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Il termine Yoga deriva dalla radice yuj, che in sanscrito significa «soggiogare, unire, congiungere». Nella pratica, ci si riferisce ad unire mente, corpo e spirito, secondo la filosofia indiana l'anima individuale (Jivatman), viene riunita all'anima universale (paramatman). Praticando lo Yoga, il fine ultimo è quello stato di beatitudine (nirvana-supercoscenza).
La Leggenda dello Yoga
Si narra che un giorno un pesce (Matsyendra = che in sanscrito significa «pesce fatto uomo» o anche «signore dei pesci»), nuotando nell'oceano Indiano, si trovò a passare nei pressi di una caverna, dove rimase affascinato da una armonia melodiosa. Essa apparteneva al dio Shiva che in quel momento era intento ad illustrare alla sua amata sposa Parvati le magiche posizioni (asanas), da lui stesso create e riservate esclusivamente agli dei.
Il pesce, ascoltando questi insegnamenti, si trasformò in un uomo. Da allora, Matsyendra, tramandò in segreto ai suoi discepoli, le tecniche apprese dal dio divenendo così il primo yogin.
La Leggenda dello Yoga
Si narra che un giorno un pesce (Matsyendra = che in sanscrito significa «pesce fatto uomo» o anche «signore dei pesci»), nuotando nell'oceano Indiano, si trovò a passare nei pressi di una caverna, dove rimase affascinato da una armonia melodiosa. Essa apparteneva al dio Shiva che in quel momento era intento ad illustrare alla sua amata sposa Parvati le magiche posizioni (asanas), da lui stesso create e riservate esclusivamente agli dei.
Il pesce, ascoltando questi insegnamenti, si trasformò in un uomo. Da allora, Matsyendra, tramandò in segreto ai suoi discepoli, le tecniche apprese dal dio divenendo così il primo yogin.
Lo Yoga degli 8 stadi (stanga yoga)
Lo yoga è una disciplina nata in India migliaia di anni fa. Hatha significa: Ha=solare, Tha=lunare, quindi hatha yoga significa ristabilire l'equilibrio psicofisico e l'unione di corpo mente e spirito.
LE LEZIONI SONO APERTE A TUTTI, ci sono corsi a qualsiasi livello di preparazione e intensità.
SI Può INIZIARE IN QUALSIASI MOMENTO DELL' ANNO. OCCORRENTE: coperta, 1 cuscino adatto alla meditazione (zafu), abiti comodi, niente orologi, anelli, braccialetti, collane ecc...
E' consigliabile non mangiare nelle 2 ore precedenti la lezione.
Lo yoga è, secondo le scritture più antiche (gli Yoga sutra di Patanjali), diviso in 8 stadi, chiamati stanga yoga.
Questo percorso consiste nell'attenersi alle seguenti norme di condotta che impediscono di accumulare le più comuni impurità e «distrazioni» della mente:
1° stadio = Yama (astinenze): non recare danno alle creature viventi, non mentire, non rubare, astenersi dai rapporti sessuali, astenersi dall'avidità;
2° stadio = Niyama (osservanze): purezza (corporea e mentale), equanimità, ascetismo, studio, devozione. Vi sono poi quelle pratiche intese a rallentare l'attività biologica e mentale fino al limite dell'arresto completo, intervenendo a livelli sempre più «profondi»:
3° stadio = Asanas (posture), la cui corretta esecuzione induce l'influenza del corpo e del mondo esterno sull'attività psichica, facilitando la concentrazione mentale: come infatti precisano gli Yoga sutra (che, diversamente dai trattati di hatha-yoga, accennano soltanto a questo aspetto della pratica), l'asana deve essere «stabile e confortevole» e indurre nello yogin uno stato di insensibilità verso gli stimoli del mondo esterno
4° stadio = Pranajama (controllo del soffio): consiste principalmente nel progressivo rallentamento del ritmo respiratorio, fino al limite della «interruzione di inspirazione ed espirazione e, parallelamente, dell'attività mentale. Le tecniche del pranajama permettono di condizionare volontariamente i propri stati psichici e sono perciò il complemento insostituibile delle fasi più espressamente spirituali dello Yoga;
5° stadio = Pratyahara (ritrazione dei sensi): In questa fase, le «funzioni sensorie» (indriya) sono distolte dai loro oggetti. La tecnica più impiegata a tal fine consiste nel fissare l'attenzione su un particolare oggetto, fino a che ogni impressione comunicata dai sensi non venga avvertita. Non ricevendo più dati dal mondo esterno la mente è posta in condizione di rispecchiare con maggior chiarezza i contenuti e le strutture della vita psichica profonda
Seguono quindi i tre stadi spirituali:
6° stadio = Dharana (concentrazione): da questo punto in poi lo yogin cessa di conoscere intellettualmente e di avere esperienze nel senso comune del termine. Il suo conoscere coincide, ora, con un divenire che procede verso i livelli più alti dell'essere grazie al dissolversi degli schermi individualizzanti. dharana si esegue fissando l'attenzione su un oggetto determinato - che può essere, per esempio, una parte del corpo - con tale intensità che tutte le facoltà dello yogin ne sono assorbite (ricordiamo che, grazie al pratyahara, egli è completamente isolato dal mondo esterno), e la sua mente (il manas), viene immobilizzata e, per così dire disattivata;
7° stadio = Dhyana (meditazione): questo livello si distingue dal precedente per la continuità dell'attenzione verso l'oggetto di meditazione, realizzata senza alcuno sforzo cosciente;
8° stadio = Samadhi (enstàsi, unificazione), la completa identificazione tra il soggetto e l'oggetto, che non è più concepito come un qualcosa di distinto dalla mente. Si distinguono vari gradi di realizzazione del samadhi, in relazione, dapprima, al modo di manifestarsi dell'oggetto contemplato (a livello di mahabhuta o di tanmatra) e infine, per così dire, alla quantità di soggettività ancora presente nei processi mentali. La definitiva scomparsa di quest'ultima segna l'ingresso dello yogin nell'inconcepibile dimensione dell'essere (la buddhi) in cui il cosmo non si è ancora manifestato nella sua varietà. A questo punto, il purusa si riflette senza alcuno schermo riduttivo sull'intelletto (buddhi), che, realizzata la sua assoluta separatezza da quello, rientra nella prakrti, lasciando il purusa in uno stato di assoluto isolamento (kaivalya)
LE LEZIONI SONO APERTE A TUTTI, ci sono corsi a qualsiasi livello di preparazione e intensità.
SI Può INIZIARE IN QUALSIASI MOMENTO DELL' ANNO. OCCORRENTE: coperta, 1 cuscino adatto alla meditazione (zafu), abiti comodi, niente orologi, anelli, braccialetti, collane ecc...
E' consigliabile non mangiare nelle 2 ore precedenti la lezione.
Lo yoga è, secondo le scritture più antiche (gli Yoga sutra di Patanjali), diviso in 8 stadi, chiamati stanga yoga.
Questo percorso consiste nell'attenersi alle seguenti norme di condotta che impediscono di accumulare le più comuni impurità e «distrazioni» della mente:
1° stadio = Yama (astinenze): non recare danno alle creature viventi, non mentire, non rubare, astenersi dai rapporti sessuali, astenersi dall'avidità;
2° stadio = Niyama (osservanze): purezza (corporea e mentale), equanimità, ascetismo, studio, devozione. Vi sono poi quelle pratiche intese a rallentare l'attività biologica e mentale fino al limite dell'arresto completo, intervenendo a livelli sempre più «profondi»:
3° stadio = Asanas (posture), la cui corretta esecuzione induce l'influenza del corpo e del mondo esterno sull'attività psichica, facilitando la concentrazione mentale: come infatti precisano gli Yoga sutra (che, diversamente dai trattati di hatha-yoga, accennano soltanto a questo aspetto della pratica), l'asana deve essere «stabile e confortevole» e indurre nello yogin uno stato di insensibilità verso gli stimoli del mondo esterno
4° stadio = Pranajama (controllo del soffio): consiste principalmente nel progressivo rallentamento del ritmo respiratorio, fino al limite della «interruzione di inspirazione ed espirazione e, parallelamente, dell'attività mentale. Le tecniche del pranajama permettono di condizionare volontariamente i propri stati psichici e sono perciò il complemento insostituibile delle fasi più espressamente spirituali dello Yoga;
5° stadio = Pratyahara (ritrazione dei sensi): In questa fase, le «funzioni sensorie» (indriya) sono distolte dai loro oggetti. La tecnica più impiegata a tal fine consiste nel fissare l'attenzione su un particolare oggetto, fino a che ogni impressione comunicata dai sensi non venga avvertita. Non ricevendo più dati dal mondo esterno la mente è posta in condizione di rispecchiare con maggior chiarezza i contenuti e le strutture della vita psichica profonda
Seguono quindi i tre stadi spirituali:
6° stadio = Dharana (concentrazione): da questo punto in poi lo yogin cessa di conoscere intellettualmente e di avere esperienze nel senso comune del termine. Il suo conoscere coincide, ora, con un divenire che procede verso i livelli più alti dell'essere grazie al dissolversi degli schermi individualizzanti. dharana si esegue fissando l'attenzione su un oggetto determinato - che può essere, per esempio, una parte del corpo - con tale intensità che tutte le facoltà dello yogin ne sono assorbite (ricordiamo che, grazie al pratyahara, egli è completamente isolato dal mondo esterno), e la sua mente (il manas), viene immobilizzata e, per così dire disattivata;
7° stadio = Dhyana (meditazione): questo livello si distingue dal precedente per la continuità dell'attenzione verso l'oggetto di meditazione, realizzata senza alcuno sforzo cosciente;
8° stadio = Samadhi (enstàsi, unificazione), la completa identificazione tra il soggetto e l'oggetto, che non è più concepito come un qualcosa di distinto dalla mente. Si distinguono vari gradi di realizzazione del samadhi, in relazione, dapprima, al modo di manifestarsi dell'oggetto contemplato (a livello di mahabhuta o di tanmatra) e infine, per così dire, alla quantità di soggettività ancora presente nei processi mentali. La definitiva scomparsa di quest'ultima segna l'ingresso dello yogin nell'inconcepibile dimensione dell'essere (la buddhi) in cui il cosmo non si è ancora manifestato nella sua varietà. A questo punto, il purusa si riflette senza alcuno schermo riduttivo sull'intelletto (buddhi), che, realizzata la sua assoluta separatezza da quello, rientra nella prakrti, lasciando il purusa in uno stato di assoluto isolamento (kaivalya)
Hatha Yoga è il sentiero più conosciuto, una serie di pratiche attraverso cui si possono prevenire varie malattie, sia del corpo che della mente.
Hatha Yoga comprende:
Asana – postura controllata del corpo che porta ad assumere varie posizioni in modo comodo e senza sforzo violento. Le Asana sono innumerevoli e devono essere praticate con consapevolezza, concentrazione, controllo e lentezza. Le Asana consistono in allungamenti in avanti, indietro e lateralmente, torsioni, pressioni ed anche posture capovolte e di equilibrio. Esistono Asana efficaci per calmare o stimolare, e molte vengono anche utilizzate con finalità terapeutiche.
Pranayama – respirazione controllata. Un Pranayama deve sempre essere eseguito durante un’Asana. Vi sono cinque Pranayama principali, che coinvolgono cinque cavità con i loro organi e sistemi. La respirazione si esegue per calmare oppure per stimolare. La pratica del Pranayama influenza la mente ed aumenta l’energia pura (Prana).
Bandha – chiusura, controllo degli organi e in particolare dei muscoli interni. Principalmente ci sono quattro Bandha praticati per controllare i muscoli in alto, in basso e centralmente, e infine tutti i muscoli insieme. Un Bandha deve essere eseguito con la combinazione dei Pranayama. La pratica Bandha aumenta il vigore (Tejas) rinforzando gli organi delle 5 cavità.
Mudra - gesti - simboli ottenuti con le mani. A seconda delle dita che si toccano ci si sintonizza con una particolare frequenza del corpo e dell'Universo.
Meditazione - momenti di silenzio interiore, dove si arriva a svuoltare la mente e creare il vuoto, attivando le onde cerebrali di tipo theta...
Rilassamento - varie pratiche, quella tipica dello yoga è lo yoga nidra, ovvero lo yoga del sonno, dove si rilassano e si abbandonano tutte le parti del corpo, il respiro e ogni organo ha modo di ricaricarsi di energia vitale.
Hatha Yoga comprende:
Asana – postura controllata del corpo che porta ad assumere varie posizioni in modo comodo e senza sforzo violento. Le Asana sono innumerevoli e devono essere praticate con consapevolezza, concentrazione, controllo e lentezza. Le Asana consistono in allungamenti in avanti, indietro e lateralmente, torsioni, pressioni ed anche posture capovolte e di equilibrio. Esistono Asana efficaci per calmare o stimolare, e molte vengono anche utilizzate con finalità terapeutiche.
Pranayama – respirazione controllata. Un Pranayama deve sempre essere eseguito durante un’Asana. Vi sono cinque Pranayama principali, che coinvolgono cinque cavità con i loro organi e sistemi. La respirazione si esegue per calmare oppure per stimolare. La pratica del Pranayama influenza la mente ed aumenta l’energia pura (Prana).
Bandha – chiusura, controllo degli organi e in particolare dei muscoli interni. Principalmente ci sono quattro Bandha praticati per controllare i muscoli in alto, in basso e centralmente, e infine tutti i muscoli insieme. Un Bandha deve essere eseguito con la combinazione dei Pranayama. La pratica Bandha aumenta il vigore (Tejas) rinforzando gli organi delle 5 cavità.
