti analgesici dell’azione riflessa da digitopressione. Questi meccanismi nei quali sono coinvolti i peptidi oppiacei endogeni e i loro recettori, attraverso l’azione della serotonina che agisce sul piano midollare, nonché le endorfine; probabilmente tale processo ha origine a livello anteriore dell’ipofisi.La stimolazione di un punto invia un impulso che stimola la produzione di endorfine che determinano un’attivazione serotoninergica di ritorno che inibirebbe la trasmissione dell’impulso, al neurone recettore del corno posteriore del midollo. Una stimolazione a bassa frequenza (movimento lento e profondo ) produce una analgesia endorfinica, mentre una stimolazione ad alta frequenza (movimento leggero e rapido) produce un’analgesia serotoninica; questo duplice meccanismo spiegherebbe anche come diversi stili di lavoro sul piede diano analoghi risultati.

In Sintesi si può affermare che la risposta neuroendocrina sembra essere molto simile alla “Sindrome da adattamento allo stress” di Seyle. La chiave di lettura più diffusa rimane quella derivata dalle medicine tradizionali dell’Oriente, l’armonia del corpo è dovuta alla corretta circolazione dell’energia (Ki, QUI, Prana ecc..) al suo interno.
Questa energia scorre attraverso sottili canali non fisici non individuabili sul corpo, quando il flusso di queste energie viene rallentato o addirittura bloccato, si crea una situazione di squilibrio. Il massaggio riflesso ripristina la circolazione energetica e restituisce al corpo la sua armonia naturale.
Questa lettura energetica ha il vantaggio di non cercare spiegazioni e risposte, ma si affida all’intelligente perfezione del corpo e acquisire un dato di fatto, la Riflessologia funziona e basta, mantenendo e permeando la sua efficacia di un affascinante alone di mistero.
Possiamo affermare che la Riflessologia è un efficace strumento di intervento su tutti quei disturbi di origine nervoso (STRESS), che si esprimono con blocchi emotivi (psicosomatici) e muscolari, offre un valido supporto all’attività medica, infatti anche in Italia da poco si sono inserite alcune ore di studio della RP nelle scuole per fisioterapisti, ma ancora molto lavoro occorre per rivalutare tale tecnica.

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