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Secondo la comicoterapia bisognerebbe farlo almeno dodici minuti al giorno.

L’elisir di lunga vita? É la risata: ridete e sarete sani!
Bisognerebbe scherzare per almeno 12 minuti al giorno. Gli effetti sono così benefici che cento o duecento risate valgono quanto 10 minuti di jogging. Lasciarsi andare e vivere situazioni divertenti sono un ottimo antidoto contro tristezza e depressione.
Dolore e ansia abbassano le difese del nostro organismo, la battuta di spirito libera le tensioni e rilassa. Il riso fa buon sangue, insomma, come recita un antico detto.
La comicoterapia si basa solo su questo semplice ed elementare principio. Un atteggiamento mentale sempre più seguito, incentrato sulla risata e sullo star bene. Un portabandiera fra tutti: Hunter “Patch” Adams, il medico clown portato sullo schermo da Robin Williams. In futuro questa disciplina potrebbe essere utilizzata negli studi medici come “ansiolitico” per i pazienti.

La comicoterapia fa bene a tutti: bambini, adolescenti, adulti, anziani, con qualsiasi tipo di patologia, non ha effetti collaterali, é anallergica, la posologia é "a piacere" e il sovradosaggio non esiste, non ha scadenza ed é disinquinante per l’ambiente ospedaliero.

Il giornalista decise di curarsi seguendo un'insolita terapia: il ridere (tre-quattro ore al giorno di film comici) e la vitamina C ( assunta per flebo). A dispetto di ogni previsione, in capo a un anno, guarì completamente.
Da allora clown e film comici sono entrati nel novero delle medicine in grado di stimolare il sistema immunitario e potenziare il processo naturale di autoguarigione presso alcuni ospedali negli Stati Uniti e in Francia.
In questo contesto si colloca anche l'esperienza di Patch Adams il rivoluzionario medico-clown americano, fautore di un'assistenza sanitaria vista come servizio e incentrata sui reali bisogni dei pazienti, dove la comicità è utilizzata per creare familiarità con i malati e ridurre il disagio e l'alienazione dei degenti.
In Italia Jacopo Fo è promotore di un appello semiserio al ministero della Sanità per il riconoscimento della comicoterapia come filosofia e vera e propria cura da introdurre nelle strutture sanitarie. A tal proposito Jacopo Fo si interroga e si risponde sul valore terapeutico dello sghignazzo:


"Ma il ridere è solo una delle tante emozioni positive?
Se l'ira è il peggior nemico della salute, il ridere è il miglior alleato. Infatti ridere è una ginnastica psichica, fisica, mentale ed emotiva.
Durante una crisi di riso, succede un vero e proprio miracolo fisiologico. Nel piangere si impegnano più di 60 muscoli, per riso ne usiamo meno di 20.
Si modifica la respirazione, si usa il diaframma (pochi lo fanno normalmente), si rinnovano le riserve di aria nei polmoni (come durante lo sbadiglio). Si mobilitano le fasce muscolari più profonde (semi involontarie), soprattutto del ventre, creando un tonificante automassaggio rilassante.

Il cervello si "distrae", i pensieri negativi perdono il loro potere paranoico, la mente si distende, la vita sembra migliore.
Come il sonno, il ridere migliora la capacità del cervello di pensare lucidamente, scioglie la paura, esorcizza i cattivi pensieri. Infine il ridere è un atto filosofico, un atteggiamento verso la vita. Crea una coscienza diversa del proprio rapporto con la vita e con la morte. Ingenera il sospetto che sotto le apparenze, il mondo sia diverso, suggerisce altri valori esistenziali. Per questo ridere è zen. Anzi, come dicono alcuni maestri, ridere è lo ZEN."

E se ridere fa bene (dimostrato scientificamente) oltre che essere uno spasso di per sé… bè allora facciamolo il più possibile!
Un esperimento in un centro diagnostico di Roma ha rilevato che una situazione divertente può riuscire a ridurre del 40 per cento lo stato di agitazione.

Per tre mesi, specialisti della risata terapeutica dell’associazione Ridere per Vivere, insieme con i medici della Spigc - la Società polispecialistica italiana giovani chirurghi - hanno inscenato nella sala d’attesa situazioni paradossali.
Il risultato dopo il trattamento è stato positivo: il 95 per cento degli ignari spettatori ha detto di aver gradito l’iniziativa, mentre il 47 per cento l’ha ritenuta utile.

La comicoterapia, si è scoperto, può avere effetti straordinari. I dati più recenti parlano di una riduzione della degenza vicina al 50 per cento e del 20 per cento nell’uso degli anestetici.

Comicoterapia anche in ospedale
In Italia sono sempre più numerose le associazioni che stanno cominciando a introdurla negli ospedali. Al centro paraplegici di Ostia, a Roma, da qualche anno si sta sperimentando un progetto pilota per adulti mielolesi. É il primo caso in Europa applicato al recupero psicologico degli adulti che hanno perso l’uso delle braccia e delle gambe.
All’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, invece, i clown-dottori sono ormai una realtà grazie ai fratelli Yuri e Vlad Olshansky, che hanno introdotto nel nostro paese il modello terapeutico del Clown Care Unit (sviluppato dal Big Apple Circus di New York). E proprio il Meyer ha concluso il primo corso di formazione al mondo per clown-terapeuti: 14 professionisti che lavoreranno in altri ospedali pediatrici italiani.
La risata viene coltivata anche in associazioni private. Libera Università di Alcatraz, di Jacopo Fo, ha organizza il festival della Comicoterapia, con tanto di risoluzione finale del “Partito dei Claun”.
Tra le proposte, l’istituzione della Giornata della risata in piazza in tutti i Paesi del mondo. Per conoscere meglio lo spirito del clown in corsia, consiglio di vedere il film, per chi ancora non lo avesse visto, Patch Adams. Come ha detto la donna che al cinema era seduta dietro di me: “questo film bisognerebbe farlo vedere a tutti i medici del mondo”.

Sono assolutamente d’accordo, perché il Dr. Patch è interessato soprattutto al contatto umano, più che al riso; per quanto gli piaccia fare il clown il suo primo comandamento non è “facciamo ridere i malati”, ma “ricordiamoci sempre il nome dei nostri pazienti”.
Chi ride, è bello. Le persone che ridono esprimono buon umore, positività e felicità.
E le persone felici sono, lo sappiamo tutti, più attraenti e sexy delle persone che tengono eternamente 'il muso'. Non per niente le donne usano il sorriso anche come arma di seduzione. È con il sorriso più seducente che facciamo le nostre 'conquiste'.
Anche sul lavoro il sorriso non porta altro che effetti benefici. Da certi studi risulterebbe addirittura che le persone che (sor)ridono di più hanno più successo sul lavoro rispetto alla gente 'seria' che si lascia raramente andare ad una risata liberatoria o a un sorriso incoraggiante.
Naturalmente il sorriso non risolve tutti i nostri problemi quotidiani, grandi e piccoli, ma aiuta a vivere meglio, a vedere le cose dal lato positivo e ci rende più amabili e attraenti. Per restare sempre di buon umore, vi invito a partecipare al corso:

“Yoga della Risata, L'arte del buon umore” www.yogadellarisata.com - www.cristiansinisi.it


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