Mudra - gesti - simboli ottenuti con le mani. A seconda delle dita che si toccano ci si sintonizza con una particolare frequenza del corpo e dell'Universo.
Meditazione - momenti di silenzio interiore, dove si arriva a svuoltare la mente e creare il vuoto, attivando le onde cerebrali di tipo theta...
Rilassamento - varie pratiche, quella tipica dello yoga è lo yoga nidra, ovvero lo yoga del sonno, dove si rilassano e si abbandonano tutte le parti del corpo, il respiro e ogni organo ha modo di ricaricarsi di energia vitale.
Tra tutti i tipi di yoga questo è quello che si concentra maggiormente sull’aspetto mentale. La considerazione di fondo è che tutte le sofferenze sono create dalla mente.I pensieri, infatti, condizionano la nostra vita molto di più di quanto comunemente pensiamo: essi non solo sono alla base di tendenze che ci rendono schiavi e delle quali vogliamo liberarci, ma si concretizzano anche in azioni o in disagi del corpo che non ci fanno stare bene.
Il raja yoga si concentra sulla conoscenza della mente, dei pensieri, per poterli purificare e modificare in modo che essi lavorino attivamente in funzione del nostro benessere fisico, psichico, e spirituale, piuttosto che contro di esso.
RAJA YOGA la VIA regale, lo Yoga Regale, lo Yoga della lucida introspezione
E’ lo yoga della consapevolezza (samadhi) rivolge particolare attenzione alla mente e alla coscienza, fa riferimento direttamente agli Yoga Sutra di Patanjali, nel percorso articolato in otto stadi fondamentali, attraverso i quali si propone di preparare il praticante, fisicamente e mentalmente, alla pratica dello yoga superiore.
Tale percorso è chiamato Raja-Yoga (dal sanscrito Raja - Ré, regale e Yoga – Unione) lett.: La Via Regale o Ashtanga-Yoga, (anga-membra) lett.: lo Yoga dalle otto membra.
Le prime sei anga, fanno parte della via esterna, mentre gli ultimi tre fanno parte della via interna e sono chiamati Raja-YogaLe otto membra sono le seguenti (stanga yoga):
1. Yama : la relazione con gli altri (le raccomandazioni a chi si dispone alla via dello yoga, non è un codice morale)
2. Niyama : la relazione con se-stessi
3. Asanas : la pratica degli esercizi fisici
4. Pranayama : la pratica che consente al respiro di muoversi naturalmente
5. Pratyahara : Il rivolgimento dei sensi verso l’interno
6. Dharana : La limitazione della naturale tendenza della mente ad estroflettersi
7. Dhyana : La capacità di sviluppare interazioni con ciò che cerchiamo di capire
8. Samadhi : L’intuizione profonda di sè
Il Raja Yoga fa riferimento direttamente agli Yoga Sutra di Patanjali, accetta e sostiene il pensiero della filosofia del sistema Samkya e Vedanta
Il raja yoga si concentra sulla conoscenza della mente, dei pensieri, per poterli purificare e modificare in modo che essi lavorino attivamente in funzione del nostro benessere fisico, psichico, e spirituale, piuttosto che contro di esso.
RAJA YOGA la VIA regale, lo Yoga Regale, lo Yoga della lucida introspezione
E’ lo yoga della consapevolezza (samadhi) rivolge particolare attenzione alla mente e alla coscienza, fa riferimento direttamente agli Yoga Sutra di Patanjali, nel percorso articolato in otto stadi fondamentali, attraverso i quali si propone di preparare il praticante, fisicamente e mentalmente, alla pratica dello yoga superiore.
Tale percorso è chiamato Raja-Yoga (dal sanscrito Raja - Ré, regale e Yoga – Unione) lett.: La Via Regale o Ashtanga-Yoga, (anga-membra) lett.: lo Yoga dalle otto membra.
Le prime sei anga, fanno parte della via esterna, mentre gli ultimi tre fanno parte della via interna e sono chiamati Raja-YogaLe otto membra sono le seguenti (stanga yoga):
1. Yama : la relazione con gli altri (le raccomandazioni a chi si dispone alla via dello yoga, non è un codice morale)
2. Niyama : la relazione con se-stessi
3. Asanas : la pratica degli esercizi fisici
4. Pranayama : la pratica che consente al respiro di muoversi naturalmente
5. Pratyahara : Il rivolgimento dei sensi verso l’interno
6. Dharana : La limitazione della naturale tendenza della mente ad estroflettersi
7. Dhyana : La capacità di sviluppare interazioni con ciò che cerchiamo di capire
8. Samadhi : L’intuizione profonda di sè
Il Raja Yoga fa riferimento direttamente agli Yoga Sutra di Patanjali, accetta e sostiene il pensiero della filosofia del sistema Samkya e Vedanta
Insieme all’hatha è il tipo di yoga più comune in Occidente.
Nella tradizione yogica kundalini è un’energia sopita che viene rappresentata come un serpente addormentato alla base della colonna vertebrale, perché è qui che risiede.
Lo yoga deve risvegliare questo serpente, affinché faccia il suo percorso verso l’alto fino alla testa, passando per tutti i chakra.
Questa immagine molto evocativa sta anche a simboleggiare il risveglio della consapevolezza nel praticante. Kundalini è una delle tipologia di yoga più complete: in esso si uniscono meditazione, rilassamento, attenzione al respiro, recitazione di mantra (suoni che, ripetuti, stimolano precisi punti all’interno della bocca) e asana molto dinamiche.
Nella tradizione yogica kundalini è un’energia sopita che viene rappresentata come un serpente addormentato alla base della colonna vertebrale, perché è qui che risiede.
Lo yoga deve risvegliare questo serpente, affinché faccia il suo percorso verso l’alto fino alla testa, passando per tutti i chakra.
Questa immagine molto evocativa sta anche a simboleggiare il risveglio della consapevolezza nel praticante. Kundalini è una delle tipologia di yoga più complete: in esso si uniscono meditazione, rilassamento, attenzione al respiro, recitazione di mantra (suoni che, ripetuti, stimolano precisi punti all’interno della bocca) e asana molto dinamiche.
BHAKTHI YOGA la VIA della devozione
Si tratta dello yoga più seguito in India.
E’ lo yoga della via del cuore, della devozione e dell’abbandono al Signore, con aspetti di credenza ad una divinità unica, e ad una dimensione al di là dei limiti di ogni conoscenza possibile e non oggettiva. Abbandono al “mistero” insondabile e incommensurabile, abbandono incondizionato e totale a Dio.La sottomissione alla volontà della “grazia di Dio” così che l’orientamento del pensiero della volontà e del desiderio siano su Dio, questa è la sola disciplina che questa VIA richiede.Dio è il punto centrale e unico contenuto in questa VIA.
Quando Dio è diventato tutto e tutto è Dio e l’individuo è abbandonato nell’estensione del suo amore, allora lo scopo è ottenuto.Il testo di riferimento è la Baghavad-Gita, poema epico della tradizione dell’India mistica, di grande valore letterario e sapienziale, che dedica in modo particolare l’intero capitolo XII a questo Yoga denominandolo Bhakti-Marga (via).
Alcuni Maestri che lo hanno praticato: Ramana Maharshi, Ramakrishna, Shankara, Nisargadata,
MaharajLetture:Titolo: Yoga PraticiAutore: Vivekananda Swami
Edizione: Astrolabio Ubaldini
Si tratta dello yoga più seguito in India.
E’ lo yoga della via del cuore, della devozione e dell’abbandono al Signore, con aspetti di credenza ad una divinità unica, e ad una dimensione al di là dei limiti di ogni conoscenza possibile e non oggettiva. Abbandono al “mistero” insondabile e incommensurabile, abbandono incondizionato e totale a Dio.La sottomissione alla volontà della “grazia di Dio” così che l’orientamento del pensiero della volontà e del desiderio siano su Dio, questa è la sola disciplina che questa VIA richiede.Dio è il punto centrale e unico contenuto in questa VIA.
Quando Dio è diventato tutto e tutto è Dio e l’individuo è abbandonato nell’estensione del suo amore, allora lo scopo è ottenuto.Il testo di riferimento è la Baghavad-Gita, poema epico della tradizione dell’India mistica, di grande valore letterario e sapienziale, che dedica in modo particolare l’intero capitolo XII a questo Yoga denominandolo Bhakti-Marga (via).
Alcuni Maestri che lo hanno praticato: Ramana Maharshi, Ramakrishna, Shankara, Nisargadata,
MaharajLetture:Titolo: Yoga PraticiAutore: Vivekananda Swami
Edizione: Astrolabio Ubaldini
La parola karma deriva dal termine sanscrito kri, che può essere tradotto con “fare”.
Il karma yoga è dunque lo yoga dell’azione, anzi, ancora meglio, della bella azione, nel senso di disinteressata. Il presupposto di partenza è che l’uomo è l’unica creatura che agisce sempre in previsione di una ricompensa.
Tuttavia questo atteggiamento è fonte per gli esseri umani di infelicità, poiché li porta a spostare sempre più avanti le proprie pretese e a non essere mai soddisfatti di ciò che hanno. Questo non vuol dire che non dobbiamo sentire la necessità di progredire, di migliorare, ma che non dobbiamo essere schiavi di ciò che facciamo, poiché finché siamo ancorati alla ricompensa attesa, non saremo felici. Quindi riuscire ad agire senza una motivazione egoistica, con uno spirito di non attaccamento, ci permette di raggiungere la serenità e di coltivare alti livelli spirituali.
KARMA YOGA è la VIA dell’azione disinteressata, dell’azione che trascende
E’lo yoga dell’azione senza frutto, tratta sulla relazione tra noi e la realtà Consiste nel compimento scrupoloso dei doveri del proprio ruolo.Il praticante non tiene più conto del risultato della sua azione, perfeziona il suo gesto con distacco nei confronti del risultato, in quanto solo l’azione disinteressata non produce più karma. Nella pratica del karma-yoga si cerca di conciliare la vita nel mondo e il supremo ideale del cercatore spirituale: il distacco.
Quando si pratica il karma-yoga ci si considera come uno strumento dell’energia Divina. Dio agisce in questo mondo attraverso i nostri atti. Anche la Bakthi può essere una componente essenziale del karma-yoga.
Testi di riferimento: è uno degli insegnamenti fondamentali della Baghavad-Gita e dello Sivaismo.
Il karma yoga è dunque lo yoga dell’azione, anzi, ancora meglio, della bella azione, nel senso di disinteressata. Il presupposto di partenza è che l’uomo è l’unica creatura che agisce sempre in previsione di una ricompensa.
Tuttavia questo atteggiamento è fonte per gli esseri umani di infelicità, poiché li porta a spostare sempre più avanti le proprie pretese e a non essere mai soddisfatti di ciò che hanno. Questo non vuol dire che non dobbiamo sentire la necessità di progredire, di migliorare, ma che non dobbiamo essere schiavi di ciò che facciamo, poiché finché siamo ancorati alla ricompensa attesa, non saremo felici. Quindi riuscire ad agire senza una motivazione egoistica, con uno spirito di non attaccamento, ci permette di raggiungere la serenità e di coltivare alti livelli spirituali.
KARMA YOGA è la VIA dell’azione disinteressata, dell’azione che trascende
E’lo yoga dell’azione senza frutto, tratta sulla relazione tra noi e la realtà Consiste nel compimento scrupoloso dei doveri del proprio ruolo.Il praticante non tiene più conto del risultato della sua azione, perfeziona il suo gesto con distacco nei confronti del risultato, in quanto solo l’azione disinteressata non produce più karma. Nella pratica del karma-yoga si cerca di conciliare la vita nel mondo e il supremo ideale del cercatore spirituale: il distacco.
Quando si pratica il karma-yoga ci si considera come uno strumento dell’energia Divina. Dio agisce in questo mondo attraverso i nostri atti. Anche la Bakthi può essere una componente essenziale del karma-yoga.
Testi di riferimento: è uno degli insegnamenti fondamentali della Baghavad-Gita e dello Sivaismo.
JNANA YOGA
Ovvero la VIA della ragione-pura, il cammino della conoscenza, lo yoga della saggezza
E’ senza dubbio lo yoga più noto in Occidente (ad accezione fatta per lo yoga fisico).
E’ lo yoga della conoscenza e dell’intuizione, spesso di ispirazione vedantica (non-dualista), con un piano speculativo molto radicale volto alla rilevazione del Sé. E’ la via di conoscenza più difficile e angusta fra tutte le discipline indiane.
Si tratta dello yoga che permette di condurre l’uomo alla liberazione attraverso la consapevolezza della propria identità spirituale.E’ fondato su quattro principi
• non ambire ad altro che alla verità
• Inibire completamente i sensi, per essere cosciente del carattere irreale degli oggetti e delle sensazioni che ne risultano.
• oltre a Brahman (l’essere supremo) tutto è irreale
• lo scopo unico è la liberazione definitiva, realizzata unicamente attraverso Brahman, che è oltre ei nomi e alle forme.
Testi di riferimento: alcune Upanishad.
Maestri di riferimento: Ramana Maharshi, Ramakrishna, Nisargadata, Maharaj
Ovvero la VIA della ragione-pura, il cammino della conoscenza, lo yoga della saggezza
E’ senza dubbio lo yoga più noto in Occidente (ad accezione fatta per lo yoga fisico).
E’ lo yoga della conoscenza e dell’intuizione, spesso di ispirazione vedantica (non-dualista), con un piano speculativo molto radicale volto alla rilevazione del Sé. E’ la via di conoscenza più difficile e angusta fra tutte le discipline indiane.
