misteri su cui meditare
Le piramidi, in particolare quelle della piana di Giza in Egitto, rappresentano uno dei più grandi e affascinanti misteri dell'antichità, che continua a interrogare archeologi, ingegneri e ricercatori. Il mistero più profondo riguarda le tecniche costruttive: come fu possibile, con la tecnologia dell'epoca, erigere strutture come la Grande Piramide di Cheope, composta da circa 2,3 milioni di blocchi di pietra del peso medio di 2,5 tonnellate ciascuno, tagliati, trasportati e posizionati con una precisione millimetrica? L'allineamento quasi perfetto dei lati con i punti cardinali e le proporzioni matematiche che sembrano incorporare conoscenze avanzate (come il rapporto con il pi greco e la sezione aurea) sollevano interrogativi sulle conoscenze scientifiche degli antichi Egizi. A questo si aggiunge il mistero della camera del re, costruita con massicci blocchi di granito, e dei cosiddetti "condotti di aerazione", allineati con costellazioni come Orione, il cui scopo rituale o astronomico non è ancora del tutto chiarito. Nonostante le teorie più disparate, che spaziano dall'intervento di civiltà perdute a conoscenze esoteriche, la mancanza di documenti coevi che descrivano la costruzione lascia spazio a un dibattito aperto. Le piramidi non sono dunque solo maestose tombe, ma un enigma architettonico e simbolico che racchiude i segreti di una civiltà straordinariamente avanzata.
I misteri dei "giganti" sull'Isola di Pasqua, o Rapa Nui, ruotano attorno agli imponenti Moai, le iconiche statue monolitiche che da secoli custodiscono segreti irrisolti. Con un'altezza media di 4 metri (ma con esemplari che superano i 10 metri) e un peso che può raggiungere le 80 tonnellate, queste figure scolpite nel tufo vulcanico rappresentano una sfida ingegneristica straordinaria. Il mistero più profondo riguarda i metodi di trasporto e erezione: come fece la popolazione polinesiana, con tecnologie presumibilmente limitate a corde, legname e pietre, a spostare questi colossi dalle cave del vulcano Rano Raraku attraverso terreni accidentati fino alle coste dell'isola, distanti anche 18 chilometri? Le teorie più accreditate ipotizzano l'uso di un sistema di "camminamento" verticale con corde (simile a un dondolio controllato) o l'utilizzo di slitte di legno su percorsi lubrificati, ma nessuna spiegazione è pienamente conclusiva. Altri enigmi includono il significato simbolico dei Pukao, i copricapi di scoria rossa posti su alcune statue, e le motivazioni che portarono all'improvviso abbandono della loro produzione, forse legato a guerre tribali o al collasso ecologico dell'isola causato dalla deforestazione. I Moai non sono dunque semplici monumenti, ma testimoni muti di una civiltà ingegnosa il cui declino rimane un monito sull'equilibrio tra uomo e ambiente.
La Versione ufficialeScrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.
Versione non ufficiale
Non aver timore, cara piccola. Sono la Madre di Dio, che ti parla e ti domanda di rendere pubblico il presente Messaggio per il mondo intero. Ciò facendo, incontrerai forti resistenze. Ascolta bene e fa' attenzione a quello che ti dico:Gli uomini devono correggersi. Con umili suppliche, devono chiedere perdono dei peccati commessi e che potrebbero commettere. Tu desideri che Io ti dia un segno, affinché ognuno accetti le Mie Parole che dico per mezzo tuo, al genere umano. Hai visto il Prodigio del Sole, e tutti, credenti, miscredenti, contadini, cittadini, sapienti, giornalisti, laici, sacerdoti, tutti lo hanno veduto. Ora proclama a Mio Nome:
Un grande castigo cadrà sull'intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del Secolo XX. Lo avevo già rivelato ai bambini Melania e Massimino, a "La Salette", ed oggi lo ripeto a te, perché il genere umano ha peccato e calpestato il Dono che avevo fatto. In nessuna parte del mondo vi è ordine, e satana regna nei più alti posti, determinando l'andamento delle cose. Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa; egli riuscirà a sedurre gli spiriti dei grandi scienziati che inventano le armi, con le quali sarà possibile distruggere in pochi minuti gran parte dell'umanità. Avrà in potere i potenti che governano i popoli, e li aizzerà a fabbricare enormi quantità di quelle armi. E, se l'umanità non dovesse opporvisi, sarò obbligata a lasciar libero il braccio di Mio Figlio. Allora vedrai che Iddio castigherà gli uomini con maggior severità che non abbia fatto con il diluvio.
Verrà il tempo dei tempi e la fine di tutte le fini, se l'umanità non si convertirà; e se tutto dovesse restare come ora, o peggio, dovesse maggiormente aggravarsi, i grandi e i potenti periranno insieme ai piccoli e ai deboli. Anche per la Chiesa, verrà il tempo delle Sue più grandi prove. Cardinali, si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà in mezzo alle Loro file, e a Roma vi saranno cambiamenti. Ciò che è putrido cadrà, e ciò che cadrà, più non si alzerà. La Chiesa sarà offuscata, e il mondo sconvolto dal terrore. Tempo verrà che nessun Re, Imperatore, Cardinale o Vescovo, aspetterà Colui che tuttavia verrà, ma per punire secondo i disegni del Padre mio.
Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del XX secolo. Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s'innalzerà sconvolgendo e tutto affondando. Milioni e Milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita, invidieranno i morti. Da qualunque parte si volgerà lo sguardo, sarà angoscia, miseria, rovine in tutti i paesi. Vedi? Il tempo si avvicina sempre più, e l'abisso si allarga senza speranza. I buoni periranno assieme ai cattivi, i grandi con i piccoli, i Principi della Chiesa con i loro fedeli, e i regnanti con i loro popoli. Vi sarà morte ovunque a causa degli errori commessi dagl'insensati e dai partigiani di satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo, in ultimo, allorquando quelli che sopravviveranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era così pervertito.
Va, mia piccola, e proclamalo. Io a tal fine, sarò sempre al tuo fianco per aiutarti.
Messaggio di Lucia (22 Maggio 1958)
UN PENSIERO... DA MEDITARE:
"Quando il messaggio è stato ricevuto, nel 1917, nessuno ancora poteva pensare alla bomba atomica, alle sue conseguenze ed a tutte quelle altre energie, che, NEL GIRO DI POCHE ORE, POSSONO DISTRUGGERE L'UMANITÀ. Questo è sufficiente per dimostrare l'autenticità del messaggio e dovrebbe pure farci riflettere su quanto altro è stato detto e raccomandato dalla Madonna. Essa ci è Madre e, proprio come tale, vuole preservarci da ogni male sia esso spirituale, morale o fisico". (E. F.)
"Ed ecco la più grande vittoria di Satana: Ha convinto il mondo che 'LUI' non esiste!"
Il Santo Padre GIOVANNI PAOLO II ha detto: "SATANA esiste, ha un regno, un'azione logica".
Dal giornale "La Stampa" di Torino, del 27-3-1981 riportiamo l'illuminante pensiero del PAPA.
Un grande castigo cadrà sull'intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del Secolo XX. Lo avevo già rivelato ai bambini Melania e Massimino, a "La Salette", ed oggi lo ripeto a te, perché il genere umano ha peccato e calpestato il Dono che avevo fatto. In nessuna parte del mondo vi è ordine, e satana regna nei più alti posti, determinando l'andamento delle cose. Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa; egli riuscirà a sedurre gli spiriti dei grandi scienziati che inventano le armi, con le quali sarà possibile distruggere in pochi minuti gran parte dell'umanità. Avrà in potere i potenti che governano i popoli, e li aizzerà a fabbricare enormi quantità di quelle armi. E, se l'umanità non dovesse opporvisi, sarò obbligata a lasciar libero il braccio di Mio Figlio. Allora vedrai che Iddio castigherà gli uomini con maggior severità che non abbia fatto con il diluvio.
Verrà il tempo dei tempi e la fine di tutte le fini, se l'umanità non si convertirà; e se tutto dovesse restare come ora, o peggio, dovesse maggiormente aggravarsi, i grandi e i potenti periranno insieme ai piccoli e ai deboli. Anche per la Chiesa, verrà il tempo delle Sue più grandi prove. Cardinali, si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà in mezzo alle Loro file, e a Roma vi saranno cambiamenti. Ciò che è putrido cadrà, e ciò che cadrà, più non si alzerà. La Chiesa sarà offuscata, e il mondo sconvolto dal terrore. Tempo verrà che nessun Re, Imperatore, Cardinale o Vescovo, aspetterà Colui che tuttavia verrà, ma per punire secondo i disegni del Padre mio.
Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del XX secolo. Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s'innalzerà sconvolgendo e tutto affondando. Milioni e Milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita, invidieranno i morti. Da qualunque parte si volgerà lo sguardo, sarà angoscia, miseria, rovine in tutti i paesi. Vedi? Il tempo si avvicina sempre più, e l'abisso si allarga senza speranza. I buoni periranno assieme ai cattivi, i grandi con i piccoli, i Principi della Chiesa con i loro fedeli, e i regnanti con i loro popoli. Vi sarà morte ovunque a causa degli errori commessi dagl'insensati e dai partigiani di satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo, in ultimo, allorquando quelli che sopravviveranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era così pervertito.
Va, mia piccola, e proclamalo. Io a tal fine, sarò sempre al tuo fianco per aiutarti.
Messaggio di Lucia (22 Maggio 1958)
UN PENSIERO... DA MEDITARE:
"Quando il messaggio è stato ricevuto, nel 1917, nessuno ancora poteva pensare alla bomba atomica, alle sue conseguenze ed a tutte quelle altre energie, che, NEL GIRO DI POCHE ORE, POSSONO DISTRUGGERE L'UMANITÀ. Questo è sufficiente per dimostrare l'autenticità del messaggio e dovrebbe pure farci riflettere su quanto altro è stato detto e raccomandato dalla Madonna. Essa ci è Madre e, proprio come tale, vuole preservarci da ogni male sia esso spirituale, morale o fisico". (E. F.)
"Ed ecco la più grande vittoria di Satana: Ha convinto il mondo che 'LUI' non esiste!"
Il Santo Padre GIOVANNI PAOLO II ha detto: "SATANA esiste, ha un regno, un'azione logica".
Dal giornale "La Stampa" di Torino, del 27-3-1981 riportiamo l'illuminante pensiero del PAPA.
IL PAPA: "SATANA ESISTE, HA UN REGNO, UN'AZIONE LOGICA".
Il demonio esiste, ha un suo regno, ha un suo programma che "esige una stretta logica dell'azione, una logica tale che il regno del male possa reggere: anzi, che possa svilupparsi negli uomini ai quali è indirizzato".
A ricordarlo è stato il Papa che ieri pomeriggio ha celebrato in San Pietro la Messa, ormai tradizionale, per gli universitari di Roma in vista della Pasqua.
Giovanni Paolo II, che nell'omelia ha citato Newton e Einstein, ha parlato a lungo di Satana, del suo regno contrapposto a quello di Dio.
"La lotta tra il regno del male, dello spirito maligno, e il regno di Dio - ha detto - non è cessata, non è finita. È entata soltanto in una tappa nuova, anzi nella tappa definitiva. In questa tappa la lotta perdura nelle generazioni sempre nuove della storia umana".
Rivolgendosi poi direttamente ai giovani, il Pontefice ha affermato: "Imparate a pensare, a parlare e ad agire con chiarezza evangelica, chiamate peccato il peccato e non chiamatelo liberazione".
Agli uomini di buona volontà noi diciamo: passate questo messaggio alla persona che più vi sta a cuore: ve ne sarà grata, e, chi può lo stampi e lo divulghi in onore di Maria SS. e a Salvezza dell'umanità.
Il demonio esiste, ha un suo regno, ha un suo programma che "esige una stretta logica dell'azione, una logica tale che il regno del male possa reggere: anzi, che possa svilupparsi negli uomini ai quali è indirizzato".
A ricordarlo è stato il Papa che ieri pomeriggio ha celebrato in San Pietro la Messa, ormai tradizionale, per gli universitari di Roma in vista della Pasqua.
Giovanni Paolo II, che nell'omelia ha citato Newton e Einstein, ha parlato a lungo di Satana, del suo regno contrapposto a quello di Dio.
"La lotta tra il regno del male, dello spirito maligno, e il regno di Dio - ha detto - non è cessata, non è finita. È entata soltanto in una tappa nuova, anzi nella tappa definitiva. In questa tappa la lotta perdura nelle generazioni sempre nuove della storia umana".