Si tratta dello yoga che permette di condurre l’uomo alla liberazione attraverso la consapevolezza della propria identità spirituale.E’ fondato su quattro principi
• non ambire ad altro che alla verità
• Inibire completamente i sensi, per essere cosciente del carattere irreale degli oggetti e delle sensazioni che ne risultano.
• oltre a Brahman (l’essere supremo) tutto è irreale
• lo scopo unico è la liberazione definitiva, realizzata unicamente attraverso Brahman, che è oltre ei nomi e alle forme.
Testi di riferimento: alcune Upanishad.
Maestri di riferimento: Ramana Maharshi, Ramakrishna, Nisargadata, Maharaj
Nonostante le affermazioni insistenti, fatte da altri, forse nessun'altra persona è cosi propriamente autorizzato come Shibendu Lahiri, 63 anni, pronipote del famoso capofamiglia Yogi Lahiri Mahasaya (1828-1895), a diffondere oggi nel mondo gli insegnamenti e le tecniche originali del Kriya Yoga.
Tuttavia, in sincera umiltà, egli afferma che nessun saggio ha mai esercitato il diritto della propria "autorità" e che coloro che affermano una pretesa "autorità" non sono saggi! Le Organizzazioni danno enfasi alla propria "autorità" eppure può darsi che in esse non ci sia alcunché di autentico. Il loro modo di agire può persino creare una mafia pur tuttavia non riuscendo ad attingere a ciò che è autenticamente sacro. Gli -ismi non hanno posto quando si vuol trattare di sottili e profonde realtà spirituale.
Lahiri Mahasaya (il cui nome per intero è Shyama Charan Lahiri) divenne noto ai ricercatori di verità di tutto il mondo per mezzo del famoso libro di Paramahansa Yogananda "Autobiografia di uno Yogi" che fu tradotto in molte lingue.
Shibendu ebbe la peculiare grazia di poter ricevere il processo originale del Kriya nella tradizione indiana antica dei Rishi, trasmessa da padre a figlio cioè generazione dopo generazione. Cosi questo processo si trasferì (non solo attraverso la conoscenza ma anche attraverso lo stesso patrimonio genetico) da Shyama Charan a Tincori a Satya Charan a Shibendu che venne iniziato nel 1960 dal padre (ora scomparso) Satya Charan nel tempio di famiglia "Satyalok" D22/3, Chousatti Ghat, Varanasi - 221 001 (India).
Kriya Yoga: Kriya significa azione e Yoga significa integrazione. Il Kriya Yoga pone tutta la sua enfasi sul processo di integrazione della coscienza separata dell'Io (generata dall'incessante movimento del pensiero) con la coscienza pienamente risvegliata (e quindi al di fuori dai limiti stabiliti dalle incessanti trame della mente) attraverso una qualche azione che comporti una percezione diretta e non attraverso processi mentali di concettualizzazione.
Il Kriya libera dai condizionamenti e dal Karma passato. Esso trasforma radicalmente il grossolano centro dell'Ego in una sottile unità che è si individuale ma che include anche l'universalità . Esso conduce all'armonia con l'intera esistenza riuscendo a perforare il velo di ignoranza che separa la coscienza umana dalla comprensione del Sé. Kriya Yoga è una combinazione unica nel suo genere di Hatha-Raja-Laya Yoga. Esso riesce a ripristinare il ricercatore nel suo stato naturale che è quello in cui il corpo riceve ordini soltanto dalle ghiandole endocrine e dai Chakra. Il pensiero non si intromette più in questo meccanismo e non crea problemi psicosomatici, desideri e ambizioni. Nel Kriya Yoga autentico non c'è l'abitudine di raccontare storie oppure di spacciare notizie di miracoli onde fornire ai ricercatori qualche misera consolazione che paralizzi la loro capacità di seria ricerca. Le Organizzazioni che incoraggiano congetture e invenzioni sono deviazioni lungo il sentiero della verità. Il Kriya Yoga incoraggia i ricercatori a scoprire se nella loro vita, colui che ricerca e l'oggetto stesso della ricerca, possono diventare un unico movimento senza più alcuna dicotomia.
Cosi come i suoi avi Shibendu Lahiri è un capofamiglia che è passato attraverso tutti gli aspetti della vita umana: in questo il ricercatore non avrà alcun motivo per ritenere che il percorso spirituale sia troppo arduo. Egli ha ricevuto una educazione universitaria e ha badato pienamente alle esigenze della sua famiglia attraverso un lavoro ben remunerato. Le sue due figlie cosi come i loro mariti sono medici specialisti mentre il suo unico figlio maschio, anche lui sposato, è un esperto ingegnere.
Dal 14 Gennaio 1988 Shibendu si sta dedicando al Kriya Yoga a tempo pieno. Anno dopo anno ha viaggiato in tutto il mondo ovunque devoti e discepoli lo invitano. Finora ha visitato gli USA (includendo Hawaii e Puerto Rico), Canada, Australia, Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Svizzera, Austria, Germania, Svezia, Olanda, Inghilterra e naturalmente molti luoghi della sua nazione.
Shibendu Lahiri non ha fondato organizzazioni, istituzioni, sette o culti. Egli non desidera esercitare influenza su alcuno. Quello che fa è invitare i ricercatori a condividere la profonda comprensione che è fiorita, generazione dopo generazione nella dinastia Lahiri attraverso il processo del Kriya. La sua missione è di renderci accessibile, proprio come fecero i suoi avi, la profonda spiritualità dell'India. Il suo desiderio è vedere l'umanità vivere in pace e amicizia senza dolore, angoscia o animosità, senza la mostruosa cultura di uccidere e venire uccisi nel nome di qualche bandiera o di qualche strampalata idea portata avanti da fanatici.
Cos'è il kriya yoga
Da: "Autobiografia di uno Yogi"
"La scienza del Kriya Yoga, così spesso citata in queste pagine, è divenuta molto nota nell'India moderna ad opera di Lahiri Mahasaya, il Guru del mio Guru. La radice verbale sanscrita del Kriya è Kry, fare, agire, reagire; la stessa radice si trova nella parola Karma, il principio di causa e di effetto. Kriya Yoga perciò significa "unione (yoga) con l'Infinito attraverso una data azione, o rito (Kriya)". Uno yogi che ne segua scrupolosamente la tecnica viene liberato con gradualità del karma, la catena di causa e di effetto e delle sue azioni equilibranti.
In obbedienza a certe antiche regole yoghiche non posso dare una spiegazione completa del Kriya Yoga in un libro destinato al pubblico. La tecnica va imparata da un Kriyaban, o Kriya-Yoghi autorizzato; qui, dovrà bastare un ampio cenno.
Il Kriya Yoga è un metodo semplice, psicofisico mediante il quale il sangue umano viene purificato dall'anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Gli atomi di quest'ossigeno in sovrappiù si tramutano in correnti di vita per ringiovanire il cervello ed i centri spinali.
Fermando l'accumularsi del sangue venoso, lo yogi può diminuire o interrompere il logorio dei tessuti; uno yogi molto progredito tramuta le sue cellule in pura energia. Elia, Gesù, Kabir e altri profeti furono maestri nell'usare il Kriya o una tecnica simile, mediante la quale riuscivano a smaterializzare i loro corpi a volontà.
Il Kriya è un'antica scienza. Lahiri Mahasaya la ricevette dal suo Guru Babaji, che ne riscoprì e delucidò la tecnica perdutasi nelle età oscure. Babaji la ribattezzò semplicemente Kriya Yoga.
"Il Kriya Yoga che attraverso te io do al mondo in questo diciannovesimo secolo" - disse Babaji a Lahiri Mahasaya - "è la stessa scienza riesumata che Krishna diede migliaia d'anni fa ad Arjuna, e che in seguito fu conosciuta da Patanjali e Cristo, da S. Giovanni, S. Paolo e da altri suoi discepoli."
Krishna, il più gran profeta dell'India, si riferisce al Kriya Yoga in due versetti della Bhagavad Gita: "Immettendo respiro inalante nel respiro esalante, e respiro esalante nel respiro inalante, lo yogi neutralizza entrambi questi respiri; così, egli sottrae prana al cuore e lo porta sotto il suo controllo." Ciò, s'interpreta nel seguente modo: - calmando l'attività dei polmoni e del cuore, lo yogi arresta la decadenza del corpo ed arresta altresì le alterazioni di crescita delle cellule mediante il controllo di apana (la corrente eliminatoria). Neutralizzando così il logorio e lo sviluppo, lo yogi acquista il controllo della forza vitale.
Un altro versetto della Gita dice: "Si rende libero in eterno quell'esperto in meditazione (muni) che, cercando la Mèta Suprema, è capace di ritirarsi dai fenomeni esterni fissando lo sguardo tra le sopracciglia e neutralizzando le correnti uniformi di prana ed apana nelle narici e nei polmoni, e di dominare la propria mente sensoria e l'intelletto, nonché di rendersi libero dai desideri, dal timore e dall'ira."
Krishna riferisce anche (ibidem, IV, 1-2) che fu lui, in una precedente incarnazione, a comunicare l'indistruttibile Yoga ad un antico illuminato, Vivasvat, che lo passò a Manu. Questi, a sua volta, istruì Ikshwaku, fondatore della solare dinastia guerriera dell'India. Passando, così, dall'uno all'altro, lo yoga reale fu custodito dai rishi fino al sorgere dell'era materialistica. Poi, per la segretezza dei sacerdoti e l'indifferenza degli uomini, la sacra sapienza divenne a poco a poco inaccessibile.
Il Kriya Yoga è citato due volte dall'antico saggio Patanjali, principale esponente dello yoga, il quale scrisse: "Il Kriya Yoga consta di disciplina corporea, controllo mentale e meditazione sull'Aum (Om, Amen). Patanjali parla di Dio come del reale Suono Cosmico Om che si ode nella meditazione. Om è la Parola Creativa, il suono del Motore Vibratorio, il testimone della Divina Presenza. Persino colui che s'inizia allo yoga, spesso, riesce ben presto a percepire nel suo intimo il suono meraviglioso dell'Om. Ricevendo questo sublime incoraggiamento spirituale, il devoto ha la sicurezza di essere realmente in rapporto con i reami divini.
Patanjali si riferisce una seconda volta al controllo vitale, o tecnica Kriya, nel seguente modo: "La liberazione può essere raggiunta mediante quel pranayama cui si arriva separando i processi dell'inspirazione e dell'espirazione."
San Paolo conosceva bene il Kriya Yoga, o una tecnica molto simile, con la quale poteva immettere o togliere le correnti vitali nei propri sensi. Per questo poteva dire: "Io muoio ogni giorno. Sì, per la gloria di voi, ch'io ho in Gesù Cristo, nostro Signore". Con un metodo per accentrare nel proprio interno tutta la forza vitale corporea (che, ordinariamente, è diretta solo verso l'esterno, cioè verso il mondo dei sensi, conferendo in tal modo a quest'ultimo la sua apparente validità) San Paolo viveva giornalmente una vera unione yoghica con la "gloria" (beatitudine) della Coscienza Cristica. In questo stato di felicità egli era conscio d'essere morto all'inganno sensorio di maya.
Nel primo stadio della divina unione (sabikalpa samadhi), la coscienza del devoto s'immerge nello Spirito Cosmico; la sua forza vitale è sottratta al corpo, che appare "morto", in altre parole, immobile e rigido. Lo yogi è pienamente conscio del suo stato d'animazione sospesa del corpo. Progredendo, però, verso più alti stadi spirituali (nirbikalpa samadhi) egli comunica con Dio, senza la fissità del corpo e mantenendo desta la sua coscienza normale, anche nel mezzo delle attività e delle mansioni terrene.
"Il Kriya Yoga è uno strumento mediante il quale l'evoluzione umana può essere affrettata", spiegava Sri Yukteswar ai suoi allievi. "Gli antichi yogi scoprirono che il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del respiro. Questo è il contributo impareggiabile e immortale che l'India ha apportato al patrimonio di conoscenze del mondo. La forza vitale che, normalmente, viene assorbita dal compito di sostenere il pulsare del
cuore, deve essere liberata per svolgere attività più elevate, con l'aiuto di un metodo per acquietare le incessanti esigenze del respiro".
"Il Kriya Yoghi dirige mentalmente la propria energia vitale, facendola ruotare in su ed in giù, attorno ai sei centri spinali (i plessi midollare, cervicale, dorsale, lombare, sacrale e coccigeo) che corrispondono ai dodici segni astrali dello Zodiaco, il simbolico Uomo Cosmico. Mezzo minuto di rivoluzione dell'energia intorno alla spina dorsale dell'uomo determina sottili progressi nella sua evoluzione; quel mezzo minuto di Kriya equivale ad un anno di naturale sviluppo spirituale.
Il sistema astrale di un essere umano, con i sei (dodici, a causa della polarità) costellazioni interiori che girano intorno al sole dell'onnisciente occhio spirituale, è in rapporto con il sole fisico e con i dodici segni dello zodiaco. Tutti gli esseri umani subiscono così l'influenza di un universo interiore e di uno esteriore. Gli antichi rishi scoprirono che l'ambiente terreno e quello celeste dell'uomo lo sospingono innanzi in cicli di dodici anni sul suo naturale sentiero. Le scritture dicono che all'uomo occorre un milione d'anni d'evoluzione normale esente da malattie per perfezionare il suo cervello somatico in modo tale da poter esprimere la Coscienza Cosmica.
Mille kriya eseguiti in otto ore e mezzo danno allo yoghi, in un sol giorno, l'equivalente di mille anni d'evoluzione naturale; 365.000 anni d'evoluzione in un anno. In tre anni un Kriya Yoghi può così ottenere, con il proprio intelligente sforzo, lo stesso risultato che la natura concede in un milione d'anni. S'intende che la scorciatoia del Kriya può essere presa solamente da yogi profondamente evoluti. Con la guida di un Guru, tali chela (studenti spirituali, discepoli) hanno accuratamente preparato il loro corpo e la loro mente per poter sopportare l'enorme potenza generata dalla pratica intensiva di questa tecnica.
Il principiante Kriya Yogi esegue il suo esercizio solo da quattordici a ventiquattro volte, due volte al giorno. Alcuni yogi giungono alla liberazione in sei, dodici, ventiquattro, o quarantotto anni. Uno yogi che muore prima di avere raggiunto la piena realizzazione porta con sé il buon Karma del precedente sforzo Kriya; nella nuova vita sarà sospinto verso la Mèta Infinita.
Il corpo dell'uomo comune è come una lampada di cinquanta watt, che non può sostenere i miliardi di watt d'energia suscitati da un'eccessiva pratica del Kriya. Mediante un aumento graduale e regolare del semplice e "comprovato" metodo del Kriya, il corpo umano si trasforma astralmente giorno per giorno, e alla fine è capace di sostenere quel potenziale infinito d'energia cosmica che costituisce la prima espressione materialmente attiva dello Spirito.
Il Kriya Yoga non ha nulla in comune con i non scientifici esercizi di respirazione insegnati da alcuni zelanti mali informati. I tentativi di trattenere per forza il fiato nei polmoni sono contro natura, e inoltre decisamente spiacevoli. Il Kriya invece è accompagnato fin dall'inizio da un senso di pace ritemprante, e dà sensazioni calmanti nella spina dorsale, che producono un effetto rigenerante.
Quest'antica tecnica yogica trasforma il respiro in sostanza mentale. Con l'evoluzione spirituale si diviene capace di riconoscere il respiro, quale un atto mentale: un respiro di sogno."
Tuttavia, in sincera umiltà, egli afferma che nessun saggio ha mai esercitato il diritto della propria "autorità" e che coloro che affermano una pretesa "autorità" non sono saggi! Le Organizzazioni danno enfasi alla propria "autorità" eppure può darsi che in esse non ci sia alcunché di autentico. Il loro modo di agire può persino creare una mafia pur tuttavia non riuscendo ad attingere a ciò che è autenticamente sacro. Gli -ismi non hanno posto quando si vuol trattare di sottili e profonde realtà spirituale.
Lahiri Mahasaya (il cui nome per intero è Shyama Charan Lahiri) divenne noto ai ricercatori di verità di tutto il mondo per mezzo del famoso libro di Paramahansa Yogananda "Autobiografia di uno Yogi" che fu tradotto in molte lingue.
Shibendu ebbe la peculiare grazia di poter ricevere il processo originale del Kriya nella tradizione indiana antica dei Rishi, trasmessa da padre a figlio cioè generazione dopo generazione. Cosi questo processo si trasferì (non solo attraverso la conoscenza ma anche attraverso lo stesso patrimonio genetico) da Shyama Charan a Tincori a Satya Charan a Shibendu che venne iniziato nel 1960 dal padre (ora scomparso) Satya Charan nel tempio di famiglia "Satyalok" D22/3, Chousatti Ghat, Varanasi - 221 001 (India).
Kriya Yoga: Kriya significa azione e Yoga significa integrazione. Il Kriya Yoga pone tutta la sua enfasi sul processo di integrazione della coscienza separata dell'Io (generata dall'incessante movimento del pensiero) con la coscienza pienamente risvegliata (e quindi al di fuori dai limiti stabiliti dalle incessanti trame della mente) attraverso una qualche azione che comporti una percezione diretta e non attraverso processi mentali di concettualizzazione.
Il Kriya libera dai condizionamenti e dal Karma passato. Esso trasforma radicalmente il grossolano centro dell'Ego in una sottile unità che è si individuale ma che include anche l'universalità . Esso conduce all'armonia con l'intera esistenza riuscendo a perforare il velo di ignoranza che separa la coscienza umana dalla comprensione del Sé. Kriya Yoga è una combinazione unica nel suo genere di Hatha-Raja-Laya Yoga. Esso riesce a ripristinare il ricercatore nel suo stato naturale che è quello in cui il corpo riceve ordini soltanto dalle ghiandole endocrine e dai Chakra. Il pensiero non si intromette più in questo meccanismo e non crea problemi psicosomatici, desideri e ambizioni. Nel Kriya Yoga autentico non c'è l'abitudine di raccontare storie oppure di spacciare notizie di miracoli onde fornire ai ricercatori qualche misera consolazione che paralizzi la loro capacità di seria ricerca. Le Organizzazioni che incoraggiano congetture e invenzioni sono deviazioni lungo il sentiero della verità. Il Kriya Yoga incoraggia i ricercatori a scoprire se nella loro vita, colui che ricerca e l'oggetto stesso della ricerca, possono diventare un unico movimento senza più alcuna dicotomia.
Cosi come i suoi avi Shibendu Lahiri è un capofamiglia che è passato attraverso tutti gli aspetti della vita umana: in questo il ricercatore non avrà alcun motivo per ritenere che il percorso spirituale sia troppo arduo. Egli ha ricevuto una educazione universitaria e ha badato pienamente alle esigenze della sua famiglia attraverso un lavoro ben remunerato. Le sue due figlie cosi come i loro mariti sono medici specialisti mentre il suo unico figlio maschio, anche lui sposato, è un esperto ingegnere.
Dal 14 Gennaio 1988 Shibendu si sta dedicando al Kriya Yoga a tempo pieno. Anno dopo anno ha viaggiato in tutto il mondo ovunque devoti e discepoli lo invitano. Finora ha visitato gli USA (includendo Hawaii e Puerto Rico), Canada, Australia, Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Svizzera, Austria, Germania, Svezia, Olanda, Inghilterra e naturalmente molti luoghi della sua nazione.
Shibendu Lahiri non ha fondato organizzazioni, istituzioni, sette o culti. Egli non desidera esercitare influenza su alcuno. Quello che fa è invitare i ricercatori a condividere la profonda comprensione che è fiorita, generazione dopo generazione nella dinastia Lahiri attraverso il processo del Kriya. La sua missione è di renderci accessibile, proprio come fecero i suoi avi, la profonda spiritualità dell'India. Il suo desiderio è vedere l'umanità vivere in pace e amicizia senza dolore, angoscia o animosità, senza la mostruosa cultura di uccidere e venire uccisi nel nome di qualche bandiera o di qualche strampalata idea portata avanti da fanatici.
Cos'è il kriya yoga
Da: "Autobiografia di uno Yogi"
"La scienza del Kriya Yoga, così spesso citata in queste pagine, è divenuta molto nota nell'India moderna ad opera di Lahiri Mahasaya, il Guru del mio Guru. La radice verbale sanscrita del Kriya è Kry, fare, agire, reagire; la stessa radice si trova nella parola Karma, il principio di causa e di effetto. Kriya Yoga perciò significa "unione (yoga) con l'Infinito attraverso una data azione, o rito (Kriya)". Uno yogi che ne segua scrupolosamente la tecnica viene liberato con gradualità del karma, la catena di causa e di effetto e delle sue azioni equilibranti.
In obbedienza a certe antiche regole yoghiche non posso dare una spiegazione completa del Kriya Yoga in un libro destinato al pubblico. La tecnica va imparata da un Kriyaban, o Kriya-Yoghi autorizzato; qui, dovrà bastare un ampio cenno.
Il Kriya Yoga è un metodo semplice, psicofisico mediante il quale il sangue umano viene purificato dall'anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Gli atomi di quest'ossigeno in sovrappiù si tramutano in correnti di vita per ringiovanire il cervello ed i centri spinali.
Fermando l'accumularsi del sangue venoso, lo yogi può diminuire o interrompere il logorio dei tessuti; uno yogi molto progredito tramuta le sue cellule in pura energia. Elia, Gesù, Kabir e altri profeti furono maestri nell'usare il Kriya o una tecnica simile, mediante la quale riuscivano a smaterializzare i loro corpi a volontà.
Il Kriya è un'antica scienza. Lahiri Mahasaya la ricevette dal suo Guru Babaji, che ne riscoprì e delucidò la tecnica perdutasi nelle età oscure. Babaji la ribattezzò semplicemente Kriya Yoga.
"Il Kriya Yoga che attraverso te io do al mondo in questo diciannovesimo secolo" - disse Babaji a Lahiri Mahasaya - "è la stessa scienza riesumata che Krishna diede migliaia d'anni fa ad Arjuna, e che in seguito fu conosciuta da Patanjali e Cristo, da S. Giovanni, S. Paolo e da altri suoi discepoli."
Krishna, il più gran profeta dell'India, si riferisce al Kriya Yoga in due versetti della Bhagavad Gita: "Immettendo respiro inalante nel respiro esalante, e respiro esalante nel respiro inalante, lo yogi neutralizza entrambi questi respiri; così, egli sottrae prana al cuore e lo porta sotto il suo controllo." Ciò, s'interpreta nel seguente modo: - calmando l'attività dei polmoni e del cuore, lo yogi arresta la decadenza del corpo ed arresta altresì le alterazioni di crescita delle cellule mediante il controllo di apana (la corrente eliminatoria). Neutralizzando così il logorio e lo sviluppo, lo yogi acquista il controllo della forza vitale.
Un altro versetto della Gita dice: "Si rende libero in eterno quell'esperto in meditazione (muni) che, cercando la Mèta Suprema, è capace di ritirarsi dai fenomeni esterni fissando lo sguardo tra le sopracciglia e neutralizzando le correnti uniformi di prana ed apana nelle narici e nei polmoni, e di dominare la propria mente sensoria e l'intelletto, nonché di rendersi libero dai desideri, dal timore e dall'ira."
Krishna riferisce anche (ibidem, IV, 1-2) che fu lui, in una precedente incarnazione, a comunicare l'indistruttibile Yoga ad un antico illuminato, Vivasvat, che lo passò a Manu. Questi, a sua volta, istruì Ikshwaku, fondatore della solare dinastia guerriera dell'India. Passando, così, dall'uno all'altro, lo yoga reale fu custodito dai rishi fino al sorgere dell'era materialistica. Poi, per la segretezza dei sacerdoti e l'indifferenza degli uomini, la sacra sapienza divenne a poco a poco inaccessibile.
Il Kriya Yoga è citato due volte dall'antico saggio Patanjali, principale esponente dello yoga, il quale scrisse: "Il Kriya Yoga consta di disciplina corporea, controllo mentale e meditazione sull'Aum (Om, Amen). Patanjali parla di Dio come del reale Suono Cosmico Om che si ode nella meditazione. Om è la Parola Creativa, il suono del Motore Vibratorio, il testimone della Divina Presenza. Persino colui che s'inizia allo yoga, spesso, riesce ben presto a percepire nel suo intimo il suono meraviglioso dell'Om. Ricevendo questo sublime incoraggiamento spirituale, il devoto ha la sicurezza di essere realmente in rapporto con i reami divini.
Patanjali si riferisce una seconda volta al controllo vitale, o tecnica Kriya, nel seguente modo: "La liberazione può essere raggiunta mediante quel pranayama cui si arriva separando i processi dell'inspirazione e dell'espirazione."
San Paolo conosceva bene il Kriya Yoga, o una tecnica molto simile, con la quale poteva immettere o togliere le correnti vitali nei propri sensi. Per questo poteva dire: "Io muoio ogni giorno. Sì, per la gloria di voi, ch'io ho in Gesù Cristo, nostro Signore". Con un metodo per accentrare nel proprio interno tutta la forza vitale corporea (che, ordinariamente, è diretta solo verso l'esterno, cioè verso il mondo dei sensi, conferendo in tal modo a quest'ultimo la sua apparente validità) San Paolo viveva giornalmente una vera unione yoghica con la "gloria" (beatitudine) della Coscienza Cristica. In questo stato di felicità egli era conscio d'essere morto all'inganno sensorio di maya.
Nel primo stadio della divina unione (sabikalpa samadhi), la coscienza del devoto s'immerge nello Spirito Cosmico; la sua forza vitale è sottratta al corpo, che appare "morto", in altre parole, immobile e rigido. Lo yogi è pienamente conscio del suo stato d'animazione sospesa del corpo. Progredendo, però, verso più alti stadi spirituali (nirbikalpa samadhi) egli comunica con Dio, senza la fissità del corpo e mantenendo desta la sua coscienza normale, anche nel mezzo delle attività e delle mansioni terrene.
"Il Kriya Yoga è uno strumento mediante il quale l'evoluzione umana può essere affrettata", spiegava Sri Yukteswar ai suoi allievi. "Gli antichi yogi scoprirono che il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del respiro. Questo è il contributo impareggiabile e immortale che l'India ha apportato al patrimonio di conoscenze del mondo. La forza vitale che, normalmente, viene assorbita dal compito di sostenere il pulsare del
cuore, deve essere liberata per svolgere attività più elevate, con l'aiuto di un metodo per acquietare le incessanti esigenze del respiro".
"Il Kriya Yoghi dirige mentalmente la propria energia vitale, facendola ruotare in su ed in giù, attorno ai sei centri spinali (i plessi midollare, cervicale, dorsale, lombare, sacrale e coccigeo) che corrispondono ai dodici segni astrali dello Zodiaco, il simbolico Uomo Cosmico. Mezzo minuto di rivoluzione dell'energia intorno alla spina dorsale dell'uomo determina sottili progressi nella sua evoluzione; quel mezzo minuto di Kriya equivale ad un anno di naturale sviluppo spirituale.