Rivolgendosi poi direttamente ai giovani, il Pontefice ha affermato: "Imparate a pensare, a parlare e ad agire con chiarezza evangelica, chiamate peccato il peccato e non chiamatelo liberazione".
Agli uomini di buona volontà noi diciamo: passate questo messaggio alla persona che più vi sta a cuore: ve ne sarà grata, e, chi può lo stampi e lo divulghi in onore di Maria SS. e a Salvezza dell'umanità.
LE PROFEZIE DI MALACHIA "I 113 PAPI"


A quanti non credono nelle profezie, chiediamo al Maestro di yoga e meditazione
Cristian Sinisi, quale informazione possiamo ottenere sullo stato di veridicità sulle profezie.
Ogni praticante di meditazione, si trova a vivere momenti di "visione, intuizione",
questo perchè negli stati alterati di coscienza, siamo più recettivi.
Quando la mente entra in uno stato "theta", si captano frequenze che
possono varcare i limiti di tempo e spazio, come nel sonno profondo o in stoto di ipnosi.
Insegnando yoga dal 1995, ho potuto sperimentare ampie casistiche di esperienze
sia personali, sia dei suoi allievi più fedeli, grazie a queste testimonianze e ad altri studi
effettuati, possiamo affermare che tutte le informazioni dell'universo, sono a nostra
disposizione, occorre saper entrare nell'intimo, per poter poi accedere agli schedari
dell'akasha (luogo indicato da vari maestri spirituali, come sede "anagrafica"
di tutti gli episodi della terra e non solo).
Vi sono tanti maestri che hanno profetizzato, S.Malachia, Nostradamus,
ma, di molti altri si possono avere riscontri positivi nella storia, quindi superando
lo scetticismo dell'emisfero razionale, possiamo scegliere di accettare
che si possano avere visioni e intuizioni oppure non credere...
San Malachia
Cristian Sinisi, quale informazione possiamo ottenere sullo stato di veridicità sulle profezie.
Ogni praticante di meditazione, si trova a vivere momenti di "visione, intuizione",
questo perchè negli stati alterati di coscienza, siamo più recettivi.
Quando la mente entra in uno stato "theta", si captano frequenze che
possono varcare i limiti di tempo e spazio, come nel sonno profondo o in stoto di ipnosi.
Insegnando yoga dal 1995, ho potuto sperimentare ampie casistiche di esperienze
sia personali, sia dei suoi allievi più fedeli, grazie a queste testimonianze e ad altri studi
effettuati, possiamo affermare che tutte le informazioni dell'universo, sono a nostra
disposizione, occorre saper entrare nell'intimo, per poter poi accedere agli schedari
dell'akasha (luogo indicato da vari maestri spirituali, come sede "anagrafica"
di tutti gli episodi della terra e non solo).
Vi sono tanti maestri che hanno profetizzato, S.Malachia, Nostradamus,
ma, di molti altri si possono avere riscontri positivi nella storia, quindi superando
lo scetticismo dell'emisfero razionale, possiamo scegliere di accettare
che si possano avere visioni e intuizioni oppure non credere...
San Malachia
1094/5 - 2 novembre 1148 Etimologia: Malachìa = inviato da Dio, messo del Signore, dall'ebraico
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Nel monastero di Chiaravalle in Burgundia, ora in Francia, deposizione di san Malachia, vescovo di Down e Connor in Irlanda, che rinnovò la vita della sua Chiesa e, giunto a Chiaravalle mentre era in cammino per Roma, rese lo spirito al Signore alla presenza dell’abate san Bernardo.
Il vescovo S. Malachia è una delle più belle glorie che la Chiesa Cattolica vanti nella terra d’Irlanda. Nacque in quell’isola l’anno 1094 da nobili e pii genitori che lo educarono rettamente nella religione cristiana e l’avviarono assai per tempo per le vie del sapere, sotto la guida di dotti maestri. Ancora giovanissimo si diede a vita eremitica, sotto la direzione di Imaro, uomo insigne nella santità e nella penitenza. Dopo qualche tempo il pubblico venne a conoscenza delle virtù del giovane eremita e coloro che prima lo deridevano e disprezzavano furono presi da santa ammirazione. La fama della sua santità giunse anche alle orecchie dell’Arcivescovo di Armac, che per divina ispirazione lo volle ordinare sacerdote. Malachia, stimandosi indegno di tale dignità, si rifiutò, ma costretto dall’ubbidienza dovette sottomettersi. Sostenuto dalla divina grazia e irreprensibile nei costumi, ebbe dapprima l’incarico di predicare la Parola. Si dedicò a quest’apostolato con tanto zelo che in pochi anni la diocesi mutò d’aspetto. Rimasta vacante la chiesa di Cannoret, Malachia fu eletto alla dignità episcopale. Fu un nuovo rifiuto da parte sua, ma l’ubbidienza lo costrinse un’altra volta ad accettare. Fiducioso nell’aiuto divino, in breve stabilì tra quelle popolazioni una esemplare vita religiosa. Prima di morire, l’Arcivescovo di Armac aveva manifestato il desiderio di avere per successore il Santo, e clero e popolo accolsero lieti la proposta: ma un parente del defunto Arcivescovo ne usurpò la sede. Malachia, fu perseguitato, calunniato, ma alla fine la giustizia trionfò. Lasciato allora il governo di quella chiesa a Gelasio, dotto e pio vescovo, ritornò a Connoret, che divise in due diocesi, tenendo per sè la più piccola, quella cioè di Duno. In Duno formò un capitolo di Canonici Regolari, che associò a sé nel governo della diocesi, e intraprese con essi vita religiosa. S’aceresceva intanto la stima e la venerazione verso di lui, sia per le sue eccelse virtù, sia per i prodigi che operava: ma quanto più veniva esaltato, tanto più il Santo si umiliava. In un viaggio che fece in quel tempo a Roma, ricevette la potestà di Legato Apostolico d’Irlanda. Desiderando che l’Arcivescovo di Armac fosse eletto cardinale ed essendo venuto in Francia il Pontefice Eugenio III, si recò a fargli visita, ma giunto sul suolo francese ebbe notizia che il Papa era ripartito per l’Italia. Allora si recò nel convento di Chiaravalle, dove fu ricevuto da S. Bernardo e dai suoi monaci con grande allegrezza. Ma dopo pochi giorni Malachia venne colpito da improvvisa febbre: il male si aggravò e Malachià morì, secondo le sue predizioni, tra le preghiere di quei religiosi il giorno 2 novembre 1149. S. Bernardo ne fece l’elogio funebre e ne scrisse la vita.
Autore: Antonio Galuzzi - Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/37650
Martirologio Romano: Nel monastero di Chiaravalle in Burgundia, ora in Francia, deposizione di san Malachia, vescovo di Down e Connor in Irlanda, che rinnovò la vita della sua Chiesa e, giunto a Chiaravalle mentre era in cammino per Roma, rese lo spirito al Signore alla presenza dell’abate san Bernardo.
Il vescovo S. Malachia è una delle più belle glorie che la Chiesa Cattolica vanti nella terra d’Irlanda. Nacque in quell’isola l’anno 1094 da nobili e pii genitori che lo educarono rettamente nella religione cristiana e l’avviarono assai per tempo per le vie del sapere, sotto la guida di dotti maestri. Ancora giovanissimo si diede a vita eremitica, sotto la direzione di Imaro, uomo insigne nella santità e nella penitenza. Dopo qualche tempo il pubblico venne a conoscenza delle virtù del giovane eremita e coloro che prima lo deridevano e disprezzavano furono presi da santa ammirazione. La fama della sua santità giunse anche alle orecchie dell’Arcivescovo di Armac, che per divina ispirazione lo volle ordinare sacerdote. Malachia, stimandosi indegno di tale dignità, si rifiutò, ma costretto dall’ubbidienza dovette sottomettersi. Sostenuto dalla divina grazia e irreprensibile nei costumi, ebbe dapprima l’incarico di predicare la Parola. Si dedicò a quest’apostolato con tanto zelo che in pochi anni la diocesi mutò d’aspetto. Rimasta vacante la chiesa di Cannoret, Malachia fu eletto alla dignità episcopale. Fu un nuovo rifiuto da parte sua, ma l’ubbidienza lo costrinse un’altra volta ad accettare. Fiducioso nell’aiuto divino, in breve stabilì tra quelle popolazioni una esemplare vita religiosa. Prima di morire, l’Arcivescovo di Armac aveva manifestato il desiderio di avere per successore il Santo, e clero e popolo accolsero lieti la proposta: ma un parente del defunto Arcivescovo ne usurpò la sede. Malachia, fu perseguitato, calunniato, ma alla fine la giustizia trionfò. Lasciato allora il governo di quella chiesa a Gelasio, dotto e pio vescovo, ritornò a Connoret, che divise in due diocesi, tenendo per sè la più piccola, quella cioè di Duno. In Duno formò un capitolo di Canonici Regolari, che associò a sé nel governo della diocesi, e intraprese con essi vita religiosa. S’aceresceva intanto la stima e la venerazione verso di lui, sia per le sue eccelse virtù, sia per i prodigi che operava: ma quanto più veniva esaltato, tanto più il Santo si umiliava. In un viaggio che fece in quel tempo a Roma, ricevette la potestà di Legato Apostolico d’Irlanda. Desiderando che l’Arcivescovo di Armac fosse eletto cardinale ed essendo venuto in Francia il Pontefice Eugenio III, si recò a fargli visita, ma giunto sul suolo francese ebbe notizia che il Papa era ripartito per l’Italia. Allora si recò nel convento di Chiaravalle, dove fu ricevuto da S. Bernardo e dai suoi monaci con grande allegrezza. Ma dopo pochi giorni Malachia venne colpito da improvvisa febbre: il male si aggravò e Malachià morì, secondo le sue predizioni, tra le preghiere di quei religiosi il giorno 2 novembre 1149. S. Bernardo ne fece l’elogio funebre e ne scrisse la vita.
Autore: Antonio Galuzzi - Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/37650
Intorno al 1140 il vescovo Irlandese Malachia profetizzò le successioni papali, sino al tempo in cui Pietro sarebbe ritornato sulla terra per riprendere le chiavi della chiesa, secondo alcuni queste profezie sono state scritte con la collaborazione ispirata di San Bernardo.
Le profezie di Malachia si riferiscono per lo più al luogo di provenienza dei pontefici, allo stemma della famiglia o anche a eventi storici che caratterizzeranno il suo pontificato.
Esse sono costituite da 111 motti latini che descrivono in maniera impressionante i 111 papi che si sarebbero avvicendati sul trono di Pietro dal 1144 fino alla fine dei tempi.
1 Ex Castro Tiberi Celestino II. (1143-1144)
Il motto sembra alludere al paesino di origine di questo papa. Nacque a Città di castello sul Tevere.
2 Inimicus expulsus Lucio Caccianemici (1144-1145)
Il motto potrebbe avere due spiegazioni. L'allusione al cognome (Inimicus) e la brutale fine di questo papa che morì colpito da una pietra mentre veniva espulso dal Campidoglio.
3 Ex magnitude montis Beato Eugenio III (1145-1153)
Pietro Pignatelli, nativo di Montemagno (Pisa), racchiude nel paese di origine il significato del motto.
4 Abbas Suburranus Anastasio IV (1153-1154)
Corrado Suburri fu abate di S. Rudo.
5 De ruro albo Adriano IV (1154-1159)
Niccolò Breaksper, nato in Inghilterra a Sant'Albano, morì ad Anagni. Il motto deriverebbe dalla città di nascita.
6 Ex tetro carcere Antipapa Vittore IV
Gregorio Conti era Cardinale di S. Vittore, noto carcere romano.
7 Ex ansere custode Alessandro III (1159-1181)
Rolando Papero Bandinelli. Finora non è stato possibile collegare il motto a nessun avvenimento legato a questo papa.
8 De via Transtibertina Antipapa Pasquale III.
Guido da Crema ricoprì il ruolo di Cardinale in S. Maria in Trastevere. (Transtibertina).
9 Lux in ostio Lucio III (1181-1185)
Ubaldo Allucignoli fu Cardinale di Ostia. Nel motto appare chiare il riferimento sia al nome papale, sia al cognome di origine.
10 De Pannonia Tusciae Antipapa Callisto III.
Cardinale di Tuscolo, proveniva dall'Ungheria, che anticamente faceva parte di una vasta regione denominata Pannonia.
11 Sus in cribo Urbano III (1185-1187) Uberto
Crivelli aveva nel proprio stemma l'immagine di un maiale (sus). La parola cribo, inoltre sembra alludere in qualche modo al cognome Crivelli.