Il sistema astrale di un essere umano, con i sei (dodici, a causa della polarità) costellazioni interiori che girano intorno al sole dell'onnisciente occhio spirituale, è in rapporto con il sole fisico e con i dodici segni dello zodiaco. Tutti gli esseri umani subiscono così l'influenza di un universo interiore e di uno esteriore. Gli antichi rishi scoprirono che l'ambiente terreno e quello celeste dell'uomo lo sospingono innanzi in cicli di dodici anni sul suo naturale sentiero. Le scritture dicono che all'uomo occorre un milione d'anni d'evoluzione normale esente da malattie per perfezionare il suo cervello somatico in modo tale da poter esprimere la Coscienza Cosmica.
Mille kriya eseguiti in otto ore e mezzo danno allo yoghi, in un sol giorno, l'equivalente di mille anni d'evoluzione naturale; 365.000 anni d'evoluzione in un anno. In tre anni un Kriya Yoghi può così ottenere, con il proprio intelligente sforzo, lo stesso risultato che la natura concede in un milione d'anni. S'intende che la scorciatoia del Kriya può essere presa solamente da yogi profondamente evoluti. Con la guida di un Guru, tali chela (studenti spirituali, discepoli) hanno accuratamente preparato il loro corpo e la loro mente per poter sopportare l'enorme potenza generata dalla pratica intensiva di questa tecnica.
Il principiante Kriya Yogi esegue il suo esercizio solo da quattordici a ventiquattro volte, due volte al giorno. Alcuni yogi giungono alla liberazione in sei, dodici, ventiquattro, o quarantotto anni. Uno yogi che muore prima di avere raggiunto la piena realizzazione porta con sé il buon Karma del precedente sforzo Kriya; nella nuova vita sarà sospinto verso la Mèta Infinita.
Il corpo dell'uomo comune è come una lampada di cinquanta watt, che non può sostenere i miliardi di watt d'energia suscitati da un'eccessiva pratica del Kriya. Mediante un aumento graduale e regolare del semplice e "comprovato" metodo del Kriya, il corpo umano si trasforma astralmente giorno per giorno, e alla fine è capace di sostenere quel potenziale infinito d'energia cosmica che costituisce la prima espressione materialmente attiva dello Spirito.
Il Kriya Yoga non ha nulla in comune con i non scientifici esercizi di respirazione insegnati da alcuni zelanti mali informati. I tentativi di trattenere per forza il fiato nei polmoni sono contro natura, e inoltre decisamente spiacevoli. Il Kriya invece è accompagnato fin dall'inizio da un senso di pace ritemprante, e dà sensazioni calmanti nella spina dorsale, che producono un effetto rigenerante.
Quest'antica tecnica yogica trasforma il respiro in sostanza mentale. Con l'evoluzione spirituale si diviene capace di riconoscere il respiro, quale un atto mentale: un respiro di sogno."
MANTRA YOGA
Forma di yoga prevalentemente fondato sull’impiego di mantra (brevi formule di preghiera), formule efficaci a vari livelli esoterici.
Alcuni testi ritengono che le tecniche mantriche abbiano una particolare importanza ai fini della realizzazione spirituale, altri inseriscono il mantra-yoga in un più articolato sistema di pratiche ascetiche accanto al Laya-yoga, Hatha-Yoga e Raja-yoga.
Il Mantra o Mantram (come viene chiamato in alcune regioni dell’India) è una potente e breve formula sonora spirituale che ha la capacità di trasformare la coscienza. Non c’è nulla di ipnotico o di magico, è solo una questione di pratica e soprattutto di non scoraggiarsi se non si ottengono subito i risultati sperati. Quando pratichiamo il Mantra stiamo richiamando il più grande potere che siamo in grado di concepire: possiamo chiamarlo Dio, Realtà Ultima o Sè Interiore, qualunque nome gli attribuiamo, con il Mantra stiamo richiamando la parte migliore che c’è in noi. E’ una pratica che si riscontra sia nelle religioni occidentali, dove prende il nome di Nome Santo, sia nella religione induista che in quella buddista, dove prende appunto il nome di Mantra. E’ fondamentale che una volta scelto il Mantra non si cambi, per non rischiare di fare come il contadino che per trovare l’acqua, scava innumerevoli buche in superficie senza risultato, mentre se avesse impiegato lo stesso tempo per scavarne una sola profonda l’avrebbe sicuramente trovata.Tutte le grandi religioni hanno prodotto potenti formule spirituali per poter richiamare questa Realtà Ultima che, nella tradizione cattolica e in molte altre (soprattutto in quelle ortodosse), prende il nome appunto di Nome Santo o Nome Divino.
Queste formule fanno parte di una più vasta serie di preghiere anche se il Mantra non è una vera e propria preghiera; con la preghiera, infatti, noi chiediamo qualcosa, mentre con il Mantra cerchiamo di avvicinarci al divino. Il Mantra ha anche una funzione calmante a livello mentale ed è uno dei modi più semplici per manifestare la presenza del divino. Quando lo ripetiamo mentalmente (soprattutto nelle prime volte per chi non ha ancora sviluppato tecniche di meditazione) è molto importante non distogliere l’attenzione, dopo aver raggiunto un certo livello di pratica lo si potrà anche intonare.
Quindi all’inizio sarà importante ripeterlo mentalmente senza cercare di combinare ritmicamente il Mantra con i processi fisiologici quali la respirazione ed il battito cardiaco, queste cose tenderebbero solo a sminuire il suo potere. ripetizione del Mantra è una antica tecnica dinamica con la caratteristica di possedere un potere cumulabile, infatti più lo si ripete più esso affonda le proprie radici nella nostra coscienza tanto che continueremo a ripeterlo mentalmente senza nemmeno rendercene conto. Per quanto riguarda la scelta del Mantra questa dipende sicuramente dalla società e quindi dalla cultura in cui si è cresciuti, se si è cattolici è possibile che si prediliga un Mantra cattolico, è anche vero però che ci sono persone che, proprio per questo tipo di aspetto, sono refrattarie a determinati Mantra; in questo caso si possono utilizzare delle formule che non presentano il nome implicito della divinità. Essendo i Mantra delle formule, conviene utilizzarne alcuni tra quelli testati e di potere sicuro (non è utile crearne di propri) per richiamare la divinità.Un Mantra è una combinazione di sillabe sacre che formano un nucleo di energia spirituale; il suo scopo è quello di fungere da magnete per attrarre le vibrazioni spirituali, o da lente per metterle a fuoco.Secondo le Upanishad, le antiche scritture dell'India, la dimora originale del Mantra era il Parma Akasha, o etere primordiale, l'eterno e immutabile substrato dell'universo da cui l'universo stesso è stato creato nell'emettere il primo suono, Vach. (Un simile resoconto si può trovare nel Vangelo di San Giovanni: «All'inizio era il Verbo...»).
I Mantra esistevano all'interno di questo etere ed erano percepiti direttamente dagli antichi rishi, o veggenti, che li traducevano in una struttura udibile di parole, di ritmo e di melodia.Il Mantra non è una preghiera. Una preghiera è formata da parole di supplica scelte dal devoto, mentre il Mantra è una combinazione precisa di parole e di suoni: l'incarnazione di una particolare forma di consapevolezza, o Sakti.La radice 'man' della parola Mantra significa in sanscrito "pensare"; il suffisso 'tra' deriva invece da 'trai', che vuol dire "proteggere,, o liberare dal vincolo del samsara, o del mondo fenomenico".
Di conseguenza la traduzione del termine Mantra è: "Il pensiero che libera e protegge".In un Mantra ci sono però molti livelli di significato che devono essere sperimentati perché siano effettivamente compresi, in quanto una spiegazione intellettuale abbraccia soltanto una piccola parte di ciò che esso vuole dire.Il canto, o la recitazione, dei Mantra attiva e accelera la forza creativa spirituale, promuovendo armonia in tutte le parti dell'essere umano. Il devoto viene gradualmente convertito in un centro vivente di vibrazione spirituale, che è sintonizzato con qualche altro centro di vibrazione infinitamente più potente, e tale energia può essere acquisita e diretta a beneficio di chi la usa e di altri.
Forma di yoga prevalentemente fondato sull’impiego di mantra (brevi formule di preghiera), formule efficaci a vari livelli esoterici.
Alcuni testi ritengono che le tecniche mantriche abbiano una particolare importanza ai fini della realizzazione spirituale, altri inseriscono il mantra-yoga in un più articolato sistema di pratiche ascetiche accanto al Laya-yoga, Hatha-Yoga e Raja-yoga.
Il Mantra o Mantram (come viene chiamato in alcune regioni dell’India) è una potente e breve formula sonora spirituale che ha la capacità di trasformare la coscienza. Non c’è nulla di ipnotico o di magico, è solo una questione di pratica e soprattutto di non scoraggiarsi se non si ottengono subito i risultati sperati. Quando pratichiamo il Mantra stiamo richiamando il più grande potere che siamo in grado di concepire: possiamo chiamarlo Dio, Realtà Ultima o Sè Interiore, qualunque nome gli attribuiamo, con il Mantra stiamo richiamando la parte migliore che c’è in noi. E’ una pratica che si riscontra sia nelle religioni occidentali, dove prende il nome di Nome Santo, sia nella religione induista che in quella buddista, dove prende appunto il nome di Mantra. E’ fondamentale che una volta scelto il Mantra non si cambi, per non rischiare di fare come il contadino che per trovare l’acqua, scava innumerevoli buche in superficie senza risultato, mentre se avesse impiegato lo stesso tempo per scavarne una sola profonda l’avrebbe sicuramente trovata.Tutte le grandi religioni hanno prodotto potenti formule spirituali per poter richiamare questa Realtà Ultima che, nella tradizione cattolica e in molte altre (soprattutto in quelle ortodosse), prende il nome appunto di Nome Santo o Nome Divino.
Queste formule fanno parte di una più vasta serie di preghiere anche se il Mantra non è una vera e propria preghiera; con la preghiera, infatti, noi chiediamo qualcosa, mentre con il Mantra cerchiamo di avvicinarci al divino. Il Mantra ha anche una funzione calmante a livello mentale ed è uno dei modi più semplici per manifestare la presenza del divino. Quando lo ripetiamo mentalmente (soprattutto nelle prime volte per chi non ha ancora sviluppato tecniche di meditazione) è molto importante non distogliere l’attenzione, dopo aver raggiunto un certo livello di pratica lo si potrà anche intonare.
Quindi all’inizio sarà importante ripeterlo mentalmente senza cercare di combinare ritmicamente il Mantra con i processi fisiologici quali la respirazione ed il battito cardiaco, queste cose tenderebbero solo a sminuire il suo potere. ripetizione del Mantra è una antica tecnica dinamica con la caratteristica di possedere un potere cumulabile, infatti più lo si ripete più esso affonda le proprie radici nella nostra coscienza tanto che continueremo a ripeterlo mentalmente senza nemmeno rendercene conto. Per quanto riguarda la scelta del Mantra questa dipende sicuramente dalla società e quindi dalla cultura in cui si è cresciuti, se si è cattolici è possibile che si prediliga un Mantra cattolico, è anche vero però che ci sono persone che, proprio per questo tipo di aspetto, sono refrattarie a determinati Mantra; in questo caso si possono utilizzare delle formule che non presentano il nome implicito della divinità. Essendo i Mantra delle formule, conviene utilizzarne alcuni tra quelli testati e di potere sicuro (non è utile crearne di propri) per richiamare la divinità.Un Mantra è una combinazione di sillabe sacre che formano un nucleo di energia spirituale; il suo scopo è quello di fungere da magnete per attrarre le vibrazioni spirituali, o da lente per metterle a fuoco.Secondo le Upanishad, le antiche scritture dell'India, la dimora originale del Mantra era il Parma Akasha, o etere primordiale, l'eterno e immutabile substrato dell'universo da cui l'universo stesso è stato creato nell'emettere il primo suono, Vach. (Un simile resoconto si può trovare nel Vangelo di San Giovanni: «All'inizio era il Verbo...»).
I Mantra esistevano all'interno di questo etere ed erano percepiti direttamente dagli antichi rishi, o veggenti, che li traducevano in una struttura udibile di parole, di ritmo e di melodia.Il Mantra non è una preghiera. Una preghiera è formata da parole di supplica scelte dal devoto, mentre il Mantra è una combinazione precisa di parole e di suoni: l'incarnazione di una particolare forma di consapevolezza, o Sakti.La radice 'man' della parola Mantra significa in sanscrito "pensare"; il suffisso 'tra' deriva invece da 'trai', che vuol dire "proteggere,, o liberare dal vincolo del samsara, o del mondo fenomenico".
Di conseguenza la traduzione del termine Mantra è: "Il pensiero che libera e protegge".In un Mantra ci sono però molti livelli di significato che devono essere sperimentati perché siano effettivamente compresi, in quanto una spiegazione intellettuale abbraccia soltanto una piccola parte di ciò che esso vuole dire.Il canto, o la recitazione, dei Mantra attiva e accelera la forza creativa spirituale, promuovendo armonia in tutte le parti dell'essere umano. Il devoto viene gradualmente convertito in un centro vivente di vibrazione spirituale, che è sintonizzato con qualche altro centro di vibrazione infinitamente più potente, e tale energia può essere acquisita e diretta a beneficio di chi la usa e di altri.
So già cosa state pensando: qui passiamo alla parte scandalosa! Ma si tratta di un errore comune: quello di identificare il tantra con il sesso è una generalizzazione assolutamente fuori luogo, che non ha motivo di essere.