12 Ensis Laurentii Gregorio VIII (1187)
Alberto Mosca era Cardinale di S. Lorenzo in Lucina. Nel suo stemma campeggia una spada (ensis).
13 De schola Exiet Clemente III (1187-1191)
Paolo Scolari, Vescovo di Palestrina. Il riferim. al cognome è evidente.
14 De rure bovense Celestino III (1191-1198)
Giacinto Orsini della Casata dei Borbone.
15 Comes signatus Innocenzo III (1198-1216)
Giovanni Loterio dei conti di Tuscolo da Segni.
16 Canonicus de latere Onorio III (1216-1227)
Cencio Savelli, canonico in Laterano.
17 Avis ostiensis Gregorio IX (1227-1241)
Ugolino dei conti di Tuscolo da Segni, Cardinale di Ostia. Nel suo stemma appare un'aquila (avis).
18 Leo Sabinus Celestino IV (1241)
Goffredo Castiglioni di Milano, Vescovo di Sabina Anche in questo caso nello stemma c'è un leone.
19 Comes Laurentius Innocenzo IV (1242-1254)
Sinibaldo dei conti Fieschi, già cardinale di S. Lorenzo in Lucina.
20 Signus Ostiense Alessandro IV (1254-1261)
Rinaldo dei conti di Segni, Cardinale di Ostia cittadina di Ostia.
21 Jerusalem Campaniae Urbano IV (1261-1264)
Giacomo Troyes Pantaleone, nativo della Champagne e patriarca di Gerusalemme, eletto papa ancor prima di essere nominato cardinale.
22 Drago depressus Clemente IV (1261-1264)
Guido le Gros di Saint Gilles. Nel suo stemma vi è un'aquila che tiene stretta tra gli artigli un grosso drago.
23 Anguineus vir Gregorio X (1271-1276)
Teobaldo dei Visconti di Piacenza. Malachia lo indica come "uomo del serpente" (anguineus vir) perchè nel suo stemma campeggia in evidenza un serpente.
24 Concionator gallus Innocenzo V (1276)
Pietro di Parantasia, di origine francese (gallus) malgrado i soli cinque mesi di pontificato è unanimamente ricordato come un uomo di chiesa probo ed eccellente predicatore (concionator).
25 Bonus Comes Adriano V (1276).
Ottobono de' Conti Fieschi morì prima di essere incoronato papa.
26 Piscator tuscus Giovanni XXI (1276-1277)
Pietro di Giuliani, famoso medico e filosofo, Cardinale di Tuscolo. Il suo nome di battesimo era quello del famoso pescatore, primo papa della Chiesa cattolica.
27 Rosa Composita Niccolò III (1277-1280)
Nello stemma di Giangaetano Corsini appariva una rosa. Egli fu poi soprannominato "compositus" perchè nel corso del suo pontificato si impegnò sopratutto nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca.
28 Ex telonio liliacei Martino IV (1281-1285)
Martinii Simone di Brion, canonico e tesoriere di S.Martino di Toursin in Francia. Nel suo stemma vi erano rappresentati alcuni gigli.
29 Ex rosa leonina Onorio IV (1285-1287)
Jacopo Savelli aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.
30 Picus Inter escas Niccolo IV (1288-1292)
Il motto relativo a Gerolamo di Ascoli Piceno non è ben chiaro. L'unico accenno plausibile protrebbe essere quello alla città natale (picus).
31 Ex eremo celsus Celestino V (1294)
Pietro Anglerio da Morrone fu eremita e fondatore dell'ordine dei Celestini.
32 Ex undarum Bonifacio VIII (1294-1303)
benedictione Benedetto Gaetani. Il motto si riferisce al suo nome di battesimo ed al suo stemma nel quale figurano delle onde marine.
33 Concionator patarens Benedetto XI (1303-1304)
Nicolò Bacca-Sini era nato a Patara e apparteneva all'ordine dei predicatori (concionator).
34 De fascis aquitanicis Clemente V (1305-1314)
Lo stemma di Bertrando di Goth è costituito da fascie parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone.
35 De sutore orseo Giovanni XXII (1316-1334)
Giacomo Duese era figlio di un umile calzolaio.
36 Corvus schismaticus Antipapa Nicolò V.
Pietro Rinalducci, originario di Corvaro, fù tra i maggiori esponenti dello scisma papale.
37 Frigidus Abbas Benedetto XII (1334-1342)
Giacomo Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero do Fontanafredda.
38 Ex rosa atrebatesi Clemente VI (1342-1352).
Pietro Roger di Beaufort fu vescovo di Arras ed aveva un emblema con sei rose.
39 De montibus Pammachii Innocenzo VI (1352-1362)
Nell'emblema di Stefano Aubert campeggiano sei montagne. Egli fu eletto papa mentre era cardinale dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato "Pammacchio".
40 Gallus vicecomes Urbano V (1362-1370).
Guglielmo Grimoard, francese (gallus), fu Nunzio (comes) presso i Visconti di Milano.
41 Novus de Virgine Gregorio XI (1370-1378)
fortii Nipote di Clemente VI, Ruggero di Beaufort fu Cardinale di Santa Maria Nuova (Virgine)
42 De cruce apostolica Antipapa Clemente VII
Cardinale dei dodici apostoli. Il suo emblema raffigurava una grossa croce.
43 Luna cosmedina Antipapa Benedetto XIII.
Pietro de Luna, fu eletto papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin.
44 Schismo barcinonicum Antipapa Clemente VIII.
Canonico di Barcellona (barcinonicum) fu fautore di una politica volta a consolidare lo scisma.
45 De inferno pregnani Urbano VI (1378-1389)
Bartolomeo Prignano, napoletano, nacque in una località denominata "inferno".
46 Cubus de mixtione Bonifacio VII (1389-1404)
Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da cubi.
47 De miliore sidere Innocenzo VII (1404-1406)
Il motto si riferisce al cognome di Cosma Migliorati ed al suo stemma recante una stella.
48 Nauta de Ponte Nigro L'espressione nauta (marinaio-barcaiolo) viene
usata da Malachia per disegnare i papi che provenivano dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nato a Venezia ed era stato Cardinale Commendatario di Negroponte.
49 Flagellum solis Antipapa Alessandro V.
Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Malachia lo indica come flagellum perchè contribui ad aggravare e radicalizzare lo scisma del papato.
50 Cervus Sirenae Antipapa Giovanni XXIII
Baldassarre Cossa era nato a Napoli, città il cui emblema è rappresentato dalla sirena Partenope, ed aveva nello stemma l'immagine di un cervo.
51 Corono veli aurei Martino V (1417-1431)
L'emblema di Ottone Colonna era una corona dorata.
52 Lupa coelestina Eugenio IV (1431-1447)
Il simbolo di Gabriele Condolmer, canonico della compagnia dei Celestini era una lupa.
53 Amator Crucis Antipapa Felice V.
Lo stemma di casa Savpia di cui Amedeo VIII era principe è una croce rossa su campo bianco. L'espressione amator si riferisce probabilmente al tormento interiore ed alle accese controversie che accompagnarono questo papa in tutto l'arco del suo antipontificato.
54 De modicitate lunae Niccolò V (1447-1455)
Tommaso Parentuccelli era nato a Luni di Sarzana ed apparteneva ad una famiglia molto povera (modicitate).
55 Bos pascens Callisto III (1455-1458)
Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.
56 De capra et albergo Pio II (1458-1464).
Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei Cardinali Capranica e Albergatti.
57 De cervo et leone Paolo II (1464-1471)
Pietro Barbo era stato Cardinale di San Marco (evangelista che ha per simbolo un leone alato) e Commendatario della Chiesa di Cervia.
58 Piscator minorita Sisto IV (1471-1484)
Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.
59 Praecursor Siciliae Innocenzo VIII (1484-1492)
Giovanni Battista Cybo visse alla corte del re di Sicilia.
60 Bos Albanus in portu Alessandro Vi (1492-1503)
L'emblema di Rodrigo Borgio era um bue. Egli fu Cardinale e Vescovo di Albano e Porto.
61 De parvo homine Pio III (1503) Francesco Todeschi. Il motto farebbe riferimento
al cognome materno Piccolomini.
62 Fructus Jovis juvabit Giulio II (1503-1513)
L'emblema di Giuliano della Rovere era una quercia che nell'antichità veniva ritenuta albero sacro a Giove.
63 De craticule Leone X (1513-1521)
Politiana Il nome del padre di Giovanni de' Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola. L'espressione Politiana deriverebbe invece da Angelo Poliziano di cui egli fu discepolo.
64 Leo florentius Adriano VI (1522-1523)
Adriano Florent di Utrecht aveva come stemma leone
65 Flos pilae Clemente VII (1523-1534).
Giulio de' Medici, fiorentino, aveva nel proprio stemma una palla attorniata da gigli.
66 Hyacinthus medicorum Paolo III (1534-1549)
Alessandro Farnese, cardinale dei SS. Cosma e Damiano, aveva gigli nel suo stemma.
67 De corona montana Giulio III (1550-1555).
Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Il suo emblema raffigurava due corone.
68 Frumentum floccidum Marcello II (1555).
Marcello Cervini nacque a Montepulciano. Il suo stemma raffigura un cervo e del frumento. Qui l'aggettivo floccidum sta ad intendere la breve durata del suo pontificato di solo 23 giorni.
69 De fide Petri Paolo IV (1555-1559).
Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della fede. Il petri ricorda la "pietra" su cui fu fondata la chiesa.
70 Aesculapii pharmacum Pio IV (1559-1565).
Giovanni Angelo de' Medici. Il motto sembra derivare dal cognome della casata. Esculapio, infatti, era considerato il dio della medicina e primo medico della storia.
71 Angelus nemorosus Pio V (1566-1572).
L'aggettivo nemorosus (boscoso) starebbe ad indicare il luogo di nascita (Bosco in prov. di Alessandria) di Michele Ghisleri.
72 Medium corpus pilarum Gregorio XIII (1572-1585)
Ugo Boncompagni è passato alla storia come l'ideatore del Calendario Gregoriano.
73 Axis in medietate Sisto V (1585-1590).
signi Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a meta da un'ascia.
74 De rori coeli Urbano VII (1590)
Il motto potrebbe derivare dal fatto che GiovanBattista Castagna fu Arcivescovo di Rossano cittadina nella quale tradizione si dice fosse venuta giù la manna.
75 De antiquitate urbis Gregorio XIV (1590-1591)
Nicola Sfrondati proveniva dall'antica cittadina di Cremona.
76 Pia civitas in bello Innocenzo IX (1591).
Il motto sembra indicare il ruolo di sostegno del suo pontificato in un periodo storico caratteriz. da cruente guerre.
77 Crux romulea Clemente VIII (1592-1605).
Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una nota famiglia originaria di Roma ma da tempo radicatasi a Firenze. Nel suo stemma campeggia una croce romana.
78 Undosus vir Leone XI (1605)
Il motto si riferisce probabilmente alla breviss. durata del suo pontificato.
79 Gens perversa Paolo V (1605-1621)
Camillo Borghese. Il significato del motto è rimasto misterioso nonostante varie interpretazioni.
80 In tribulatione pacis Gregorio XV (1621-1623).
Alessandro Ludovisi istitutore della "Propaganda Fide" nel corso di tutto il suo pontificato fu faticosamente impegnato a sedare guerre e controversie politiche.
81 Lilium et rosa Urbano VIII (1623-1644).
Lo stemma di Maffeo Barberinio era animato da api che volano su gigli e rose.
82 Jacunditas crucis Innocenzo X (1644-1655)
Giovanni Battista Panphily fu proclamato papa nel giorno dell'esaltazione della croce.
83 Montium custus Alessandro VII (1655-1667)
Lo stemma di Fabio Chigi era costituito da tre colline su campeggiava una stella. Questo papa istituì nella capitale un Monte di Pietà.
84 Sidus olorum Clemente IX (1667-1669)
L'elezione di Giulio Rospigliosi avvenne nella camera dei cigni (olorum).
85 De flumine magno Clemente X (1670-1676)
Emilio Altieri fu eletto papa in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno)
86 Bellua insatiabilis Innocenzo XI (1676-1689)
Benedetto Odescalchi. Nessuna attinenza è stata finora riscontrata.
87 Poenitentia gloriosa Alessandro VIII (1689-1691)
L'elezione di Pietro Ottobuoni avvenne nel giorno di San Brunone, Santo ricordato per essere stato uno dei più grandi penitenti della Chiesa cattolica.