È vero che il sesso rientra tra le pratiche tantriche, ma, come vedremo, si tratta di una fase minore e che riguarda gli iniziati esperti, che dunque si incontra in una fase molto avanzata dell’apprendimento, cui di solito non accede chi segue un comune corso per principianti. Il tantra si concentra molto sull’energia del corpo e della mente, e sul loro potere; la meditazione lavora con potenti simboli volti a unire le polarità maschile e femminile presenti nell’universo e in ognuno di noi (quelle che, in altre tradizioni, vengono dette yin e yang) al fine dell’evoluzione spirituale.Contrariamente ad altre correnti, viene data molta importanza al corpo, il quale non va mortificato con pratiche ascetiche; il corpo riveste per l’essere umano un’importanza non inferiore a quella della mente, e dobbiamo prenderci cura delle sue esigenze per raggiungere il benessere globale. Gli istinti dunque non vanno negati né repressi, bensì organizzati in maniera tale da contribuire al nostro percorso esistenziale verso la trascendenza. Non esiste il rifiuto delle cose mondane, ma l’armonico unirsi di corpo e mente, di spiritualità e piacere dei sensi.
TANTRA YOGA (tantra induista)
Con queste termine si indicano globalmente le varie tecniche yoghiche che si basano sul tantra.
Rientrano nello yoga tantrico le seguenti VIE:
• hatha-yoga
• laya-yoga
• mantra-yoga
• raja-yoga
Ha le sue basi nei fondamenti della filosofia Samkya e Vedanta.La parola tantra deriva da due temi: tan, che significa tendere, distendere, produrre, comporre, telaio, trama, struttura e tra, liberare.La sua letteratura è notevolmente estesa e assume il nome stesso di Tantra, quindi i Tantra sono i libri in cui vengono esplicitati i metodi atti a pervenire alla liberazione.Il tantra agisce sul corpo, la mente e lo spirito e non deve essere confuso con una “sessualità spirituale”.
IL tantra-yoga ricerca e attiva l’energia spirituale latente nel corpo umano (Kundalinî), ricompone l’apparente dualità di Purusha e Prakrti nell’unità.Questo aspetto di un apparente dualismo, tra l’assoluto e la realtà fenomenica (la natura), è sottolineato e risolto, dal tantrismo mediante l’unione mistica ed erotica di Shiva e la Sakti.
Nella coppia divina, l’unità è costituita da due polarità intrecciate e indivisibili che esprimono l’aspetto statico e quello dinamico, l’assoluto e la sua manifestazione sono inscindibili ed eternamente abbracciati in una relazione amorevole e di reciproco abbandono.
Testi di orientamento tantrico:
Hatha Yoga Pradipika (XV, XVI sec.),Siva Samhita (datazione imprecisabile),Gherandasamhita ((XVI-XVII sec.)
È vero che il sesso rientra tra le pratiche tantriche, ma, come vedremo, si tratta di una fase minore e che riguarda gli iniziati esperti, che dunque si incontra in una fase molto avanzata dell’apprendimento, cui di solito non accede chi segue un comune corso per principianti. Il tantra si concentra molto sull’energia del corpo e della mente, e sul loro potere; la meditazione lavora con potenti simboli volti a unire le polarità maschile e femminile presenti nell’universo e in ognuno di noi (quelle che, in altre tradizioni, vengono dette yin e yang) al fine dell’evoluzione spirituale.Contrariamente ad altre correnti, viene data molta importanza al corpo, il quale non va mortificato con pratiche ascetiche; il corpo riveste per l’essere umano un’importanza non inferiore a quella della mente, e dobbiamo prenderci cura delle sue esigenze per raggiungere il benessere globale. Gli istinti dunque non vanno negati né repressi, bensì organizzati in maniera tale da contribuire al nostro percorso esistenziale verso la trascendenza. Non esiste il rifiuto delle cose mondane, ma l’armonico unirsi di corpo e mente, di spiritualità e piacere dei sensi.
TANTRA YOGA (tantra induista)
Con queste termine si indicano globalmente le varie tecniche yoghiche che si basano sul tantra.
Rientrano nello yoga tantrico le seguenti VIE:
• hatha-yoga
• laya-yoga
• mantra-yoga
• raja-yoga
Ha le sue basi nei fondamenti della filosofia Samkya e Vedanta.La parola tantra deriva da due temi: tan, che significa tendere, distendere, produrre, comporre, telaio, trama, struttura e tra, liberare.La sua letteratura è notevolmente estesa e assume il nome stesso di Tantra, quindi i Tantra sono i libri in cui vengono esplicitati i metodi atti a pervenire alla liberazione.Il tantra agisce sul corpo, la mente e lo spirito e non deve essere confuso con una “sessualità spirituale”.
IL tantra-yoga ricerca e attiva l’energia spirituale latente nel corpo umano (Kundalinî), ricompone l’apparente dualità di Purusha e Prakrti nell’unità.Questo aspetto di un apparente dualismo, tra l’assoluto e la realtà fenomenica (la natura), è sottolineato e risolto, dal tantrismo mediante l’unione mistica ed erotica di Shiva e la Sakti.
Nella coppia divina, l’unità è costituita da due polarità intrecciate e indivisibili che esprimono l’aspetto statico e quello dinamico, l’assoluto e la sua manifestazione sono inscindibili ed eternamente abbracciati in una relazione amorevole e di reciproco abbandono.
Testi di orientamento tantrico:
Hatha Yoga Pradipika (XV, XVI sec.),Siva Samhita (datazione imprecisabile),Gherandasamhita ((XVI-XVII sec.)
Pilates e lo yoga pre-parto,
sono ginnastiche posturali, che, con i loro esercizi e movimenti dolci, sono molto indicate per la gravidanza, ed hanno l'obiettivo di preparare la postura e la muscolatura per favorire un parto efficiente, sano, ed un veloce recupero della forma nel “post-parto”.
La gravidanza, è un momento ricchissimo di cambiamenti, una fase in cui il nostro corpo si trasforma per ospitare la nuova vita che cresce al suo interno. Per vivere questa fantastica esperienza nel migliore dei modi, è consigliabile tenersi in forma.Il Pilates e lo yoga, garantiscono tutta una serie di vantaggi per il nostro benessere sia psicologico sia soprattutto, fisico: un po’ di movimento aiuta a tenere sotto controllo il naturale aumento di massa corporea legato all’attesa, nonché a mantenere funzionale l’apparato circolatorio e per di più dona una gradevole sensazione di benessere favorendo un rapporto di armonia, tra mente e corpo e spirito. Occorrerà un po’ di applicazione e di costanza, ma i risultati si faranno vedere presto. Praticando il Pilates e lo yoga, preferibilmente ogni giorno, aiuterai muscoli e articolazioni a sciogliersi, con tanti benefici per gli organi interni e per la colonna vertebrale. La schiena si irrobustirà preparandosi a sostenere il peso del pancione che cresce costantemente, la zona lombare diventerà più tonica anche in preparazione per il parto e gli esercizi di respirazione strettamente connessi al pilates e allo yoga, aiuteranno la futura mamma anche durante il travaglio. Anche dopo che il nostro piccolo è venuto alla luce, è consigliabile praticare pilates e yoga, per rimetterci in forma gradualmente e per recuperare la tonicità che il nostro corpo aveva prima della gravidanza.
Il Pilates è indicato nella gravidanza, perché aiuta a:
Consapevolizzeremo il respiro, e impareremo le giuste modalità di respirazione durante il travaglio, in generale la respirazione deve essere controllata e precisa per aiutare a eseguire gli esercizi senza affaticarsi inutilmente;
* Consapevolizzeremo la postura del tronco che è visto come centro di forza e di controllo di tutto il corpo (chiamata Power House o Box);
* Imparerai a mobilizzare, rinforzare e rendere elastico il Pavimento Pelvico e il Diaframma;
* Imparerai a sviluppare l’equilibrio della postura, aiutandoti a prevenire e ridurre il mal di schiena (Sollecitata dall’aumento del peso e dallo spostamento del baricentro);
* Imparerai come ogni esercizio Aumenta la circolazione, in modo da prevenire le vene varicose e la tanto odiata cellulite;
* Imparerai a ricercare, in ogni gesto, la precisione nel movimento, e l’isolamento di muscoli non necessari, per ottenere il massimo risultato dall’esercizio, con il minimo sforzo;
* Imparerai a tonificare i muscoli addominali per evitare che si separino e\o strappino facilmente sotto la pressione della gravidanza (linea alba);
* Imparerai a Rilassarti riducendo i dolori in generale;
* Imparerai a concentrarti, per ridurre tensioni fisiche, emozionali, mentali;
* Imparerai la fluidità, che deriva dalla padronanza e dall’unione di tutti gli elementi fin qui elencati;
* Imparerai come far sparire la pancetta, e soprattutto... a non farla più ri-tornare..
Nel corso di Pilates “Pre-Parto” di Cristian Sinisi Imparerai l’anatomia del bacino, dell’utero, del diaframma, del seno e le fasi generali dello sviluppo del feto, ritengo che queste informazioni siano generali e importantissime da acquisire, per poter parlare la stessa lingua, potrete incontrare altre donne che, come voi, stanno vivendo questa fase di continui cambiamenti, con le quali potrete condividere esperienze, informazioni ed emozioni, inoltre ti aiuteranno a capire la cosa meravigliosa che sta accadendo al tuo corpo, in questo particolare momento della tua vita. Ovviamente la sicurezza della gestante e del bambino è una priorità assoluta, perciò ogni esercizio è controllato in modo da eliminare gesti che comportano rischi di infortuni, cadute o traumi. In Nessun esercizio si sentirà sforzo, fastidio e disagio.
Programma “Pilates e yoga” In Gravidanza di Cristian Sinisi:
* Introduzione, e conoscenza dei partecipanti;
* Storia del Pilates;
* Cenni di anatomia del bacino, Diaframma, Addominali, Utero, Sviluppo del Feto;
* Cenni sull’aromaterapia per prevenire, ridurre le smagliature
* Esercizi base di Pilates per aumentare la consapevolezza della postura e del respiro;* Esercizi di matwork (lavoro sul tappetino a corpo libero);
* Esercizi di Respirazione Yoga e respirazione Pilates;
* Esercizi di consapevolezza interiore;
* Esercizi di visualizzazione guidata;
* Esercizi di rilassamento: training autogeno, V.A.K., Yoga nidra;
* Lavoro sulla creatività e sul rilascio di emozioni limitanti;
* Nutrizione Adeguata studio ed elaborazioni individuali con nutrizionista;
* Domande, opinioni, sensazioni e casi studio con Ostetrica;
Programma Yoga - Pilates Post Parto by Cristian Sinisi
* Esercizi Pilates Matwork Advanced
* Esercizi Pilates di tonificazione con piccoli attrezzi: Ring - Elastiband - Ball - Roller -
* Esercizi di Visualizzazione Yoga, per il recupero della forma fisica;
* Nutrizione Adeguata studio ed elaborazioni individuali con Nutrizionista.
Indicazioni Generali
Di solito, per prudenza, si consiglia, se non si è mai praticato Pilates e Yoga prima della gravidanza, di aspettare che sia passato il primo trimestre della gravidanza, dopo il quale si può praticare il “pilates e yoga”, anche fino all’ ultimo mese.
E al Bambinio cosa accade mentre le mamme praticano Pilates e Yoga?“
Mentre tonificate, rafforzate e ri-allineate il vostro corpo, il Pilates, per mamma e bambino permetterà al vostro piccino di accompagnarvi negli esercizi. In senso letterale! Sarete in grado di coinvolgere il bambino o la bambina nell’allenamento, rotolandovi, sollevandovi e dondolandovi insieme, e allo stesso tempo, facendo lavorare l’intero tronco. Sarà una grande opportunità per giocare con il piccolo, stimolandolo, e al tempo stesso per aumentare la difficoltà e l’efficacia del vostro allenamento grazie alla sua presenza. Il fatto che vostro figlio sia parte attiva degli esercizi non deve portarvi a credere, tuttavia, che il Pilates per mamma e bambino non sia un programma serio e intenso. In lassi di tempo brevi, concentrati ed estremamente produttivi il Pilates per mamma e bambino potrà cambiare decisamente il vostro aspetto fisico, il vostro portamento e la percezione che avrete di voi stesse."
Tratto dal libro: Pilates per Mamme e Bambini di Holly Jean Cosner - Stacy Malin Pilates
Pilates e Yoga Post parto
Dopo -2 mesi dalla nascita del bambino, la mamma potrà riprendere l’ allenamento, anche se ha avuto un parto cesareo. Dopo il parto, la donna può sollecitare maggiormente i muscoli addominali e la pancetta (che spesso rimane dopo il parto) si asciuga velocemente. Gli esercizi del pilates aiutano la schiena a ritrovare la giusta postura e a sciogliere le tensioni, soprattutto nella parte alta che si irrigidisce durante l’ allattamento.
sono ginnastiche posturali, che, con i loro esercizi e movimenti dolci, sono molto indicate per la gravidanza, ed hanno l'obiettivo di preparare la postura e la muscolatura per favorire un parto efficiente, sano, ed un veloce recupero della forma nel “post-parto”.