88 Rastrum in porta Innocenzo XII (1691-1700)
Antonio Pignatelli apparteneva all'omonima illustr. casata napoletana che risiedeva presso una porta della città soprannominata "del rastrello".
89 Flores circumdati Clemente XI (1700-1721).
Giovanni Francesco Albani aveva uno stemma incorniciato da fiori.
90 De bona religione Innocenzo XIII (1721-1724).
Michelangelo Conti, condanno aspramente ogni forma di eresia ed in particolare:Giansenismo e Quietismo
91 Miles in bello Benedetto XIII (1724-1730)
Pier Francesco Orsini. L'epoca del suo pontificato fu caratterizzata da aspre guerre.
92 Columna excelsa Clemente XII (1730-1740)
Lorenzo Corsini è ricordato sopratutto per i grandi e lussuosi edifici che fece erigere.
94 Animal rurale Benedetto XIV (1740-1758).
Non è chiaro a cosa si riferisca il motto.
95 Rosa Umbiae Clemente XIII (1758-1769)
Durante il pontificato di Carlo Rezzonico venne istituito l'ordine francescano che ebbe la sua prima sede in Umbria.
96 Ursus velox Clemente XIV (1769-1774)
Lorenzo Ganganelli, passato alla storia per aver sciolto l'ordine dei Gesuiti, aveva nel proprio stemma l'immagine di un orso.
97 Peregrinus Pio VI (1774-1799).
Apostolicus Il motto si spiega con le vicissitudini che questo Papa dovette affrontare. Giovanni Angelo Braschi, infatti, fu fatto prigioniero dai francesi e condotto da questi prima a Siena, poi a Bologna ed infine a Parma.
98 Aquila rapax Pio VII (1800-1823)
Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte. In questo caso l'aquila rapace starebbe ad indicare lo stemma napoleonico su cui campeggi un'aquila.
99 Canis et coluber Leone XII (1823-1829)
Annibale della Genga definito dai suoi collaborator fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come un serpente.
100 Vir religiosus Pio VIII (1823-1830).
Il misticismo è stato una delle maggiori caratteristiche del pontificato di Francesco Saverio dei Castigl.
101 De balneis Etruriae Gregorio XVI (1831-1836)
Bartolomeo Alberto Capellari apparteneva all'ordine dei Camaldolesi, ordine nato in terra di Etruria.
102 Crux de cruce Pio IX (1846-1878).
Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, Roma divenne capitale d'Italia. Pio IX fu dunque costretto a sovrapporre la croce papale a quella sabauda.
103 Lumen de coelo Leone XIII (1878-1903)
L'emblema di Gioacchino Pecci era una stella sullo sfondo del cielo.
104 Ignis ardens Pio X (1903-1914).
Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo.
105 Religio de populata Benedetto XV (1914-1922)
Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della grande guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all'enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra.
106 Fides intrepida Pio XI (1922-1939)
La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il nazismo rampante e il comunismo.
107 Pastor angelicus Pio XII (1939-1958).
Angelo Pacelli, fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica. A lui toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo che si preparava a risorgere dalla ceneri della guerra.
108 Pastor et nauta Giovanni XXIII (1958-1963)
Angelo Roncalli fu Patriarca di Venezia.
109 Flos florum Paolo VI (1963-1978)
Giovanbattista Montini viene profetizzato con il termine "Flos Florum", cioè fiore dei fiori, che secondo il simbolismo floreale, è il giglio. Nello stemma dei Montini appaiono difatti 3 Gigli.
110 De medietate lunae Giovanni Paolo I (1978).
Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia durò solo 31 giorni, "Il tempo di una luna" riferito al ciclo lunare. Infatti il suo pontificato durò dal 26 agosto 1978 al 25 Settembre 1978. Solo 31 Giorni !
111 De labore solis Giovanni Paolo II.
Karol Wojtyla, verrà ricordato come il papa polacco. Il motto potrebbe riferirsi al fatto che proviene da un paese dell'est (levante del sole) o dall'enorme lavoro di espansione del suo pontificato (è il papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo), che ha portato la chiesa a possedere un "regno" su sembra non tramontare mai il sole. Comunque, poiché il suo pontificato non è ancora terminato è difficile attribuire con precisione un significato al motto.
112 De gloria olivae.
Il successore di Giovanni Paolo II viene definito con l'ulivo, simbolo di pace. Sarà un portatore di pace ? Quale incognita si nasconde dietro il motto De gloria ulivae, cioè "la gloria dell'ulivo"? Alcuni commentatori hanno avanzato altre ipotesi. Potrebbe essere collegato allo stemma del nuovo cardinale, come già è avvenuto per altri papi, o alludere al cognome Oliva, appellativo abbastanza diffuso in Italia, Spagna e Corsica. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che nella tradizione
biblica il ramo d'olivo è il simbolo dei Giudei. Naturalmente non è possibile rispondere a queste domande. Non ci resta che aspettare e sperare che, almeno su queste ultime due profezie, il profeta abbia commesso un errore.
113 Petrus romanus.
L'ultimo papa prima della fine del mondo. Il nome è quanto mai suggestivo. Mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore delle chiavi del cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo.
A quest'ultimo papa che chiude la profezia, Malachia ha voluto dedicare non solo un motto ma alcuni versi latini: "In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus,qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen"
La traduzione è la seguente:"Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia."
Nel periodo di Pietro II i cristiani ritorneranno nelle catacombe, come duemila anni fa; quando essi ritorneranno alla luce del sole, la chiesa non sarà più quella di un tempo e nemmeno il mondo sarà quello del passato. Con Pietro II non ci sarà la fine del Cristianesimo, ma la fine di quel tipo di cristianesimo sorto dalle ceneri dell'impero romano d'occidente. Al vertice della chiesa non ci sarà più nessun pontefice in quanto lo spirito santo illuminerà tutti gli uomini e ci sarà come un paradiso sulla terra.
Il centro della cristianità non sarà più Roma. La città eterna verrà spazzata via in una notte d'estate, come un fuscello di paglia. E di essa non rimarra che un vago ricordo. La profezia sulla distruzione di Roma si trova in un messaggio trovato nel XVI secolo e attribuito genericamente al Monaco di Padova.
In questo messaggio si dice:"Quando l'uomo salirà sulla luna, grandi cose staranno per maturare sulla terra. Roma verrà abbandonata, come gli uomini abbandonano una vecchia megera, e del Colosseo non rimarrà che una montagna di pietre avvelenate".
Da: "De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae", stampate a Venezia
nel 1527.
Grazie al sito http://web.tiscali.it/ky/malachia_papi.html. Alcune interpretazioni sono tratte dal numero 238 del "Giornale dei misteri" dell'agosto 1991 in un articolo a firma di Mara Calabri.
Profezia perduta sul Papa nero la n.113
La profezia perduta sul Papa nero è nella tradizione popolare romana la profezia sull'elezione di un papa nero e trae origine dal motto perduto "Caput nigrum" della profezia di Malachia. Questo motto, andato perduto durante la trascrizione delle profezie, veniva prima o dopo quello del "De gloria olivae".
La "profezia perduta" è stata tramandata oralmente per secoli ed è talmente radicata nelle coscienze dei romani che all'elezione di Giovanni Paolo II, nell'udire il nome del cardinal Wojtyla la folla esclamò "il papa nero!".
Le profezie di Malachia si riferiscono per lo più al luogo di provenienza dei pontefici, allo stemma della famiglia o anche a eventi storici che caratterizzeranno il suo pontificato.
Esse sono costituite da 111 motti latini che descrivono in maniera impressionante i 111 papi che si sarebbero avvicendati sul trono di Pietro dal 1144 fino alla fine dei tempi.
1 Ex Castro Tiberi Celestino II. (1143-1144)
Il motto sembra alludere al paesino di origine di questo papa. Nacque a Città di castello sul Tevere.
2 Inimicus expulsus Lucio Caccianemici (1144-1145)
Il motto potrebbe avere due spiegazioni. L'allusione al cognome (Inimicus) e la brutale fine di questo papa che morì colpito da una pietra mentre veniva espulso dal Campidoglio.
3 Ex magnitude montis Beato Eugenio III (1145-1153)
Pietro Pignatelli, nativo di Montemagno (Pisa), racchiude nel paese di origine il significato del motto.
4 Abbas Suburranus Anastasio IV (1153-1154)
Corrado Suburri fu abate di S. Rudo.
5 De ruro albo Adriano IV (1154-1159)
Niccolò Breaksper, nato in Inghilterra a Sant'Albano, morì ad Anagni. Il motto deriverebbe dalla città di nascita.
6 Ex tetro carcere Antipapa Vittore IV
Gregorio Conti era Cardinale di S. Vittore, noto carcere romano.
7 Ex ansere custode Alessandro III (1159-1181)
Rolando Papero Bandinelli. Finora non è stato possibile collegare il motto a nessun avvenimento legato a questo papa.
8 De via Transtibertina Antipapa Pasquale III.
Guido da Crema ricoprì il ruolo di Cardinale in S. Maria in Trastevere. (Transtibertina).
9 Lux in ostio Lucio III (1181-1185)
Ubaldo Allucignoli fu Cardinale di Ostia. Nel motto appare chiare il riferimento sia al nome papale, sia al cognome di origine.
10 De Pannonia Tusciae Antipapa Callisto III.
Cardinale di Tuscolo, proveniva dall'Ungheria, che anticamente faceva parte di una vasta regione denominata Pannonia.
11 Sus in cribo Urbano III (1185-1187) Uberto
Crivelli aveva nel proprio stemma l'immagine di un maiale (sus). La parola cribo, inoltre sembra alludere in qualche modo al cognome Crivelli.
12 Ensis Laurentii Gregorio VIII (1187)
Alberto Mosca era Cardinale di S. Lorenzo in Lucina. Nel suo stemma campeggia una spada (ensis).
13 De schola Exiet Clemente III (1187-1191)
Paolo Scolari, Vescovo di Palestrina. Il riferim. al cognome è evidente.
14 De rure bovense Celestino III (1191-1198)
Giacinto Orsini della Casata dei Borbone.
15 Comes signatus Innocenzo III (1198-1216)
Giovanni Loterio dei conti di Tuscolo da Segni.
16 Canonicus de latere Onorio III (1216-1227)
Cencio Savelli, canonico in Laterano.
17 Avis ostiensis Gregorio IX (1227-1241)
Ugolino dei conti di Tuscolo da Segni, Cardinale di Ostia. Nel suo stemma appare un'aquila (avis).
18 Leo Sabinus Celestino IV (1241)
Goffredo Castiglioni di Milano, Vescovo di Sabina Anche in questo caso nello stemma c'è un leone.
19 Comes Laurentius Innocenzo IV (1242-1254)
Sinibaldo dei conti Fieschi, già cardinale di S. Lorenzo in Lucina.
20 Signus Ostiense Alessandro IV (1254-1261)
Rinaldo dei conti di Segni, Cardinale di Ostia cittadina di Ostia.
21 Jerusalem Campaniae Urbano IV (1261-1264)
Giacomo Troyes Pantaleone, nativo della Champagne e patriarca di Gerusalemme, eletto papa ancor prima di essere nominato cardinale.
22 Drago depressus Clemente IV (1261-1264)
Guido le Gros di Saint Gilles. Nel suo stemma vi è un'aquila che tiene stretta tra gli artigli un grosso drago.
23 Anguineus vir Gregorio X (1271-1276)
Teobaldo dei Visconti di Piacenza. Malachia lo indica come "uomo del serpente" (anguineus vir) perchè nel suo stemma campeggia in evidenza un serpente.
24 Concionator gallus Innocenzo V (1276)
Pietro di Parantasia, di origine francese (gallus) malgrado i soli cinque mesi di pontificato è unanimamente ricordato come un uomo di chiesa probo ed eccellente predicatore (concionator).
25 Bonus Comes Adriano V (1276).
Ottobono de' Conti Fieschi morì prima di essere incoronato papa.
26 Piscator tuscus Giovanni XXI (1276-1277)
Pietro di Giuliani, famoso medico e filosofo, Cardinale di Tuscolo. Il suo nome di battesimo era quello del famoso pescatore, primo papa della Chiesa cattolica.
27 Rosa Composita Niccolò III (1277-1280)
Nello stemma di Giangaetano Corsini appariva una rosa. Egli fu poi soprannominato "compositus" perchè nel corso del suo pontificato si impegnò sopratutto nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca.
28 Ex telonio liliacei Martino IV (1281-1285)
Martinii Simone di Brion, canonico e tesoriere di S.Martino di Toursin in Francia. Nel suo stemma vi erano rappresentati alcuni gigli.