La gravidanza, è un momento ricchissimo di cambiamenti, una fase in cui il nostro corpo si trasforma per ospitare la nuova vita che cresce al suo interno. Per vivere questa fantastica esperienza nel migliore dei modi, è consigliabile tenersi in forma.Il Pilates e lo yoga, garantiscono tutta una serie di vantaggi per il nostro benessere sia psicologico sia soprattutto, fisico: un po’ di movimento aiuta a tenere sotto controllo il naturale aumento di massa corporea legato all’attesa, nonché a mantenere funzionale l’apparato circolatorio e per di più dona una gradevole sensazione di benessere favorendo un rapporto di armonia, tra mente e corpo e spirito. Occorrerà un po’ di applicazione e di costanza, ma i risultati si faranno vedere presto. Praticando il Pilates e lo yoga, preferibilmente ogni giorno, aiuterai muscoli e articolazioni a sciogliersi, con tanti benefici per gli organi interni e per la colonna vertebrale. La schiena si irrobustirà preparandosi a sostenere il peso del pancione che cresce costantemente, la zona lombare diventerà più tonica anche in preparazione per il parto e gli esercizi di respirazione strettamente connessi al pilates e allo yoga, aiuteranno la futura mamma anche durante il travaglio. Anche dopo che il nostro piccolo è venuto alla luce, è consigliabile praticare pilates e yoga, per rimetterci in forma gradualmente e per recuperare la tonicità che il nostro corpo aveva prima della gravidanza.
Il Pilates è indicato nella gravidanza, perché aiuta a:
Consapevolizzeremo il respiro, e impareremo le giuste modalità di respirazione durante il travaglio, in generale la respirazione deve essere controllata e precisa per aiutare a eseguire gli esercizi senza affaticarsi inutilmente;
* Consapevolizzeremo la postura del tronco che è visto come centro di forza e di controllo di tutto il corpo (chiamata Power House o Box);
* Imparerai a mobilizzare, rinforzare e rendere elastico il Pavimento Pelvico e il Diaframma;
* Imparerai a sviluppare l’equilibrio della postura, aiutandoti a prevenire e ridurre il mal di schiena (Sollecitata dall’aumento del peso e dallo spostamento del baricentro);
* Imparerai come ogni esercizio Aumenta la circolazione, in modo da prevenire le vene varicose e la tanto odiata cellulite;
* Imparerai a ricercare, in ogni gesto, la precisione nel movimento, e l’isolamento di muscoli non necessari, per ottenere il massimo risultato dall’esercizio, con il minimo sforzo;
* Imparerai a tonificare i muscoli addominali per evitare che si separino e\o strappino facilmente sotto la pressione della gravidanza (linea alba);
* Imparerai a Rilassarti riducendo i dolori in generale;
* Imparerai a concentrarti, per ridurre tensioni fisiche, emozionali, mentali;
* Imparerai la fluidità, che deriva dalla padronanza e dall’unione di tutti gli elementi fin qui elencati;
* Imparerai come far sparire la pancetta, e soprattutto... a non farla più ri-tornare..
Nel corso di Pilates “Pre-Parto” di Cristian Sinisi Imparerai l’anatomia del bacino, dell’utero, del diaframma, del seno e le fasi generali dello sviluppo del feto, ritengo che queste informazioni siano generali e importantissime da acquisire, per poter parlare la stessa lingua, potrete incontrare altre donne che, come voi, stanno vivendo questa fase di continui cambiamenti, con le quali potrete condividere esperienze, informazioni ed emozioni, inoltre ti aiuteranno a capire la cosa meravigliosa che sta accadendo al tuo corpo, in questo particolare momento della tua vita. Ovviamente la sicurezza della gestante e del bambino è una priorità assoluta, perciò ogni esercizio è controllato in modo da eliminare gesti che comportano rischi di infortuni, cadute o traumi. In Nessun esercizio si sentirà sforzo, fastidio e disagio.
Programma “Pilates e yoga” In Gravidanza di Cristian Sinisi:
* Introduzione, e conoscenza dei partecipanti;
* Storia del Pilates;
* Cenni di anatomia del bacino, Diaframma, Addominali, Utero, Sviluppo del Feto;
* Cenni sull’aromaterapia per prevenire, ridurre le smagliature
* Esercizi base di Pilates per aumentare la consapevolezza della postura e del respiro;* Esercizi di matwork (lavoro sul tappetino a corpo libero);
* Esercizi di Respirazione Yoga e respirazione Pilates;
* Esercizi di consapevolezza interiore;
* Esercizi di visualizzazione guidata;
* Esercizi di rilassamento: training autogeno, V.A.K., Yoga nidra;
* Lavoro sulla creatività e sul rilascio di emozioni limitanti;
* Nutrizione Adeguata studio ed elaborazioni individuali con nutrizionista;
* Domande, opinioni, sensazioni e casi studio con Ostetrica;
Programma Yoga - Pilates Post Parto by Cristian Sinisi
* Esercizi Pilates Matwork Advanced
* Esercizi Pilates di tonificazione con piccoli attrezzi: Ring - Elastiband - Ball - Roller -
* Esercizi di Visualizzazione Yoga, per il recupero della forma fisica;
* Nutrizione Adeguata studio ed elaborazioni individuali con Nutrizionista.
Indicazioni Generali
Di solito, per prudenza, si consiglia, se non si è mai praticato Pilates e Yoga prima della gravidanza, di aspettare che sia passato il primo trimestre della gravidanza, dopo il quale si può praticare il “pilates e yoga”, anche fino all’ ultimo mese.
E al Bambinio cosa accade mentre le mamme praticano Pilates e Yoga?“
Mentre tonificate, rafforzate e ri-allineate il vostro corpo, il Pilates, per mamma e bambino permetterà al vostro piccino di accompagnarvi negli esercizi. In senso letterale! Sarete in grado di coinvolgere il bambino o la bambina nell’allenamento, rotolandovi, sollevandovi e dondolandovi insieme, e allo stesso tempo, facendo lavorare l’intero tronco. Sarà una grande opportunità per giocare con il piccolo, stimolandolo, e al tempo stesso per aumentare la difficoltà e l’efficacia del vostro allenamento grazie alla sua presenza. Il fatto che vostro figlio sia parte attiva degli esercizi non deve portarvi a credere, tuttavia, che il Pilates per mamma e bambino non sia un programma serio e intenso. In lassi di tempo brevi, concentrati ed estremamente produttivi il Pilates per mamma e bambino potrà cambiare decisamente il vostro aspetto fisico, il vostro portamento e la percezione che avrete di voi stesse."
Tratto dal libro: Pilates per Mamme e Bambini di Holly Jean Cosner - Stacy Malin Pilates
Pilates e Yoga Post parto
Dopo -2 mesi dalla nascita del bambino, la mamma potrà riprendere l’ allenamento, anche se ha avuto un parto cesareo. Dopo il parto, la donna può sollecitare maggiormente i muscoli addominali e la pancetta (che spesso rimane dopo il parto) si asciuga velocemente. Gli esercizi del pilates aiutano la schiena a ritrovare la giusta postura e a sciogliere le tensioni, soprattutto nella parte alta che si irrigidisce durante l’ allattamento.
Sai che basterebbe ridere per 15 minuti al giorno per prevenire centinaia di malattie?
Sai che un bambino ride 500 volte al giorno...?
Sai che un adulto invece, ride soltanto 15 volte?
Sai che un bambino ride 500 volte al giorno...?
Sai che un adulto invece, ride soltanto 15 volte?
Gli effetti positivi della risata, sono ormai dimostrati da molte ricerche scientifiche, i benefici dimostrati sono:
- stimola il sistema immunitarioriduce il rilascio di cortisolo e adrenalina, ormoni dello stress,
- favorisce l’eliminazione del colesterolo,riduce il rischio d’infarto,attiva la produzione di sostanze messaggere (i cosiddetti neurotrasmettitori) come il gamma interferone, che riduce fra l’altro la proliferazione delle cellule tumorali,
- ci protegge dalle allergie o ci aiuta a sopportarle meglio,
- provoca un massaggio intenso del diaframma e del plesso solare, facilitando cosí la digestione,
- rilassa i muscoli contratti e ci aiuta a respirare piú in profondità,
- allena 80 muscoli diversi, di cui 18 solo nel volto,
- ringiovanisce,
- aumenta il consumo di ossigeno e quindi favorisce i processi di combustione nelle cellule,
- imprime una spinta vigorosa alla produzione degli ormoni della felicità (serotonina),migliora la nostra forma fisica,
- attenua il dolore, favorendo un maggiore rilascio di oppiacei endogeni,stimola tutto il metabolismo, il sistema cardiocircolatorio e quello linfatico,allevia la depressione, gli stati d’ansia e le inibizioni,
- concede una pausa meditativa al cervello (quando si ride non si pensa),
- trasmette un senso di liberazione, facendoci staccare dai problemi quotidiani.Per di piú, chi ride 30 minuti dopo aver studiato, riesce anche a memorizzare meglio ciò che ha appreso.
In generale, con il corso di yoga della risata tenuto dal maestro Cristian Sinisi, allontaniamo anche la malasorte, anziché rimuginare su eventi spiacevoli, stimoleremo la nostra creatività e positività così riusciremo a risolvere piú facilmente tutti i nostri problemi e contrattempi.
"è una forma di salute contagiosa!„
Chi inizia la giornata ridendo, l’ha già ipotecata bene per sé“Ma cosa si fa nel corso di yoga della risata ???Il Maestro Cristian Sinisi, lo definisce con uno slogan ben chiarificatore:“Niente gambe intrecciate, solo risate”.
Per entrare nel dettaglio del corso di yoga della risata, il Maestro Cristian Sinisi, , ci definisce il programma, in pratica il corso di yoga della risata è un contenitore, che dona l’opportunità di Ri-consapevolizzare le persone all’uso del buon umore, della felicità e della gioia, per poter affrontare ogni accadimento, per poter essere positivi.
Programma del corso di yoga della risata, insegnato da Cristian Sinisi, inizia con una presentazione dei partecipanti, per poter distendere il clima iniziale, viene poi spiegato il programma del corso di yoga della risata, e si praticano alcuni esercizi di riscaldamento YOGA; poi il corso prosegue con esercizi di comunicazione e ascolto attivo tra i partecipanti, l’uso dell’ascolto attivo aiuta a migliorare le capacità di relazione tra noi e gli altri, nella famiglia, nel lavoro, in ogni occasione, insomma, dove si debba comunicare.
Questo crea i presupposti per poter “Comunicare col cuore”.
Il corso di Yoga della risata, Educa alla gioia, al buon umore, alla felicità.
Si mimerà “Il risveglio felice con l’uso della Risata, con il canto, la musica e il ballo degli elementi (terra – acqua – fuoco – aria),
Poi una parte del corso di yoga della risata è dedicata al “Farsi le coccole” per prendere contatto con noi stessi e con gli altri, in modo soave, delicato e rispettoso.Nel corso di yoga della risata si parla anche di
“Attività degli angeli: giocare, cantare, suonare, ballare e soprattutto ridere”;
Useremo il potere dei suoni per “I Chakra e le vocali della risata”.
Nel corso di yoga della risata, con il maestro Cristian Sinisi, daremo anche spazio agli sfoghi, per eliminare emozioni negative bloccate e/o somatizzate dai partecipanti, le conoscenze del docente, permetteranno ai partecipanti, di “sfogarsi liberamente” eliminando i traumi, senza nessun trauma, in modo dolce e soave.Tutto lo svolgimento del corso di yoga della risata del maestro Cristian Sinisi, è farcito qua e la con scoppi di risate contagiose per rallegrare e renderci sereni, felici nel “qui e ora”.
Il corso di yoga della risata, insegna a prendere la vita con filosofia, a ridere, ad utilizzare il pensiero positivo, a comunicare con il cuore, a superare egoismi, a farci uscire dagli schemi abituali, a stimolare il contatto con gli altri, a rompere catene e conflitti interiori, insomma, ci aiuta a vivere con gioia.
Orari del corso dalle 9:30 alle 17:30.Quota d’iscrizione al corso di yoga della risata è € . . . . . . . . .
Dispensa inclusa.
Iscrizioni aperte fino a 15 giorni antecedenti il corso, non si accettanoiscrizioni prive di modulo e caparra. Per iscriversi:
1) compilare il modulo che si trova sui portali: www.yogadellarisata.com inviarlo via fax 0523/884285 - o via e-mail: info@yogadellarisata.com
2) Inviare caparra d’iscrizione tramite vaglia postale o bonifico bancario.
Occorrente: abiti comodi - tappetino – biro – voglia di divertirsi. Il corso di yoga della risata è aperto a tutte le persone (anche senza nessuna conoscenza sullo yoga), che desiderano migliorare i propri rapporti con se stessi, con gli altri e con la vita, ed essere sereni e positivi.
“Chi è maestro nell'arte di vivere distingue poco tra il suo lavoro e il suo tempo libero, tra la sua mente e il suo corpo, la sua educazione e la sua ricreazione, il suo amore e la sua religione. Persegue semplicemente la sua visione dell'eccellenza in qualunque cosa egli faccia, lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando. Lui, pensa sempre di fare entrambe le cose insieme (detto zen)".