29 Ex rosa leonina Onorio IV (1285-1287)
Jacopo Savelli aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.
30 Picus Inter escas Niccolo IV (1288-1292)
Il motto relativo a Gerolamo di Ascoli Piceno non è ben chiaro. L'unico accenno plausibile protrebbe essere quello alla città natale (picus).
31 Ex eremo celsus Celestino V (1294)
Pietro Anglerio da Morrone fu eremita e fondatore dell'ordine dei Celestini.
32 Ex undarum Bonifacio VIII (1294-1303)
benedictione Benedetto Gaetani. Il motto si riferisce al suo nome di battesimo ed al suo stemma nel quale figurano delle onde marine.
33 Concionator patarens Benedetto XI (1303-1304)
Nicolò Bacca-Sini era nato a Patara e apparteneva all'ordine dei predicatori (concionator).
34 De fascis aquitanicis Clemente V (1305-1314)
Lo stemma di Bertrando di Goth è costituito da fascie parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone.
35 De sutore orseo Giovanni XXII (1316-1334)
Giacomo Duese era figlio di un umile calzolaio.
36 Corvus schismaticus Antipapa Nicolò V.
Pietro Rinalducci, originario di Corvaro, fù tra i maggiori esponenti dello scisma papale.
37 Frigidus Abbas Benedetto XII (1334-1342)
Giacomo Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero do Fontanafredda.
38 Ex rosa atrebatesi Clemente VI (1342-1352).
Pietro Roger di Beaufort fu vescovo di Arras ed aveva un emblema con sei rose.
39 De montibus Pammachii Innocenzo VI (1352-1362)
Nell'emblema di Stefano Aubert campeggiano sei montagne. Egli fu eletto papa mentre era cardinale dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato "Pammacchio".
40 Gallus vicecomes Urbano V (1362-1370).
Guglielmo Grimoard, francese (gallus), fu Nunzio (comes) presso i Visconti di Milano.
41 Novus de Virgine Gregorio XI (1370-1378)
fortii Nipote di Clemente VI, Ruggero di Beaufort fu Cardinale di Santa Maria Nuova (Virgine)
42 De cruce apostolica Antipapa Clemente VII
Cardinale dei dodici apostoli. Il suo emblema raffigurava una grossa croce.
43 Luna cosmedina Antipapa Benedetto XIII.
Pietro de Luna, fu eletto papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin.
44 Schismo barcinonicum Antipapa Clemente VIII.
Canonico di Barcellona (barcinonicum) fu fautore di una politica volta a consolidare lo scisma.
45 De inferno pregnani Urbano VI (1378-1389)
Bartolomeo Prignano, napoletano, nacque in una località denominata "inferno".
46 Cubus de mixtione Bonifacio VII (1389-1404)
Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da cubi.
47 De miliore sidere Innocenzo VII (1404-1406)
Il motto si riferisce al cognome di Cosma Migliorati ed al suo stemma recante una stella.
48 Nauta de Ponte Nigro L'espressione nauta (marinaio-barcaiolo) viene
usata da Malachia per disegnare i papi che provenivano dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nato a Venezia ed era stato Cardinale Commendatario di Negroponte.
49 Flagellum solis Antipapa Alessandro V.
Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Malachia lo indica come flagellum perchè contribui ad aggravare e radicalizzare lo scisma del papato.
50 Cervus Sirenae Antipapa Giovanni XXIII
Baldassarre Cossa era nato a Napoli, città il cui emblema è rappresentato dalla sirena Partenope, ed aveva nello stemma l'immagine di un cervo.
51 Corono veli aurei Martino V (1417-1431)
L'emblema di Ottone Colonna era una corona dorata.
52 Lupa coelestina Eugenio IV (1431-1447)
Il simbolo di Gabriele Condolmer, canonico della compagnia dei Celestini era una lupa.
53 Amator Crucis Antipapa Felice V.
Lo stemma di casa Savpia di cui Amedeo VIII era principe è una croce rossa su campo bianco. L'espressione amator si riferisce probabilmente al tormento interiore ed alle accese controversie che accompagnarono questo papa in tutto l'arco del suo antipontificato.
54 De modicitate lunae Niccolò V (1447-1455)
Tommaso Parentuccelli era nato a Luni di Sarzana ed apparteneva ad una famiglia molto povera (modicitate).
55 Bos pascens Callisto III (1455-1458)
Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.
56 De capra et albergo Pio II (1458-1464).
Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei Cardinali Capranica e Albergatti.
57 De cervo et leone Paolo II (1464-1471)
Pietro Barbo era stato Cardinale di San Marco (evangelista che ha per simbolo un leone alato) e Commendatario della Chiesa di Cervia.
58 Piscator minorita Sisto IV (1471-1484)
Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.
59 Praecursor Siciliae Innocenzo VIII (1484-1492)
Giovanni Battista Cybo visse alla corte del re di Sicilia.
60 Bos Albanus in portu Alessandro Vi (1492-1503)
L'emblema di Rodrigo Borgio era um bue. Egli fu Cardinale e Vescovo di Albano e Porto.
61 De parvo homine Pio III (1503) Francesco Todeschi. Il motto farebbe riferimento
al cognome materno Piccolomini.
62 Fructus Jovis juvabit Giulio II (1503-1513)
L'emblema di Giuliano della Rovere era una quercia che nell'antichità veniva ritenuta albero sacro a Giove.
63 De craticule Leone X (1513-1521)
Politiana Il nome del padre di Giovanni de' Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola. L'espressione Politiana deriverebbe invece da Angelo Poliziano di cui egli fu discepolo.
64 Leo florentius Adriano VI (1522-1523)
Adriano Florent di Utrecht aveva come stemma leone
65 Flos pilae Clemente VII (1523-1534).
Giulio de' Medici, fiorentino, aveva nel proprio stemma una palla attorniata da gigli.
66 Hyacinthus medicorum Paolo III (1534-1549)
Alessandro Farnese, cardinale dei SS. Cosma e Damiano, aveva gigli nel suo stemma.
67 De corona montana Giulio III (1550-1555).
Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Il suo emblema raffigurava due corone.
68 Frumentum floccidum Marcello II (1555).
Marcello Cervini nacque a Montepulciano. Il suo stemma raffigura un cervo e del frumento. Qui l'aggettivo floccidum sta ad intendere la breve durata del suo pontificato di solo 23 giorni.
69 De fide Petri Paolo IV (1555-1559).
Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della fede. Il petri ricorda la "pietra" su cui fu fondata la chiesa.
70 Aesculapii pharmacum Pio IV (1559-1565).
Giovanni Angelo de' Medici. Il motto sembra derivare dal cognome della casata. Esculapio, infatti, era considerato il dio della medicina e primo medico della storia.
71 Angelus nemorosus Pio V (1566-1572).
L'aggettivo nemorosus (boscoso) starebbe ad indicare il luogo di nascita (Bosco in prov. di Alessandria) di Michele Ghisleri.
72 Medium corpus pilarum Gregorio XIII (1572-1585)
Ugo Boncompagni è passato alla storia come l'ideatore del Calendario Gregoriano.
73 Axis in medietate Sisto V (1585-1590).
signi Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a meta da un'ascia.
74 De rori coeli Urbano VII (1590)
Il motto potrebbe derivare dal fatto che GiovanBattista Castagna fu Arcivescovo di Rossano cittadina nella quale tradizione si dice fosse venuta giù la manna.
75 De antiquitate urbis Gregorio XIV (1590-1591)
Nicola Sfrondati proveniva dall'antica cittadina di Cremona.
76 Pia civitas in bello Innocenzo IX (1591).
Il motto sembra indicare il ruolo di sostegno del suo pontificato in un periodo storico caratteriz. da cruente guerre.
77 Crux romulea Clemente VIII (1592-1605).
Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una nota famiglia originaria di Roma ma da tempo radicatasi a Firenze. Nel suo stemma campeggia una croce romana.
78 Undosus vir Leone XI (1605)
Il motto si riferisce probabilmente alla breviss. durata del suo pontificato.
79 Gens perversa Paolo V (1605-1621)
Camillo Borghese. Il significato del motto è rimasto misterioso nonostante varie interpretazioni.
80 In tribulatione pacis Gregorio XV (1621-1623).
Alessandro Ludovisi istitutore della "Propaganda Fide" nel corso di tutto il suo pontificato fu faticosamente impegnato a sedare guerre e controversie politiche.
81 Lilium et rosa Urbano VIII (1623-1644).
Lo stemma di Maffeo Barberinio era animato da api che volano su gigli e rose.
82 Jacunditas crucis Innocenzo X (1644-1655)
Giovanni Battista Panphily fu proclamato papa nel giorno dell'esaltazione della croce.
83 Montium custus Alessandro VII (1655-1667)
Lo stemma di Fabio Chigi era costituito da tre colline su campeggiava una stella. Questo papa istituì nella capitale un Monte di Pietà.
84 Sidus olorum Clemente IX (1667-1669)
L'elezione di Giulio Rospigliosi avvenne nella camera dei cigni (olorum).
85 De flumine magno Clemente X (1670-1676)
Emilio Altieri fu eletto papa in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno)
86 Bellua insatiabilis Innocenzo XI (1676-1689)
Benedetto Odescalchi. Nessuna attinenza è stata finora riscontrata.
87 Poenitentia gloriosa Alessandro VIII (1689-1691)
L'elezione di Pietro Ottobuoni avvenne nel giorno di San Brunone, Santo ricordato per essere stato uno dei più grandi penitenti della Chiesa cattolica.
88 Rastrum in porta Innocenzo XII (1691-1700)
Antonio Pignatelli apparteneva all'omonima illustr. casata napoletana che risiedeva presso una porta della città soprannominata "del rastrello".
89 Flores circumdati Clemente XI (1700-1721).
Giovanni Francesco Albani aveva uno stemma incorniciato da fiori.
90 De bona religione Innocenzo XIII (1721-1724).
Michelangelo Conti, condanno aspramente ogni forma di eresia ed in particolare:Giansenismo e Quietismo
91 Miles in bello Benedetto XIII (1724-1730)
Pier Francesco Orsini. L'epoca del suo pontificato fu caratterizzata da aspre guerre.
92 Columna excelsa Clemente XII (1730-1740)
Lorenzo Corsini è ricordato sopratutto per i grandi e lussuosi edifici che fece erigere.
94 Animal rurale Benedetto XIV (1740-1758).
Non è chiaro a cosa si riferisca il motto.
95 Rosa Umbiae Clemente XIII (1758-1769)
Durante il pontificato di Carlo Rezzonico venne istituito l'ordine francescano che ebbe la sua prima sede in Umbria.
96 Ursus velox Clemente XIV (1769-1774)
Lorenzo Ganganelli, passato alla storia per aver sciolto l'ordine dei Gesuiti, aveva nel proprio stemma l'immagine di un orso.
97 Peregrinus Pio VI (1774-1799).
Apostolicus Il motto si spiega con le vicissitudini che questo Papa dovette affrontare. Giovanni Angelo Braschi, infatti, fu fatto prigioniero dai francesi e condotto da questi prima a Siena, poi a Bologna ed infine a Parma.
98 Aquila rapax Pio VII (1800-1823)
Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte. In questo caso l'aquila rapace starebbe ad indicare lo stemma napoleonico su cui campeggi un'aquila.
99 Canis et coluber Leone XII (1823-1829)
Annibale della Genga definito dai suoi collaborator fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come un serpente.
100 Vir religiosus Pio VIII (1823-1830).
Il misticismo è stato una delle maggiori caratteristiche del pontificato di Francesco Saverio dei Castigl.
101 De balneis Etruriae Gregorio XVI (1831-1836)
Bartolomeo Alberto Capellari apparteneva all'ordine dei Camaldolesi, ordine nato in terra di Etruria.
102 Crux de cruce Pio IX (1846-1878).
Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, Roma divenne capitale d'Italia. Pio IX fu dunque costretto a sovrapporre la croce papale a quella sabauda.
103 Lumen de coelo Leone XIII (1878-1903)
L'emblema di Gioacchino Pecci era una stella sullo sfondo del cielo.
104 Ignis ardens Pio X (1903-1914).
Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo.
105 Religio de populata Benedetto XV (1914-1922)
Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della grande guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all'enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra.
106 Fides intrepida Pio XI (1922-1939)
La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il nazismo rampante e il comunismo.
107 Pastor angelicus Pio XII (1939-1958).
Angelo Pacelli, fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica. A lui toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo che si preparava a risorgere dalla ceneri della guerra.
108 Pastor et nauta Giovanni XXIII (1958-1963)
Angelo Roncalli fu Patriarca di Venezia.
109 Flos florum Paolo VI (1963-1978)
Giovanbattista Montini viene profetizzato con il termine "Flos Florum", cioè fiore dei fiori, che secondo il simbolismo floreale, è il giglio. Nello stemma dei Montini appaiono difatti 3 Gigli.
110 De medietate lunae Giovanni Paolo I (1978).
Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia durò solo 31 giorni, "Il tempo di una luna" riferito al ciclo lunare. Infatti il suo pontificato durò dal 26 agosto 1978 al 25 Settembre 1978. Solo 31 Giorni !
111 De labore solis Giovanni Paolo II.
Karol Wojtyla, verrà ricordato come il papa polacco. Il motto potrebbe riferirsi al fatto che proviene da un paese dell'est (levante del sole) o dall'enorme lavoro di espansione del suo pontificato (è il papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo), che ha portato la chiesa a possedere un "regno" su sembra non tramontare mai il sole. Comunque, poiché il suo pontificato non è ancora terminato è difficile attribuire con precisione un significato al motto.
112 De gloria olivae.
Il successore di Giovanni Paolo II viene definito con l'ulivo, simbolo di pace. Sarà un portatore di pace ? Quale incognita si nasconde dietro il motto De gloria ulivae, cioè "la gloria dell'ulivo"? Alcuni commentatori hanno avanzato altre ipotesi. Potrebbe essere collegato allo stemma del nuovo cardinale, come già è avvenuto per altri papi, o alludere al cognome Oliva, appellativo abbastanza diffuso in Italia, Spagna e Corsica. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che nella tradizione
biblica il ramo d'olivo è il simbolo dei Giudei. Naturalmente non è possibile rispondere a queste domande. Non ci resta che aspettare e sperare che, almeno su queste ultime due profezie, il profeta abbia commesso un errore.
113 Petrus romanus.
L'ultimo papa prima della fine del mondo. Il nome è quanto mai suggestivo. Mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore delle chiavi del cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo.
A quest'ultimo papa che chiude la profezia, Malachia ha voluto dedicare non solo un motto ma alcuni versi latini: "In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus,qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen"
La traduzione è la seguente:"Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia."
Nel periodo di Pietro II i cristiani ritorneranno nelle catacombe, come duemila anni fa; quando essi ritorneranno alla luce del sole, la chiesa non sarà più quella di un tempo e nemmeno il mondo sarà quello del passato. Con Pietro II non ci sarà la fine del Cristianesimo, ma la fine di quel tipo di cristianesimo sorto dalle ceneri dell'impero romano d'occidente. Al vertice della chiesa non ci sarà più nessun pontefice in quanto lo spirito santo illuminerà tutti gli uomini e ci sarà come un paradiso sulla terra.
Il centro della cristianità non sarà più Roma. La città eterna verrà spazzata via in una notte d'estate, come un fuscello di paglia. E di essa non rimarra che un vago ricordo. La profezia sulla distruzione di Roma si trova in un messaggio trovato nel XVI secolo e attribuito genericamente al Monaco di Padova.
In questo messaggio si dice:"Quando l'uomo salirà sulla luna, grandi cose staranno per maturare sulla terra. Roma verrà abbandonata, come gli uomini abbandonano una vecchia megera, e del Colosseo non rimarrà che una montagna di pietre avvelenate".
Da: "De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae", stampate a Venezia
nel 1527.
Grazie al sito http://web.tiscali.it/ky/malachia_papi.html. Alcune interpretazioni sono tratte dal numero 238 del "Giornale dei misteri" dell'agosto 1991 in un articolo a firma di Mara Calabri.
Profezia perduta sul Papa nero la n.113
La profezia perduta sul Papa nero è nella tradizione popolare romana la profezia sull'elezione di un papa nero e trae origine dal motto perduto "Caput nigrum" della profezia di Malachia. Questo motto, andato perduto durante la trascrizione delle profezie, veniva prima o dopo quello del "De gloria olivae".
La "profezia perduta" è stata tramandata oralmente per secoli ed è talmente radicata nelle coscienze dei romani che all'elezione di Giovanni Paolo II, nell'udire il nome del cardinal Wojtyla la folla esclamò "il papa nero!".
**Il Cronovisore di Padre Ernetti**
LA STORIA di PADRE ERNETTI , UNO SCIENZIATO sacerdote CHE INSIEME AD ALTRI 10 SCIENZIATI SCOPRI LA MACCHINA DEL TEMPO PER VOLONTA DIVINA DALLE QUALI SI PRELEVARONO QUESTE IMMAGINI CHE VEDETE .TUTTO QUESTO SUCCESSE FINCHE IL VATICANO NON GLI L'HA SEQUESTRO', PER PAURA CHE SI VEDESSERO I LORO GUAI . GUAI SERI CHE COMPIONO E COMBINAVANO IN GIRO, DA MILLENNI...
LA MACCHINA RIPRENDEVA IMMAGINI ,COME FOTOGRAFIE VERE , NEL TEMPO ,E RIPETENDO ANCHE LE VOCI .
ORA IL CRONOVISORE è SOTTO LE SEGRETE VATICANE O IN SUPERFICE ,CUSTODITA E BEN NASCOSTA AGLI OCCHI DI TUTTI, MENO CHE DEI LORO ...LA VEDONO SOLO LORO ,I VATICANISTI ,CIO', CHE VOGLIONO VEDERE DEGLI ALTRI ...I FURBI !! I FESSI INVECE SIAMO NOI CHE NON LO SAPPIAMO CHE ESSI POSSONO VEDERE E SAPERE COSE DI NOI ANCHE A DISTANZA DI POCHI GIORNI.!!! PADRE ERNETTI CI HA SOFFERTO MOLTO . INFONDO PERO' E' STATO UN DEBOLE UOMO INCAPACE DI DIRE LA VERITA A TUTTA L'UMANITA',SAPENDO BENE POI COME LE COSE SAREBBERO FINITE ,VISTO CHE LUI STESSO HA INSEGNATO AI VATICANISTI AD USARE TALE MACCHINA .
Padre Ernetti è un umile e schivo monaco benedettino morto nel 1994, che però balza improvvisamente agli albori della cronaca grazie a due interviste rilasciate a dei quotidiani di tiratura nazionale. La prima, sul numero 18 di “La Domenica del Corriere” del 2 Maggio 1972 e l'altra sul numero 17 del “Giornale dei misteri” sempre nel 1972.
In tali interviste Padre Pellegrino Ernetti, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto nel monastero dell'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, annuncia al mondo di avere realizzato una macchina che era capace di guardare indietro nel tempo, e che fu battezzata successivamente col nome di “CRONOVISORE”. A suo dire è stata da lui progettata agli inizi degli anni cinquanta, unitamente a 12 scienziati, tra cui cita Enrico Fermi ed un suo noto discepolo (di cui non dice volutamente il nome), lo scienziato tedesco Wernher Von Braun (già inventore delle V2 e direttore della NASA), un Premio Nobel giapponese e uno scienziato portoghese di nome De Matos ( anche se dalle nostre fonti sia Fermi che Von Braun abbiano avuto solo un ruolo di “consulenza” ).
Per quanto incredibili fossero le affermazioni di Padre Ernetti, questi non era una persona qualunque, bensì uno dei più stretti collaboratori di Padre Gemelli, il fondatore dell’Università Cattolica del “Sacro Cuore” di Milano. Comunque una persona modesta, che non aveva alcun interesse a portare l’attenzione su se stessa. Inoltre, come spiegherò più avanti, il monaco portò delle prove concrete a sostegno delle sue affermazioni. Nell'intervista a “La Domenica del Corriere“ Ernetti affermò ad esempio: «L'intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia». Il principio fisico che sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina si può riassumere nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una forma di energia. Tali tracce, in forma di energia visiva e sonora, non subirebbero col tempo una cancellazione definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una particolare "sfera astrale", dalla quale sarebbe possibile in ogni tempo recuperarle.
In altra versione possiamo meglio specificare la cosa in questi termini pù adattabili alla nuova Energia ....Queste teorie condusserò il sacerdote a riflettere sugli Archivi Akashici della tradizione esoterica, secondo cui tutti gli eventi del mondo venivano registrati in una sorta di pellicola che circonda il mondo (Akasha è una parola sanscrita, il cui significato è Etere). In base a questa teoria, se si trovasse il modo di accedere a questi archivi, tutte le conoscenze sul passato sarebberò a portata di mano. Di ciò era convinto anche Jung, ritenendo che gli esseri umani, mediante il loro inconscio, potevano attingere a questi archivi.
Le ricerche di Padre Ernetti (a sinistra nella foto), lo portarono a ritenere che questi archivi fossero costituiti da onde, che potevano essere captate avendo gli strumenti adatti.
Attorno alla Terra esisterebbe, quindi, una sorta di fascia di energia in cui si accumulano tutte le informazioni emesse dal pianeta Terra ed i suoi abitanti. Informazioni accessibili per chi riesce a “sintonizzarsi” sulla stessa lunghezza d'onda. Per questo il Cronovisore poteva captare certi avvenimenti solo una volta ogni 24 ore, solo quando, sfruttando la rotazione terrestre, si trovava a transitare sulla verticale di dove si era svolto il fatto che si voleva studiare. Una teoria che richiama fortemente e stranamente le ricerche di Jung sulla “mente universale”, una specie di serbatoio di tutti i pensieri dell'umanità ( presente e passata ) a cui tutti noi possiamo attingere durante il sonno.
In tali interviste Padre Pellegrino Ernetti, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto nel monastero dell'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, annuncia al mondo di avere realizzato una macchina che era capace di guardare indietro nel tempo, e che fu battezzata successivamente col nome di “CRONOVISORE”. A suo dire è stata da lui progettata agli inizi degli anni cinquanta, unitamente a 12 scienziati, tra cui cita Enrico Fermi ed un suo noto discepolo (di cui non dice volutamente il nome), lo scienziato tedesco Wernher Von Braun (già inventore delle V2 e direttore della NASA), un Premio Nobel giapponese e uno scienziato portoghese di nome De Matos ( anche se dalle nostre fonti sia Fermi che Von Braun abbiano avuto solo un ruolo di “consulenza” ).
Per quanto incredibili fossero le affermazioni di Padre Ernetti, questi non era una persona qualunque, bensì uno dei più stretti collaboratori di Padre Gemelli, il fondatore dell’Università Cattolica del “Sacro Cuore” di Milano. Comunque una persona modesta, che non aveva alcun interesse a portare l’attenzione su se stessa. Inoltre, come spiegherò più avanti, il monaco portò delle prove concrete a sostegno delle sue affermazioni. Nell'intervista a “La Domenica del Corriere“ Ernetti affermò ad esempio: «L'intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia». Il principio fisico che sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina si può riassumere nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una forma di energia. Tali tracce, in forma di energia visiva e sonora, non subirebbero col tempo una cancellazione definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una particolare "sfera astrale", dalla quale sarebbe possibile in ogni tempo recuperarle.
In altra versione possiamo meglio specificare la cosa in questi termini pù adattabili alla nuova Energia ....Queste teorie condusserò il sacerdote a riflettere sugli Archivi Akashici della tradizione esoterica, secondo cui tutti gli eventi del mondo venivano registrati in una sorta di pellicola che circonda il mondo (Akasha è una parola sanscrita, il cui significato è Etere). In base a questa teoria, se si trovasse il modo di accedere a questi archivi, tutte le conoscenze sul passato sarebberò a portata di mano. Di ciò era convinto anche Jung, ritenendo che gli esseri umani, mediante il loro inconscio, potevano attingere a questi archivi.
Le ricerche di Padre Ernetti (a sinistra nella foto), lo portarono a ritenere che questi archivi fossero costituiti da onde, che potevano essere captate avendo gli strumenti adatti.
Attorno alla Terra esisterebbe, quindi, una sorta di fascia di energia in cui si accumulano tutte le informazioni emesse dal pianeta Terra ed i suoi abitanti. Informazioni accessibili per chi riesce a “sintonizzarsi” sulla stessa lunghezza d'onda. Per questo il Cronovisore poteva captare certi avvenimenti solo una volta ogni 24 ore, solo quando, sfruttando la rotazione terrestre, si trovava a transitare sulla verticale di dove si era svolto il fatto che si voleva studiare. Una teoria che richiama fortemente e stranamente le ricerche di Jung sulla “mente universale”, una specie di serbatoio di tutti i pensieri dell'umanità ( presente e passata ) a cui tutti noi possiamo attingere durante il sonno.