YOGA per la 3^ età
La terza età diventa più difficile man mano che la vita dell’uomo si allunga sempre di più. Inoltre ci sono vari fattori che costituiscono l’età di una persona che vanno al di là del numero di anni.Per sempio si può parlare di età :BIOLOGICA (cioè come è invecchiato il suo corpo e i suoi organi vitali) ;PSICOLOGICA (cioè come si adatta al suo ambiente)FUNZIONALE ( cioè come l’individuo riesce a rispondere alle proprie esigenze personali senza chiedere aiuto ad altri).Nel 1900 la vita media era di 48 anni, nel 1990 la vita è di 75 anni, questo fa capire che la citata terza età diventa un’area più ampia della vita di ognuno :Si prevede che negli Stati Uniti nel 2080, più di un milione di centenari, arriveremo così a formare una quarta età.Aspetti BiologiciAlterazione dei vasi sanguigni (arteriosclerosi)= perdita di elasticità e permeabilità delle pareti dei vasi: capillari, arteriole;Alterazioni ormonali = vari fattori, tiroidei, adenoipofisari ecc..;Alterazioni della sostanza organizzata = Come una macchina si consuma col tempo, e porta all’usura anche il corpo deperisce, molto è influenzato dalla perdita dell’acqua;Diminuizioni dell’attività metabolica = Ciò accade per l’insufficiente eliminazione di scorie;Diminuzione di funzioni fondamentali = minor capacità di risposta al freddo, alla pressione atmosferica ecc.Aspetti Sociali \ PsicologiciEmarginazione = nella nostra società si è affermata la convinzione che il valore di una persona sia associato al suo grado di produttività, sull’onda del fatto che il lavoro sarebbe il 1° dovere dell’uomo. Per cui si è portati ad emarginare giovani (perchè dovrebbero solo studiare) e anziani (perchè dovrebbero solo riposare), la reazione che così si ottiene è: da parte dei giovani la contestazione, la violenza, la droga; da parte degli anziani la solitudine, depressione, disperazione. Questi fatti portano a una minor voglia di muoversi, di entrare in relazione con gli altri e quindi alla solitudine
DATI CLINICI (ovvero: cosa accade al corpo nella terza età)
LE CATTIVE NOTIZIE
* Oltre i 30 anni, la capacità cardiovascolare diminuisce dell’ 1% ogni anno;
* A 45 anni c’è una riduzione dei vasi sanguigni del 30% circa ;
* Ogni 10 anni le fibre muscolari si riducono fino al 5% ;
* A 70 anni il corpo brucia il 10% di calorie in meno quando è a riposo ;
* Le articolazioni ossee possono avere il 30% di flessibilità in meno, in generale c’è più fragilità;
* Un Uomo di 70 anni avrà perso in media dal 15 al 20% della sua conformazione ossea, Una Donna ne perderà in media dal 25 al 30% ;
* A 75 anni la capacità polmonare sarà molto diminuita;
* Un Uomo riceve il 50% di ossigeno in meno - una donna il 30% in meno;
* Con l’avanzare dell’età c’è un restringimento dell’altezza anche di 3 cm per l’uomo e di 5cm per la donna ; anche I reni si restringono;
* Se si aggiunge anche carenza di calcio si avrà osteoporosi (il 25% delle donne oltre i 50 anni, soffre di questo disturbo);
DATI CLINICI (ovvero: cosa accade al corpo nella terza età)
LE BUONE NOTIZIE
La senescenza è un processo inevitabile, ma quello che possiamo dire è che può essere molto rapido, oppure graduale,leggero con una velocità controllata, che può essere più lenta a seconda dello stato di salute dell’individuo. Si può addirittura mandare indietro l’orologio biologico.
* Ogni perdita prima menzionata può essere almeno in parte recuperata, soprattutto:> funzionamento cardiaco;> conformazione ossea ;> funzionamento generale degli organi> capacità respiratoria ;
* L’attività fisica, fa si che i muscoli e le ossa si rigenerino e proseguano nella loro rigenerazione fino a 36 ore dopo l’attività fisica svolta, occorre costanza e frequenza per risultati significativi altrimenti dopo 72 ore avremo perso ciò che avevamo guadagnato;
* L’attività fa si che ci sia un miglior apporto di ossigeno in tutto il corpo migliorando così la funzionalità di cuore (rendendoci più immuni da attacchi di fibrillazione \ arresti cardiaci), polmoni e la maggior parte degli organi interni,aiuta per problemi di menopausa e prostati
* Attività fisica riduce l’obesità, è noto ormai il rapporto tra tasso di mortalità e l’obesità;
* L’attività diminuisce il tasso del diabete, così i grassi ematici sono più contenuti; Aiuterà gli ipertesi;
* L’attività aiuta e migliora anche la mente, infatti aumenta il tasso di beta-endorfine che hanno un effetto sul corpo simile all’oppio e la morfina, ed è spesso considerata la droga della felicità,
* L’attività, aiuterà a controllarsi nell’uso di sigarette, alcool, renderà più socievoli, problemi di insonnia ecc... ;SOPRATTUTTO MIGLIORERA’ LA QUALITA’ DELLA VITA.
IL PERCHE’ DELLO YOGA NELLA TERZA ETA’
Il Dott. Paolo Lampugnani, Primario di Geriatria e medicina riabilitativa, ha fatto questo elenco di requisiti che un’attività fisica deve avere per essere rivolta alla terza età:Portare ad una attivazione globale di tutto l’organismo e comprendere un impiego funzioanle e armonioso dei vari organi e apparati ;Evitare esecuzioni violente, impegnative e troppo prolungate;Correlare l’impegno fisico alle condizioni funzionali e strutturali del singolo soggetto;Valutare per ogni esercizio l’intensità, la durata e il ritmo di ripetizione;Tenere presente che esistono rigidità delle strutture articolari ;Considerare la riduzione della forza e del tono muscolare ;Tenere presente l’involuzione dell’apparato respiratorio e circolatorio ;Far parte di un programma di vita attiva che comprende uno sforzo di adattamento globale all’ambiente.
LO YOGA RISPONDE A TUTTI QUESTI REQUISITI, INFATTI IN MOLTI CORSI, LIBRI E MATERIALE SU CORSI PER ANZIANI, GLI ESERCIZI VENGONO RIPORTATI CON NOMI DIVERSI : STRETCHING DOLCI, ESERCIZI ISOMETRICI, ESERCIZI BIOCINETICI . . . MA E’ SEMPRE YOGA. . . Provate per conoscere. DEDICATEVI IL TEMPO PER FREQUENTARE ASSIDUAMENTE E REGOLARMENTE UN CORSO DI YOGA . . . otterrete risultati sorprendenti.
La terza età diventa più difficile man mano che la vita dell’uomo si allunga sempre di più. Inoltre ci sono vari fattori che costituiscono l’età di una persona che vanno al di là del numero di anni.Per sempio si può parlare di età :BIOLOGICA (cioè come è invecchiato il suo corpo e i suoi organi vitali) ;PSICOLOGICA (cioè come si adatta al suo ambiente)FUNZIONALE ( cioè come l’individuo riesce a rispondere alle proprie esigenze personali senza chiedere aiuto ad altri).Nel 1900 la vita media era di 48 anni, nel 1990 la vita è di 75 anni, questo fa capire che la citata terza età diventa un’area più ampia della vita di ognuno :Si prevede che negli Stati Uniti nel 2080, più di un milione di centenari, arriveremo così a formare una quarta età.Aspetti BiologiciAlterazione dei vasi sanguigni (arteriosclerosi)= perdita di elasticità e permeabilità delle pareti dei vasi: capillari, arteriole;Alterazioni ormonali = vari fattori, tiroidei, adenoipofisari ecc..;Alterazioni della sostanza organizzata = Come una macchina si consuma col tempo, e porta all’usura anche il corpo deperisce, molto è influenzato dalla perdita dell’acqua;Diminuizioni dell’attività metabolica = Ciò accade per l’insufficiente eliminazione di scorie;Diminuzione di funzioni fondamentali = minor capacità di risposta al freddo, alla pressione atmosferica ecc.Aspetti Sociali \ PsicologiciEmarginazione = nella nostra società si è affermata la convinzione che il valore di una persona sia associato al suo grado di produttività, sull’onda del fatto che il lavoro sarebbe il 1° dovere dell’uomo. Per cui si è portati ad emarginare giovani (perchè dovrebbero solo studiare) e anziani (perchè dovrebbero solo riposare), la reazione che così si ottiene è: da parte dei giovani la contestazione, la violenza, la droga; da parte degli anziani la solitudine, depressione, disperazione. Questi fatti portano a una minor voglia di muoversi, di entrare in relazione con gli altri e quindi alla solitudine
DATI CLINICI (ovvero: cosa accade al corpo nella terza età)
LE CATTIVE NOTIZIE
* Oltre i 30 anni, la capacità cardiovascolare diminuisce dell’ 1% ogni anno;
* A 45 anni c’è una riduzione dei vasi sanguigni del 30% circa ;
* Ogni 10 anni le fibre muscolari si riducono fino al 5% ;
* A 70 anni il corpo brucia il 10% di calorie in meno quando è a riposo ;
* Le articolazioni ossee possono avere il 30% di flessibilità in meno, in generale c’è più fragilità;
* Un Uomo di 70 anni avrà perso in media dal 15 al 20% della sua conformazione ossea, Una Donna ne perderà in media dal 25 al 30% ;
* A 75 anni la capacità polmonare sarà molto diminuita;
* Un Uomo riceve il 50% di ossigeno in meno - una donna il 30% in meno;
* Con l’avanzare dell’età c’è un restringimento dell’altezza anche di 3 cm per l’uomo e di 5cm per la donna ; anche I reni si restringono;
* Se si aggiunge anche carenza di calcio si avrà osteoporosi (il 25% delle donne oltre i 50 anni, soffre di questo disturbo);
DATI CLINICI (ovvero: cosa accade al corpo nella terza età)
LE BUONE NOTIZIE
La senescenza è un processo inevitabile, ma quello che possiamo dire è che può essere molto rapido, oppure graduale,leggero con una velocità controllata, che può essere più lenta a seconda dello stato di salute dell’individuo. Si può addirittura mandare indietro l’orologio biologico.
* Ogni perdita prima menzionata può essere almeno in parte recuperata, soprattutto:> funzionamento cardiaco;> conformazione ossea ;> funzionamento generale degli organi> capacità respiratoria ;
* L’attività fisica, fa si che i muscoli e le ossa si rigenerino e proseguano nella loro rigenerazione fino a 36 ore dopo l’attività fisica svolta, occorre costanza e frequenza per risultati significativi altrimenti dopo 72 ore avremo perso ciò che avevamo guadagnato;
* L’attività fa si che ci sia un miglior apporto di ossigeno in tutto il corpo migliorando così la funzionalità di cuore (rendendoci più immuni da attacchi di fibrillazione \ arresti cardiaci), polmoni e la maggior parte degli organi interni,aiuta per problemi di menopausa e prostati
* Attività fisica riduce l’obesità, è noto ormai il rapporto tra tasso di mortalità e l’obesità;
* L’attività diminuisce il tasso del diabete, così i grassi ematici sono più contenuti; Aiuterà gli ipertesi;
* L’attività aiuta e migliora anche la mente, infatti aumenta il tasso di beta-endorfine che hanno un effetto sul corpo simile all’oppio e la morfina, ed è spesso considerata la droga della felicità,
* L’attività, aiuterà a controllarsi nell’uso di sigarette, alcool, renderà più socievoli, problemi di insonnia ecc... ;SOPRATTUTTO MIGLIORERA’ LA QUALITA’ DELLA VITA.
IL PERCHE’ DELLO YOGA NELLA TERZA ETA’
Il Dott. Paolo Lampugnani, Primario di Geriatria e medicina riabilitativa, ha fatto questo elenco di requisiti che un’attività fisica deve avere per essere rivolta alla terza età:Portare ad una attivazione globale di tutto l’organismo e comprendere un impiego funzioanle e armonioso dei vari organi e apparati ;Evitare esecuzioni violente, impegnative e troppo prolungate;Correlare l’impegno fisico alle condizioni funzionali e strutturali del singolo soggetto;Valutare per ogni esercizio l’intensità, la durata e il ritmo di ripetizione;Tenere presente che esistono rigidità delle strutture articolari ;Considerare la riduzione della forza e del tono muscolare ;Tenere presente l’involuzione dell’apparato respiratorio e circolatorio ;Far parte di un programma di vita attiva che comprende uno sforzo di adattamento globale all’ambiente.
LO YOGA RISPONDE A TUTTI QUESTI REQUISITI, INFATTI IN MOLTI CORSI, LIBRI E MATERIALE SU CORSI PER ANZIANI, GLI ESERCIZI VENGONO RIPORTATI CON NOMI DIVERSI : STRETCHING DOLCI, ESERCIZI ISOMETRICI, ESERCIZI BIOCINETICI . . . MA E’ SEMPRE YOGA. . . Provate per conoscere. DEDICATEVI IL TEMPO PER FREQUENTARE ASSIDUAMENTE E REGOLARMENTE UN CORSO DI YOGA . . . otterrete risultati sorprendenti.
Lo Yoga Ratna, ideato dalla Maestra Gabriella Cella è una forma di yoga profondamente radicata nella tradizione indiana ma resa accessibile alla sensibilità contemporanea, il cui nome significa "il gioiello (Ratna) dello Yoga". Questo metodo, frutto di oltre quarant'anni di studio e pratica della sua fondatrice, integra in un sistema armonioso le posizioni (asana), il controllo del respiro (pranayama), la meditazione, la ripetizione di suoni sacri (mantra) e la filosofia yogica. La peculiarità dello Yoga Ratna è la sua attenzione alla dimensione femminile e simbolica della pratica, che valorizza la fluidità, la ciclicità e l'ascolto interiore, piuttosto che la prestazione fisica. Le sequenze, spesso accompagnate dalla musica, sono concepite per risvegliare l'energia vitale (Kundalini) e riequilibrare i centri energetici (chakra), con l'obiettivo di far emergere il "gioiello" interiore di ciascun praticante, ovvero la propria natura autentica e luminosa. Più che una ginnastica, lo Yoga Ratna si propone come un vero e proprio percorso di consapevolezza e di crescita spirituale.