Il Cronovisore, secondo la descrizione dell'autore, consisteva di tre distinti componenti:
1 - una serie di trasduttori ed antenne, in una lega di tre misteriosi metalli (non specificati), che garantiva la rivelazione di tutte le lunghezze d'onda del suono e della radiazione elettromagnetica;
2 - un modulo in grado di auto-orientarsi sotto la guida delle onde sonore ed elettromagnetiche captate;
3 - una serie assai complessa di dispositivi deputati alla registrazione delle immagini e dei suoni, del loro filtraggio e chiarificazione, al fine di selezionare solo quello dell'elemento ricercato.
Padre Ernetti rivelò inoltre alcuni viaggi temporali che avrebbe compiuto con il dispositivo. Raccontò di aver voluto «[...] per prima cosa verificare che quello che vedevamo fosse autentico. Così iniziammo con una scena abbastanza recente, della quale avevamo buoni documenti visivi e sonori. Regolammo l'apparecchio su Mussolini che pronunciava uno dei suoi discorsi.»
Presa dimestichezza con il dispositivo: «[...] risalimmo nel tempo, captando Napoleone. Se ho ben compreso quello che diceva, era il discorso con il quale annunciava l'abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia per proclamare una Repubblica Italiana.»
«Successivamente andammo nell'antichità romana. Una scena del mercato ortofrutticolo di Traiano, un discorso di Cicerone, uno dei più celebri, la prima Catilinaria. Abbiamo visto e ascoltato il famoso: "Quousque tandem Catilina"». Assistere alla foga declamatoria di Cicerone di fronte al Senato romano, nel 63 a.C., deve essere stata un'esperienza davvero emozionante. Ecco infatti come padre Ernetti la commentava: «I suoi gesti, la sua intonazione... com'erano potenti. E che fantastica oratoria! »
Ernetti sosteneva inoltre di aver assistito, attraverso il cronovisore, nel 169 a.C., ad una rappresentazione del Tieste, una tragedia del poeta latino Ennio, che si riteneva definitivamente perduta ma da lui prontamente trascritta proprio in quell'occasione.
da faceboo Eternità Divina
Cuba mistero sommerso a cura di Josephina
Nell’immaginario comune, patria di spiagge bianche, sole cocente, storie di pirati e misteriosi tesori celati dall’oceano.
Ma ora un altro mistero si aggiunge ai precedenti, un mistero sommerso che, a buona ragione, potrebbe definirsi un tesoro per l’intera umanità. Ma, entriamo in merito all’argomento.
Era il primo luglio dell’anno 2000, quando i coniugi canadesi PAULINA ZELITZKY, ingegnere russa assegnata allo spionaggio sottomarino durante la guerra fredda, ed il marito Paul Weinzweig, della ADC (advanced digital communication), che ha sede oltre il che in Canada, anche a Cuba, esplorando i fondali al largo di Capo Sant’Antonio in cerca di relitti, a nord-ovest dell’isola di Cuba, incontrarono una vasta area di circa 25km, ricoperta di sabbia bianca che però faceva impazzire i sonar.
Avevano localizzato strutture megalitiche dalle forme geometriche perfettamente allineate, oltre a strade e costruzioni organizzate come in un centro urbano, il tutto a 750 mt di profondità. Quasi impossibile!
Curiosi e stupiti, i coniugi decisero di approfondire questa intrigante scoperta.
Avvalendosi di un robot teleguidato, adatto alle profondità, e con esperti del ramo tra i quali il prof. Manuel Iturralde (del museo di storia naturale dell’Havana), esplorarono la zona.
Fu grande lo stupore quando dalle immagini riportate videro comparire blocchi di pietra alti più di 3mt. perfettamente squadrati in forme rettangolari, sferiche e piramidali, inoltre, i megaliti erano di un colore chiarissimo, nettamente contrastante con il territorio disseminato di nere rocce vulcaniche tipiche di quei fondali.
Che fosse granito? Impossibile! Non solo sull’isola di Cuba non esiste, ma non si trova neppure nell’intera penisola dello Yucatan, solo in Messico centrale è possibile reperirle questo materiale.
Altre sorprese arrivarono quando i reperti recuperati dal robot, si rivelarono di granito purissimo, perfettamente levigato, alcune erano ricoperti da fossili organici che normalmente vivono in superficie e non a più di 700 mt di profondità.
Inoltre l’area di 20 kmq intorno ai megaliti, si scoprì essere ricoperta di vetro vulcanico e si sa che questo composto si forma solo su una superficie ossigenata.
A questo punto cominciarono le controversie e le ipotesi di cosa fosse ciò che stava in fondo al mare. L’ipotesi più avvalorata, sembrava essere quella del fenomeno della “sub-sidenza” (cioè lo sprofondamento delle placche tettoniche). La domanda a questo punto è: “Come mai la zona non si è minimamente deformata, inoltre, in quanto tempo è avvenuto tale fenomeno”?
E’ noto alla scienza, che il fondale oceanico può sprofondare alla velocità di 16 mm l’anno, facendo un rapido calcolo, la città sommersa dovrebbe avere più o meno 50.000 anni, l’archeologia rifiuta tale ipotesi.
Michael Faught, professore di antropologia all’Università della Florida, specialista in archeologia sottomarina afferma: “...Le strutture sono fuori dal tempo e dallo spazio. Fra le righe potremmo azzardare che il professore non sa fornire spiegazioni”.
Quindi, dove la scienza non trova una spiegazione logica, il rifugio migliore è: potrebbe trattarsi di formazioni di origine naturale.
L’ennesima disillusione a quest’affermazione, arriva dai nostri coniugi, che per primi fecero la scoperta.
In un video riportato dai robot sottomarini, nonostante plancton e detriti, si nota la presenza di iscrizioni in diversi punti dei megaliti, come ad esempio la croce centro americana e similitudini di scrittura, con la simbologia geroglifica sud-americana.
Dopo questa incredibile notizia, la ricerca viene bloccata per problemi economici e\o governo cubano.
Al termine del 2004, finalmente, dal Messico parte un gruppo internazionale di archeologi, con una nave equipaggiata, per continuare le ricerche.
Dopo 25 giorni, il bottino! Precise risonanze rivelano una struttura piramidale di 25mt, il mini sottomarino “Deep worker”, riporta foto della struttura, pezzi di roccia con fossili di piccoli animali da superficie, e polveri vulcaniche la cui formazione avviene solo al di fuori dell’ambiente acquatico.
Finalmente l’archeologia ammette che le strutture, le iscrizione e l’orientamento urbanistico, sono opera dell’uomo e indicano che al tempo della nascita delle stesse, la zona di ricerca era fuori dalle acque dell’oceano come lo era il Sud-america, il Messico, lo Yucatan, quindi il livello del mare era nettamente più basso, cade la teoria della sub-sidenza, che comunque sarebbe stata distruttiva ed avrebbe cancellato ogni traccia della città sommersa.
COME NACQUE ATLANTIDE?
"Su questa montagna aveva la sua dimora uno degli uomini primordiali di quella terra, nato dal SUOLO; si chiamava Evenor e aveva una moglie chiamata Leucippe, ed essi avevano un'unica figlia, Cleito. La fanciulla era già donna quando il padre e la madre morirono; Poseidone si innamorò di lei ed ebbe rapporti con lei e, spezzando la terra, circondò la collina, sulla quale ella viveva, creando zone alternate di mare e di terra, le une concentriche alle altre; ve ne erano due di terra e tre d'acqua,circolari come se lavorate al tornio, avendo ciascuna la circonferenza equidistante in ogni punto dal centro, di modo che nessuno potesse giungere all'isola,dato che ancora non esistevano navi e navigazione...".Possiamo immaginare l'isola come un'enorme "Triplice cinta"di terra e di acqua. Platone continua e riferisce:I sovrani di Atlantide anzitutto gettarono ponti sugli anelli di mare che circondavano l'antica metropoli, e fecero una strada che permetteva di entrare ed uscire dal Palazzo reale, che fin da principio eressero nella dimora del dio e dei loro antenati, e seguitarono ad abbellirlo di generazione in generazione, dato che ciascun re superava-all'apice della gloria-colui che l'aveva preceduto, sino a fare dell'edificio una meraviglia a vedersi, sia in ampiezza che in bellezza. E, partendo dal mare, scavarono un canale largo trecento piedi, profondo cento, lungo 50 stadi, che arrivava alla zona più esterna creando un varco dal mare fino a che essa divenne un porto; e il varco era abbastanza ampio da permettere l'entrata alle navi più grandi. Inoltre-a livello dei ponti-aprirono gli anelli di terra che separava gli anelli di mare, creando uno spazio sufficiente al passaggio di una trireme per volta da un anello all'altro e ricoprirono questi canali facendone una via sotterranea per le navi; infatti le rive furono innalzate di parecchio sopra il livello dell'acqua.Ora, la più grande delle zone-cui si poteva accedere dal mare tramite questo passaggio-aveva una larghezza di tre stadi e la zona di terra che veniva dopo era altrettanto larga; ma le due zone successive, l'una d'acqua e l'altra di terra, erano larghe due stadi e quella che circondava l'isola centrale era di uno stadio soltanto. L'isola su cui sorgeva il palazzo aveva un diametro di cinque stadi...”
Nell’immaginario comune, patria di spiagge bianche, sole cocente, storie di pirati e misteriosi tesori celati dall’oceano.
Ma ora un altro mistero si aggiunge ai precedenti, un mistero sommerso che, a buona ragione, potrebbe definirsi un tesoro per l’intera umanità. Ma, entriamo in merito all’argomento.
Era il primo luglio dell’anno 2000, quando i coniugi canadesi PAULINA ZELITZKY, ingegnere russa assegnata allo spionaggio sottomarino durante la guerra fredda, ed il marito Paul Weinzweig, della ADC (advanced digital communication), che ha sede oltre il che in Canada, anche a Cuba, esplorando i fondali al largo di Capo Sant’Antonio in cerca di relitti, a nord-ovest dell’isola di Cuba, incontrarono una vasta area di circa 25km, ricoperta di sabbia bianca che però faceva impazzire i sonar.
Avevano localizzato strutture megalitiche dalle forme geometriche perfettamente allineate, oltre a strade e costruzioni organizzate come in un centro urbano, il tutto a 750 mt di profondità. Quasi impossibile!
Curiosi e stupiti, i coniugi decisero di approfondire questa intrigante scoperta.
Avvalendosi di un robot teleguidato, adatto alle profondità, e con esperti del ramo tra i quali il prof. Manuel Iturralde (del museo di storia naturale dell’Havana), esplorarono la zona.
Fu grande lo stupore quando dalle immagini riportate videro comparire blocchi di pietra alti più di 3mt. perfettamente squadrati in forme rettangolari, sferiche e piramidali, inoltre, i megaliti erano di un colore chiarissimo, nettamente contrastante con il territorio disseminato di nere rocce vulcaniche tipiche di quei fondali.
Che fosse granito? Impossibile! Non solo sull’isola di Cuba non esiste, ma non si trova neppure nell’intera penisola dello Yucatan, solo in Messico centrale è possibile reperirle questo materiale.
Altre sorprese arrivarono quando i reperti recuperati dal robot, si rivelarono di granito purissimo, perfettamente levigato, alcune erano ricoperti da fossili organici che normalmente vivono in superficie e non a più di 700 mt di profondità.
Inoltre l’area di 20 kmq intorno ai megaliti, si scoprì essere ricoperta di vetro vulcanico e si sa che questo composto si forma solo su una superficie ossigenata.
A questo punto cominciarono le controversie e le ipotesi di cosa fosse ciò che stava in fondo al mare. L’ipotesi più avvalorata, sembrava essere quella del fenomeno della “sub-sidenza” (cioè lo sprofondamento delle placche tettoniche). La domanda a questo punto è: “Come mai la zona non si è minimamente deformata, inoltre, in quanto tempo è avvenuto tale fenomeno”?
E’ noto alla scienza, che il fondale oceanico può sprofondare alla velocità di 16 mm l’anno, facendo un rapido calcolo, la città sommersa dovrebbe avere più o meno 50.000 anni, l’archeologia rifiuta tale ipotesi.
Michael Faught, professore di antropologia all’Università della Florida, specialista in archeologia sottomarina afferma: “...Le strutture sono fuori dal tempo e dallo spazio. Fra le righe potremmo azzardare che il professore non sa fornire spiegazioni”.
Quindi, dove la scienza non trova una spiegazione logica, il rifugio migliore è: potrebbe trattarsi di formazioni di origine naturale.
L’ennesima disillusione a quest’affermazione, arriva dai nostri coniugi, che per primi fecero la scoperta.
In un video riportato dai robot sottomarini, nonostante plancton e detriti, si nota la presenza di iscrizioni in diversi punti dei megaliti, come ad esempio la croce centro americana e similitudini di scrittura, con la simbologia geroglifica sud-americana.
Dopo questa incredibile notizia, la ricerca viene bloccata per problemi economici e\o governo cubano.
Al termine del 2004, finalmente, dal Messico parte un gruppo internazionale di archeologi, con una nave equipaggiata, per continuare le ricerche.
Dopo 25 giorni, il bottino! Precise risonanze rivelano una struttura piramidale di 25mt, il mini sottomarino “Deep worker”, riporta foto della struttura, pezzi di roccia con fossili di piccoli animali da superficie, e polveri vulcaniche la cui formazione avviene solo al di fuori dell’ambiente acquatico.
Finalmente l’archeologia ammette che le strutture, le iscrizione e l’orientamento urbanistico, sono opera dell’uomo e indicano che al tempo della nascita delle stesse, la zona di ricerca era fuori dalle acque dell’oceano come lo era il Sud-america, il Messico, lo Yucatan, quindi il livello del mare era nettamente più basso, cade la teoria della sub-sidenza, che comunque sarebbe stata distruttiva ed avrebbe cancellato ogni traccia della città sommersa.
COME NACQUE ATLANTIDE?
"Su questa montagna aveva la sua dimora uno degli uomini primordiali di quella terra, nato dal SUOLO; si chiamava Evenor e aveva una moglie chiamata Leucippe, ed essi avevano un'unica figlia, Cleito. La fanciulla era già donna quando il padre e la madre morirono; Poseidone si innamorò di lei ed ebbe rapporti con lei e, spezzando la terra, circondò la collina, sulla quale ella viveva, creando zone alternate di mare e di terra, le une concentriche alle altre; ve ne erano due di terra e tre d'acqua,circolari come se lavorate al tornio, avendo ciascuna la circonferenza equidistante in ogni punto dal centro, di modo che nessuno potesse giungere all'isola,dato che ancora non esistevano navi e navigazione...".Possiamo immaginare l'isola come un'enorme "Triplice cinta"di terra e di acqua. Platone continua e riferisce:I sovrani di Atlantide anzitutto gettarono ponti sugli anelli di mare che circondavano l'antica metropoli, e fecero una strada che permetteva di entrare ed uscire dal Palazzo reale, che fin da principio eressero nella dimora del dio e dei loro antenati, e seguitarono ad abbellirlo di generazione in generazione, dato che ciascun re superava-all'apice della gloria-colui che l'aveva preceduto, sino a fare dell'edificio una meraviglia a vedersi, sia in ampiezza che in bellezza. E, partendo dal mare, scavarono un canale largo trecento piedi, profondo cento, lungo 50 stadi, che arrivava alla zona più esterna creando un varco dal mare fino a che essa divenne un porto; e il varco era abbastanza ampio da permettere l'entrata alle navi più grandi. Inoltre-a livello dei ponti-aprirono gli anelli di terra che separava gli anelli di mare, creando uno spazio sufficiente al passaggio di una trireme per volta da un anello all'altro e ricoprirono questi canali facendone una via sotterranea per le navi; infatti le rive furono innalzate di parecchio sopra il livello dell'acqua.Ora, la più grande delle zone-cui si poteva accedere dal mare tramite questo passaggio-aveva una larghezza di tre stadi e la zona di terra che veniva dopo era altrettanto larga; ma le due zone successive, l'una d'acqua e l'altra di terra, erano larghe due stadi e quella che circondava l'isola centrale era di uno stadio soltanto. L'isola su cui sorgeva il palazzo aveva un diametro di cinque stadi...”
- IN QUALE EPOCA E DOVE COLLOCARE ATLANTIDE?
Platone parla di 9.000 anni prima, rispetto al tempo in cui sta raccontando la storia.
- CAUSE PROBABILI DELLA SCOMPARSA DI ATLANTIDE
Platone narra così l'evento che gli viene raccontato:"... vi furono degli spaventosi terremoti e dei cataclismi. Nello
spazio di un giorno e di una sola terribile notte, la vostra armata fu inghiottita d'un sol colpo e anche (...) l'Atlantide si inabisso' nel mare e scomparve. Ecco perche' ancora oggi quell'oceano (...) È difficile e inesplorabile per l'ostacolo dei fondi melmosi e bassi che l'isola inabissandosi vi ha formati.”
spazio di un giorno e di una sola terribile notte, la vostra armata fu inghiottita d'un sol colpo e anche (...) l'Atlantide si inabisso' nel mare e scomparve. Ecco perche' ancora oggi quell'oceano (...) È difficile e inesplorabile per l'ostacolo dei fondi melmosi e bassi che l'isola inabissandosi vi ha formati.”
- Bibliografia
vastissima per approfondimenti relativa a questo tema, ne elenchiamo solo alcuni:
"Le porte di Atlantide" Collins Andrew, Sperling & Kupfer
"Atlantide",Alberto Arecchi - Liutprand Edizioni
Le misteriose origini della civilizzazione, Graham Hancock,
In rete http://www.grahamhancock.com
"Le porte di Atlantide" Collins Andrew, Sperling & Kupfer
"Atlantide",Alberto Arecchi - Liutprand Edizioni
Le misteriose origini della civilizzazione, Graham Hancock,
In rete http://www.grahamhancock.com
Il fenomeno degli UFO (Unidentified Flying Objects), oggi più correttamente definiti UAP (Unidentified Aerial Phenomena), rappresenta una delle questioni più controverse e affascinanti del nostro tempo. Storicamente associati a racconti popolari e avvistamenti aneddotici, il tema ha acquisito una rinnovata legittimità scientifica e istituzionale dopo le recenti dichiarazioni di governi come quello statunitense, che hanno declassificato video ripresi da piloti militari in cui sono ripresi oggetti dalle prestazioni fisiche inspiegabili. Questi fenomeni sfidano le leggi della fisica conosciuta, mostrando capacità come accelerazioni istantanee, movimenti non balistici e velocità ipersoniche senza segni di propulsione convenzionale. Sebbene la maggior parte degli avvistamenti possa essere spiegata con cause naturali (fenomeni atmosferici, illusioni ottiche) o tecnologiche (droni, satelliti), una piccola percentuale resiste a ogni interpretazione, alimentando ipotesi che spaziano da tecnologie segrete a sonde extraterrestri. Il dibattito, un tempo confinato alla cultura popolare, è oggi al centro di indagini ufficiali, come quelle del Pentagono, e di progetti di ricerca accademica, spingendo l'umanità a confrontarsi con la possibilità di non essere sola nell'universo e a ridefinire i confini della scienza e della nostra comprensione della realtà.
Gustavo Adolfo Rol
(1903-1994) è stata una delle figure più enigmatiche e discusse del Novecento italiano, un torinese colto e raffinato che si autodefiniva "studioso di leggi non comuni" e che divenne celebre per presunte facoltà paranormali che sfidavano ogni spiegazione scientifica consolidata. I suoi "esperimenti", testimoniati da personalità illustri come lo scrittore Dino Buzzati, il regista Federico Fellini e lo scienziato Enrico Fermi, includevano fenomeni sconcertanti come la telecinesi, la chiaroveggenza, la preveggenza e la capacità di leggere libri chiusi o identificare il contenuto di buste sigillate. Rol attribuiva i suoi poteri non a un dono personale, ma all'applicazione di precise "leggi divine" che gli permettevano di interagire con una dimensione spirituale superiore, sostenendo che chiunque, con una purificazione interiore totale, potesse accedervi. Non accettò mai compensi per le sue dimostrazioni, conducendo una vita riservata tra arte, musica e filantropia. Il suo caso rimane un mistero irrisolto, un crocevia tra fede, scetticismo e la possibilità di un mondo che va oltre i limiti della fisica conosciuta.
Allan Kardec è lo pseudonimo di Hippolyte Léon Denizard Rivail, pedagogista francese considerato il sistematizzatore e codificatore del Espiritismo
(Spiritismo). Dopo una prima carriera dedicata all'insegnamento e alla scrittura di opere didattiche, a partire dal 1850 si dedicò allo studio dei fenomeni medianici allora molto in voga, come tavoli giranti e scrittura automatica. Con approccio metodico e razionale, tipico della sua formazione positivista, Kardec non si limitò a registrare i fenomeni, ma li analizzò criticamente, raccogliendo e ordinando in una dottrina coerente migliaia di comunicazioni da entità spirituali ricevute attraverso diversi medium. Il risultato di questo immenso lavoro fu "Il Libro degli Spiriti" (1857), vero e proprio pilastro della dottrina spiritista, seguito da altre opere fondamentali come "Il Libro dei Medium". Kardec definì lo Spiritismo come una scienza filosofica di conseguenze morali, basata sulla credenza nella comunicabilità con gli spiriti, nella reincarnazione come meccanismo di evoluzione, e nella legge di causa ed effetto (karma). La sua opera ha avuto un'impronta duratura, in particolare in Brasile, dove lo Spiritismo kardecista è una realtà religiosa e sociale di grande rilevanza.
Alessandro di Cagliostro , al secolo Giuseppe Balsamo (1743-1795), è stata una delle figure più enigmatiche e controversie del Settecento europeo, un affascinante avventuriero che seppe conquistare le corti dell'epoca mescolando esoterismo, medicina e teatro. Palermitano di umili origini, viaggiò in tutta Europa presentandosi come "Conte" e proponendosi come guaritore, alchimista e maestro di massoneria egiziana, un rito da lui stesso fondato che prometteva rigenerazione e immortalità. La sua fama, costruita su un'aura di mistero e su presunti poteri straordinari, culminò nel coinvolgimento nello scandalo della collana di Maria Antonietta, che ne compromise irrimediabilmente la reputazione. Processato dall'Inquisizione per eresia e stregoneria, morì nella fortezza di San Leo. Cagliostro incarna lo spirito del suo tempo, sospeso tra Illuminismo e occultismo, un abile illusionista che sfruttò la credulità dell'aristocrazia ma che, forse, finì egli stesso vittima del proprio personaggio, a metà strada tra ciarlatano e iniziato.
Nostradamus, pseudonimo di Michel de Nostredame (1503-1566), è stato un astrologo, farmacista e profeta francese, divenuto celebre in tutto il mondo per le sue quartine in rima, raccolte nelle Centurie (1555). Questi versi, scritti in un linguaggio volutamente criptico e ricco di simbolismi, mescolano francese, latino e provenzale, e sono stati interpretati nei secoli come previsioni di eventi storici epocali, dalla Rivoluzione Francese all'ascesa di Napoleone e Hitler, fino agli attacchi dell'11 settembre. I suoi sostenitori gli attribuiscono un dono profetico quasi assoluto, mentre gli scettici sottolineano come la vaghezza delle sue previsioni le renda facilmente adattabili a eventi passati (post-hoc), applicando un potente effetto di confirmation bias. La sua eredità rimane un enigma: studioso del Rinascimento che univa conoscenze mediche a pratiche astrologiche, o vero veggente che, come scrisse, aveva "l'acqua che gli scorreva sotto la scrivania"? Il dibattito è ancora aperto, cementando il suo mito nell'immaginario collettivo come l'archetipo del profeta.
Eugenio Siracusa (1926-2012) è stato un sensitivo e guaritore siciliano, noto come "l'uomo dei fiori di luce", divenuto una figura di riferimento nel panorama della ricerca psichica e spirituale italiana del Novecento. Autodidatta di umili origini, sviluppò fin da giovane quelle che definiva "facoltà superiori", tra cui la chiaroveggenza, la telepatia e, soprattutto, la capacità di operare guarigioni attraverso l'imposizione delle mani, un'energia che descriveva come "radianza" e che talvolta materializzava in forma di "precipitati" simili a petali di fiori. La sua fama crebbe grazie al sostegno di ricercatori e medici, come il dottor Giorgio Di Simone, che ne documentò i casi in contesti controllati. Siracusa attribuiva i suoi poteri non a un dono personale, ma all'azione di "Entità spirituali" evolute, insistendo sul fatto che chiunque, con una vita retta e una sincera aspirazione interiore, potesse accedere a queste forze per servire il prossimo. La sua figura rimane un ponte affascinante e controverso tra misticismo, guarigione alternativa e la ricerca di una scienza ancora da codificare.